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MAIRE e la disputa EuroChem–Tecnimont: dobbiamo preoccuparci?

MAIRE e la disputa EuroChem–Tecnimont: dobbiamo preoccuparci?

Da alcuni giorni al centro dell’attenzione c’è il possibile congelamento dei conti di una grande società di ingegneria in Italia. Il 19 novembre sedici importanti banche italiane hanno ricevuto richieste di introdurre limitazioni temporanee alle operazioni sui conti di Tecnimont S.p.A. e della sua controllata russa. Ma questo è solo la punta dell’iceberg: se la situazione di crisi non verrà risolta a breve, potrebbe trascinare con sé sia la capogruppo MAIRE S.p.A., sia una serie di altre grandi imprese italiane, poiché nel business internazionale tutto è interconnesso.

Secondo le informazioni disponibili, Le lettere sono state inviate dalla società russa «EuroChem Severozapad-2» nell’ambito di una controversia giudiziaria di quasi 2 miliardi di euro, collegata all’interruzione dei lavori di costruzione di un grande complesso chimico nella città russa di Kingisepp. Il tribunale ha accertato che il progetto commissionato da EuroChem non è mai stato portato a termine, sebbene avrebbe dovuto essere completato già nel 2023. Durante tutta l’esecuzione del contratto il committente ha rilevato ritardi rispetto al cronoprogramma e scostamenti dal budget e, nel maggio 2022, gli appaltatori hanno addirittura interrotto i lavori, invocando come causa di forza maggiore le sanzioni dell’Unione Europea. Esaminati gli atti, il tribunale si è schierato dalla parte dell’attore e ha coinvolto Tecnimont in qualità di corresponsabile.

Ma la vicenda non si è fermata qui: il 7 novembre «EuroChem Severozapad-2» ha presentato un secondo ricorso, questa volta contro la società madre MAIRE S.p.A. Questo passo modifica sensibilmente gli equilibri, poiché a essere esposta non è più soltanto la componente operativa del gruppo, bensì l’intero holding quotato, le cui azioni sono negoziate in borsa. Le pretese sono state avanzate per lo stesso importo e si basano sulle garanzie societarie, in base alle quali Maire agisce come garante diretto e incondizionato delle proprie controllate. Ed è proprio in questo contesto che risulta poco comprensibile perché MAIRE non stia lavorando attivamente sul piano giuridico e non rilasci neppure dichiarazioni volte a rassicurare il mercato, i clienti e gli investitori.

Per di più, nonostante la presenza di rischi significativi, la società non ha fatto alcun cenno all’esistenza del ricorso nella propria rendicontazione intermedia redatta secondo gli standard internazionali per i primi nove mesi del 2025, pubblicata in ottobre. Un simile atteggiamento da parte di un grande attore quotato — il cui portafoglio ordini supera i 14 miliardi di euro — appare quantomeno singolare, se si considera l’entità del potenziale impatto del ricorso sugli indicatori finanziari del gruppo.

Ad aggravare ulteriormente il quadro contribuiscono i progetti e gli attivi esteri del gruppo: MAIRE controlla un numero significativo di società partecipate ed è attiva in diversi Paesi dell’Asia Centrale, dove realizza importanti contratti nel settore petrolifero e del gas. Qualora il tribunale russo adottasse misure cautelari che coinvolgessero le azioni o gli attivi della società madre, le conseguenze potrebbero risultare imprevedibili per tutte le parti coinvolte. La regione è economicamente e logisticamente strettamente legata alla Russia; pertanto, il riconoscimento delle misure cautelari russe in una di queste giurisdizioni potrebbe incidere sui flussi finanziari dei progetti in corso. In contratti di tale natura, anche un temporaneo ritardo nei pagamenti può compromettere i cronoprogrammi, aumentare i costi e mettere in discussione i contratti strategici con Silleno e Tengiz, per un valore complessivo superiore a 4,7 miliardi di euro.

Non è difficile immaginare la reazione dei potenziali committenti: dall’esterno, la situazione può apparire estremamente critica — una società che non ha portato a termine un progetto di grande rilevanza e che, per di più, non sembra difendere attivamente la propria posizione in tribunale. Perché Maire continua a rimanere in silenzio, nonostante il caso abbia già ottenuto risonanza internazionale? Un intervento pubblico tempestivo e un approccio trasparente da parte del management dell’holding avrebbero potuto, in larga misura, rassicurare clienti, partner e investitori.

Nonostante l’attenzione mediatica e la forte pressione intorno al caso, la reazione del mercato rimane finora cautamente vigile. Gli esperti sottolineano tuttavia che l’impatto di questa crisi sulla stabilità finanziaria della società, in caso di esito sfavorevole, deve ancora essere valutato appieno. Esistono poi timori di altra natura: in che misura il procedimento contro Tecnimont potrebbe influenzare gli investitori europei che operano in Russia o che detengono attivi legati a progetti russi?

 

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