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L'EDITORIALE DI FUSARO - Sostituzione tecnica: i rischi dell'intelligenza artificiale

L'EDITORIALE DI FUSARO - Sostituzione tecnica: i rischi dell'intelligenza artificiale

L'intelligenza artificiale è indubbiamente divenuto uno dei temi dominanti del dibattito presente: non solo nella cerchia ristretta degli specialisti e, come usa dire, degli "addetti ai lavori", ma anche presso il grande pubblico; tant'è che ormai se ne parla incessantemente pressoché ovunque, per radio e sui giornali, in tv e sulle reti sociali dell'internet.

In particolare, come spesso accade, il dibattito si è rapidamente disposto nella forma di una "tifoseria" che vede contrapposti i tecnofili dell'elogio acritico dell'intelligenza artificiale come necessario sviluppo progressista ai tecnofobi o nuovi luddisti digitali, che con atteggiamento opposto ma egualmente dogmatico demonizzano l'intelligenza artificiale come prodotto diabolico che porterà alla fine dell'umanità.

È a giusta distanza tra questi due eccessi egualmente unilaterali che deve orientarsi il pensiero critico anche intorno al tema dell'intelligenza artificiale. Che vi siano possibili sviluppi in senso progressivo, appare innegabile, anche solo considerando le possibilità dischiuse dall'intelligenza artificiale ad esempio nell'ambito medico.

Come del resto risulta innegabile la presenza di ombre e aspetti tutt'altro che entusiasmanti, che chiedono di essere messi criticamente in luce. Per farlo, bisognerebbe soffermarsi non tanto sull'aggettivo "artificiale", quanto sul sostantivo "intelligenza" disinvoltamente applicato alla sfera dell'inanimato.

Che genere di intelligenza sarebbe mai l'intelligenza artificiale, se essa, a rigore, non dispone delle prerogative proprie dell’intelligenza stricto sensu? L'intelligenza è anzitutto l'autocoscienza ossia la consapevolezza di sé e del mondo circostante come ricondotto a quell'Io penso che, diceva Kant, deve poter accompagnare tutte le mie rappresentazioni.

L'intelligenza come autocoscienza e anche poi la capacità di porre domande fondamentali sul senso dell'essere e di Dio, dell’anima e del destino oltre la morte: tutte domande che evidentemente evidentemente l'intelligenza artificiale non pone proprio in quanto mancante della coscienza; né d'altro canto l'intelligenza artificiale pone il problema relativo ai limiti e i rischi dell'intelligenza artificiale, che è appunto un problema che poniamo noi umani.

Al netto degli aspetti progressisti ed emancipativi che indubbiamente esistono, non bisogna neppure trascurare l'impatto negativo che l'intelligenza artificiale già sta avendo sul mondo della vita umana: ad esempio nel mondo del lavoro, ove il Fondo monetario Internazionale ci garantisce che nei prossimi anni centinaia di migliaia di posti di lavoro andranno letteralmente bruciati.

Ma poi anche nel mondo del nostro rapporto con le macchine, poiché sempre più prende forma una distopia realizzata sul modello di Matrix del 1999, ove le macchine prendono il sopravvento sugli umani riducendoli a loro utili servitori. Si tratta oltretutto di temi su cui la migliore filosofia del Novecento, da Martin Heidegger a Emanuele Severino, passando per Adorno e Marcuse, ampiamente riflettuto in termini generali, anche se non propriamente in relazione all'intelligenza artificiale come specificità contemporanea.

Insomma, possiamo dire con Anders che grazie all'intelligenza artificiale l'uomo può definitivamente dirsi antiquato rispetto ai suoi stessi prodotti? Si è realmente prodotto un dislivello prometeico in grazia del quale le macchine sono infinitamente più evolute rispetto agli uomini, che sempre più dovranno emularle e ibridarsi con esse?

Sono domande ineludibili, domande che solo l'intelligenza umana può porre grazie al principio della coscienza e dell'autocoscienza. Lo Uebermensch di cui scriveva con timbro sulfureo Friedrich Nietzsche non è più oggi il superuomo eversivo di destra e non è nemmeno più l'oltreuomo postborghese di sinistra.

È invece il trans-uomo ad alta tecnicizzazione, sempre più ibridato con la macchina e sempre più soggiogato al potere di quest'ultima. Possiamo allora asserire, senza tema di smentita, che la vera sfida in relazione all'intelligenza artificiale riguarda oggi anzitutto il pensiero e la capacità di confrontarsi criticamente con i nuovi portati di una tecnica sempre più autonomizzata e indipendente rispetto a noi, sempre più indistruttibile dall'apparato tecno capitalistico che solo mira alla crescita illimitata del profitto e della potenza fini a sé stessi.

(Foto di Alexandra_Koch da Pixabay)

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