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La guerra sta finendo: Europa e Zelensky sconfitti

La guerra sta finendo: Europa e Zelensky sconfitti

Da qualsivoglia prospettiva, sembra che ormai la guerra in Ucraina si avvii alla propria conclusione. E non possiamo che rallegrarcene. Vladimir Putin, presidente russo, e Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo, hanno già trovato la quadra, come si suol dire. E sono risoluti nella loro decisione di porre fine a questo sciagurato e osceno sconfitto, che già troppi lutti ha causato sia sul fronte russo, sia soprattutto su quello ucraino.

Come prevedibile, e nonostante tutti i proclami del guitto Zelensky, attore Nato, e dei cortigiani europei del bellicismo atlantista, l'Ucraina non è nemmeno vagamente riuscita a imporsi e a trionfare sulla Russia. A quanto pare, abbassare la temperatura di un grado e chiudere i rubinetti di casa - come nel 2022 ci chiedevano di fare - non è servito a molto, se non a dare prova del tramonto dell'Occidente.

Non era necessaria in effetti una scienza per prevederlo, e solo un'ideologia ottusa come quella dell'Unione Europea poteva far credere il contrario alle masse tecnonarcotizzate e teledipendenti. I veri sconfitti di questa guerra sono, naturalmente, il guitto di Kiev, del tutto simile ai burattini di Mangiafuoco, che una volta utilizzati non servono più e vengono gettati alle fiamme, e poi quell'Unione Europea che fin da subito ha pateticamente assunto la postura del servo e ora come servo senza dignità viene trattato fino in fondo.

Non ha vinto soltanto Putin, che naturalmente ha ottenuto ciò che desiderava, frenando l'avanzata dell'imperialismo a stelle e strisce e bloccando finalmente la possibilità dell'ingresso dell'Ucraina nella Nato, braccio armato della violenza della civiltà dell'hamburger. Ha vinto anche il codino biondo che fa impazzire il mondo: soprattutto ha vinto sull'Unione Europea, che ora è più debole che mai ed è ancor più dipendente di prima rispetto al proprio padrone a stelle e strisce.

Si potrebbe anzi dire, a posteriori, che questa è stata certamente la guerra della civiltà del dollaro contro la Russia, ma anche e non trascurabilmente il conflitto condotto da Washington contro l'Unione Europea, che ora esce con le ossa rotte. Viene platealmente punita per aver osato in passato guardare alla Russia e alla Cina, tradendo idealmente il proprio sempiterno padrone a stelle e strisce.

E ora viene brutalmente riportata alla propria subalternità totale rispetto a Washington, vedendosi costretta a troncare ogni rapporto con la Russia e con la Cina: emblematico risulta il caso del gas, che ora l'Unione Europea è costretta ad acquistare a prezzi esorbitanti da Washington, e che prima, come è noto, comprava a prezzi contenuti da Mosca. E, mentre si registra questa Caporetto, la signora Ursula von der Leyen propone urbi et orbi il riarmo dell'Europa. Vi sarebbe da ridere, se solo non vi fosse da piangere.

Il vertice di Parigi tra i paesi europei per discutere della guerra in Ucraina non fa, poi, che segnalare una volta di più la morte ormai evidente dell'Unione Europea, del tutto simile a uno zombie che ancora cammina ma che già da tempo ha abbandonato la vita. Si potrebbe anzi ragionevolmente asserire che l'epilogo della guerra in Ucraina possa intendersi come la pietra tombale sull'Unione Europea. La Russia di Vladimir Putin e gli Stati Uniti d'America del codino biondo che fa impazzire il mondo, Donald Trump, hanno già deciso che la guerra deve finire e lo hanno fatto escludendo integralmente l'Unione Europea dalle trattative.

L'Unione Europea dunque continua a essere trattata come un servo senza dignità, ed è giusto che sia così, dato che essa stessa ha da subito assunto l'ignobile postura del servo. Essa, insieme con l'Ucraina del guitto Zelensky, attore Nato, prodotto in vitro di Washington se non di Hollywood, è la vera sconfitta della guerra. Non solo perché è stata ridicolmente esclusa dalle trattative di pace, ma anche perché si trova ora a essere decisamente più debole di quanto già non fosse prima che la guerra principiasse.

La vittoria di Washington si misura anche da questo: l'Unione Europea si trova ora a essere ancora più soggiogata dalla potenza a stelle e strisce, avendo spezzato i suoi legami con la Cina e con la Russia e trovandosi ora a dipendere in toto da Washington. Sì, la guerra d'Ucraina non è stata solo la guerra della civiltà del dollaro contro la Russia, colpevole di non genuflettersi al suo dominio: è stata anche la guerra che Washington ha condotto contro l'Unione Europea, per punirla per le sue precedenti simpatie verso la Russia e verso la Cina e per renderla ancora più subalterna al proprio dominio.

Si pensi anche solo alla controversa questione del gas, che prima l'Europa acquistava a prezzi contenuti dalla Russia e che ora è costretta a comprare a prezzi esorbitanti dal cosiddetto amico americano. Per non parlare poi della Germania, tradizionalmente celebrata come la locomotiva d'Europa: la Germania si trova ora in una crisi profondissima, che si lascia inquadrare sotto il segno della recessione, come limpidamente affiora dal comparto automobilistico in crisi nera.

Che succede se crolla la Germania? Non è difficile immaginarlo: con effetto domino, precipita l'intero costrutto tecnocratico dell'Unione Europea, tempio vuoto che santifica il capitale finanziario e quotidianamente umilia e mortifica lavoratori e ceti medi. Se, come ormai pare evidente sotto ogni profilo, l'Unione Europea dovesse crollare, allora non resterebbe che dire con le parole del poeta: nunc est bibendum.

Intanto, Enrico Mentana, con l’usuale sobrietà, vomita odio verso i "manigoldi di cartone" (sic!) che osano sostenere le ragioni di Putin e di Trump, offendendo l’invaso: con un piccolo ripasso di storia, sarebbe d’uopo far notare al bardo del pensiero dominante, Mentana, che l’invaso è la Russia, gradualmente accerchiata dall’uccidente fin dagli anni Novanta.

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