Ponti, fonti, boschi oscuri e strane figure che li abitano. Quello che si apre ai visitatori di Ascoli Piceno e dintorni è un mondo decisamente affascinante. Da secoli la fantasia popolare tramanda di generazione in generazione racconti popolati di creature fantastiche e storie meravigliose che fanno brillare gli occhi di chi le ascolta. Leggende oscure avvincenti tanto da rimanerne incantati. Il giornale online Marchenews24.it propone un viaggio nel "mondo della meraviglia", vediamo dove ci porterà.
Partiamo dal Ponte di Cecco, il più antico della città di Ascoli Piceno. Si narra che il suo nome sia da mettere in correlazione con Cecco d'Ascoli, poeta ed astrologo, cui si attribuisce la costruzione del ponte avvenuta in una sola notte con l'aiuto del diavolo. Per questo é noto anche come "Ponte del Diavolo".
Restando in città, nel quartiere di Porta Cappuccina si trova il lavatoio pubblico, noto anche come Fonte di Sant'Emidio. La sua storia è legata alla tradizione di uno dei prodigi che Sant'Emidio, martire cefaloforo, patrono di Ascoli Piceno operò in città. Si racconta che il Santo, non avendo a disposizione l'acqua necessaria per battezzare tutti i nuovi fedeli, convertiti al Cristianesimo dalla sua predicazione, se la procurò battendo un sasso da cui fece sgorgare la sorgente che alimenta questa fonte. Un'altra tradizione vuole che l'acqua della sorgente sia scaturita dalla pietra che fu il punto dove cadde e rotolò la testa decapitata di Sant'Emidio il cui martirio si compì, a Porta Solestà nel luogo dove ora sorge il tempietto di Sant'Emidio Rosso, nelle vicinanze della fonte.
A circa 3 km da Ascoli Piceno, sulla Via Salaria, in direzione Roma si trova un platano secolare, l'Albero dei Piccioni. Tradizioni popolari e locali ne attribuiscono il nome alle vicissitudini di un Giovanni Piccioni che, durante il periodo dell'Annessione al Regno d'Italia, nella seconda metà dell'Ottocento, fu comandante degli Ausiliari pontifici riorganizzando, insieme ai figli ed altri uomini a lui fedeli, il fenomeno del Brigantaggio antiunitario. Secondo questa leggenda egli avrebbe utilizzato il tronco vuoto del grande albero come nascondiglio per tendere imboscate ai viandanti.
Tra la provincia di Ascoli Piceno e quelle di Fermo, Macerata e Perugia si ergono i Monti Sibillini, fucina di antiche leggende che conferiscono loro un'aura di mistero. La grotta situata nel Monte Sibilla deve il suo nome alla leggenda della Sibilla Appenninica, secondo la quale essa non era altro che il punto d'accesso al regno sotterraneo della regina Sibilla. Secondo altri racconti, ospitava un regno fatato, in cui creature meravigliose vivevano in una sorta di festino perenne, salvo poi trasformarsi per un giorno a settimana in creature mostruose e orripilanti.
Il nostro affascinante viaggio nelle leggende delle terre picene termina in altura, al lago di Pilato, considerato, per tradizione, un luogo misterioso, magico e demoniaco. Prende infatti il suo nome da una leggenda secondo la quale nelle sue acque sarebbe finito il corpo di Ponzio Pilato, il quale venne giustiziato per ordine dell'imperatore Tito Vespasiano per non aver impedito la crocifissione di Gesù, e fu in seguito caricato su un carro trainato da due bufali che da Roma lo trasportarono fino ai Monti Sibillini e si gettarono infine nel lago. A partire dal XIII secolo almeno, il lago era luogo di ritrovo di negromanti che vi salivano a consacrare libri di magia ai demoni che ne abitavano le acque. Ogni volta che qualcuno evocava gli spiriti maligni del lago si scatenavano violente tempeste che distruggevano i raccolti della zona, e tale era l'afflusso di questi negromanti da costringere le autorità politiche e religiose del tempo a proibirne l'accesso e a far porre una forca, all'inizio della valle, come monito; intorno al bacino furono alzati muri a secco al fine di evitare il raggiungimento delle sue acque.
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