Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Piero Bonarini, rappresentante locale dell' Associazione Italiana Familiari e Vittime della strada di Porto Potenza Picena:
L’invito congiunto del Presidente dott. Luigi Catelli e del Procuratore Generale dott. Sergio Sottani della Corte d’Appello delle Marche di Ancona pervenutomi in qualità di rappresentante locale dell’Associazione italiana familiari e vittime della strada A.I.F.V.S. onlus a partecipare ed anche ad intervenire con autorizzazione sabato 26 gennaio ore 9 presso il palazzo di giustizia di Ancona alla cerimonia dell’inagurazione dell’anno giudiziario 2019 è motivo di soddisfazione per l’impegno profuso nel tempo a dare voce alle problematiche proposte ed iniziative attinenti alle vittime della strada.
Il 18 novembre 2018 si è celebrata la ricorrenza per la prima volta del riconoscimento ufficiale dello Stato: con la legge n. 227 del 29/12/2017, “la Repubblica riconosce la terza domenica di novembre come Giornata Nazionale in memoria delle Vittime della Strada e promuove ogni iniziativa utile a migliorare la sicurezza stradale e a informare gli utenti della strada, in particolare i giovani, sulle conseguenze che possono derivare da condotte di guida non rispettose del codice della strada” (art. 1, co. 1) Il legislatore ha riconosciuto che la celebrazione della Giornata non può esaurirsi nel ricordo, ma deve tradursi in un cambiamento: “ricordare per cambiare”.
È un cambiamento che non può più attendere: per l’Italia, gli ultimi dati Aci-Istat sull’incidentaltà stradale segnano un incremento dei decessi,tanto che rispetto al 2010 il nostro Paese regredisce pesantemente nel percorso per la riduzione della mortalità sulle strade (dal -20% di morti del 2016 al -17,9% nel 2017), scendendo dal 14° al 18° posto nella graduatoria europea della sicurezza stradale. L’obiettivo europeo di ridurre del 50% entro il 2020 l’incidentalità rispetto al 2010 è sicuramente irraggiungibile per la mancanza e/o insufficienza di interventi adeguati.
Coerentemente, nel comma 2 dell’art. 1 si prevede che possono essere organizzati, in particolare nelle scuole,“cerimonie, convegni ed altri incontri pubblici” per ricordare le vittime, riflettere sul valore della vita, sul dolore causato dagli incidenti stradali e sulle più ampie conseguenze sociali, rendere omaggio a coloro che quotidianamente si occupano delle conseguenze della strage, promuovere iniziative di informazione, in particolare rivolte agli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori, per la prevenzione degli incidenti stradali causati dalla guida sotto effetto di alcol o droga. Anche il Piano Nazionale di Prevenzione (PNP) per il quinquennio 2014-2018, approvato con l’intesa Stato- Regioni del 13 novembre 2014, raccomanda iniziative di informazione, comunicazione rivolte all’intera popolazione ed in particolare ai giovani, per prevenire i danni alcol e correlati.
E allora, probabilmente non è un caso se dai dati ACI-ISTAT relativi al 2017, pubblicati nel luglio 2018, si rileva che il numero dei sinistri torna a crescere.
Quanto sopra purtroppo è attestato dai dati rilevati a seguito di controlli effettuati recentemente dagli organi di Polizia anche sulle nostre strade locali che evidenziano una incidenza negativa da effetti di alcol e droghe e sostanze stupefacenti , specie sui giovani, da un minimo del 16% al 24% in periodi serali-notturni con punte durante i fine settimana estivi del 50% su conducenti di veicoli , pari, semplificando con un pratico esempio , da 1 conducente ogni 6 veicoli ad 1 conducente ogni 4 con le punte di 1 conducente ogni 2 veicoli che incrociamo sulle strade hanno valori di alcol e droghe superiori ai limiti di legge. I reati stradali ed il cambiamento
Nel proprio cammino per la prevenzione e per la difesa dei diritti delle vittime, l’AIFVS ha sempre evidenziato che l’amministrazione della giustizia è sbilanciata a favore dell’imputato – con il c.d. favor rei – sottovalutando la vittima, in virtù di un sistema processuale privo di sensibilità vittimologica.
Ci siamo confrontati con chi, difendendo tale assetto, ne affermava la rispondenza alla Costituzione, e in particolare al modello di giusto processo disegnato dall’art. 111, nel quale non troverebbe spazio la vittima. A costoro abbiamo opposto che la Costituzione tutela, anche ed ancor prima, i principi di solidarietà, equità ed uguaglianza: principi fondamentali che orientano tutto il quadro normativo, compreso l’art. 111 Cost.: un processo, per essere autenticamente “giusto”, non potrebbe mai essere strutturato in modo da danneggiare i più deboli.
Ciò trova, ancora oggi, autorevole conferma nella disciplina sulla tutela delle vittime dei reati, introdotta dal legislatore europeo ( Dir. Europea 2012/29/UE e tuttora non pienamente recepita nel nostro ordinamento.
Abbiamo sempre constatato che negli operatori del diritto abbonda la formazione criminologica e manca la formazione vittimologica.
Sin dall’origine dell’AIFVS – correva la fine degli anni ’90 – abbiamo rilevato, nei processi riguardanti reati stradali, scarsa attenzione alla relazione tra vittima e autore dell'atto vittimizzante, tra vittime e sistema giudiziario e tra vittime e altre istituzioni: una relazione necessaria per giungere a una conoscenza e comprensione dei protagonisti del reato, a scopo preventivo e riparatorio. Risulterebbe che la parola VITTIMA nel codice di procedura penale sia citata una sola volta . La “valutazione della gravità del reato” si è sempre, di fatto, conclusa con l’applicazione del minimo della pena, con la generalizzata concessione delle diminuenti di rito, con l’applicazione di attenuanti generiche e la sospensione condizionale, contribuendo a radicare nella coscienza collettiva una sorta di impunità per l’autore del reato.
L’impunità, oltre ad incrementare nella società la propensione a delinquere, ha incrementato la conflittualità e l’indignazione sociale verso la mancanza di una effettiva garanzia di giustizia e legalità per i reati contro la persona.
Nonostante le critiche di “rischio di populismo penale”, la riforma dei reati stradali approvata con la legge 41/2016, che ha determinato l’incremento delle pene per ipotesi di guida azzardata e pericolosa o sotto effetto di alcol o droga, lancia un segnale di civiltà: chi uccide o toglie l’integrità della salute trasgredendo le norme cautelari del codice della strada, finalizzate a prevenire tale rischio, deve espiare una pena e per un determinato periodo di tempo non può più far parte, in qualità di guidatore, della comunità degli utenti della strada.
Quindi la legge 41/2016 sull’omicidio stradale ha cercato di allineare la pena alla gravità del reato stradale.
L’Associazione italiana familiari e vittime della strada insieme ed altre forze sociali hanno contribuito a far comprendere alla classe politica la giustezza del provvedimento ma ritengo che nessuno all’epoca fosse convinto che sarebbe stata la panacea dell’incidentalità stradale in Italia, invece potrà essere l’inizio di una possibile riconciliazione tra vittime, imputati e società.
Verificando le statistiche nei quasi due anni trascorsi si evidenziano sostanzialmente diminuzioni minime, altalenanti tra incidenti stradali, morti e feriti, un dato che ci induce a riflettere e si ritiene dipendente da alcuni fattori :
1 – Una campagna, condotta da social e mass media, denigratrice degli strumenti di controllo, come Autovelox, tutor, etilometri , prelievi ematici ed altri strumenti tecnologici e non, ricorsi ed esposti tali da mettere in dubbio od ostacolare e delegittimare le attività delle forze di polizia ;
2 – L’intesa tra cittadini, società civile, forze di polizia ed istituzioni stenta ad emergere, le leggi da sole non costituiscono garanzia del recepimento comprensione e condivisione delle medesime, come se ci fosse una “ cappa o nebbia” sulla fiducia.;
3 - Oltreché agire sul versante normativo, è fondamentale un impegno di tutti sul piano della prevenzione intesa come formazione e divulgazione socio, culturale, etico-politica , specie come scuola ,famiglia, agenzie educative ecc;
4 - Posto che nessuna legge è perfetta , anche la legge 41/2016 ha degli aspetti che andrebbero migliorati:
4 -1 la norma che prevede la revoca della patente per 5 anni in conseguenza di ogni incidente stradale che provochi lesioni gravi, superiori a 40 gg . Norma questa che sta al vaglio della Corte Costituzionale
4-2 inserire tra le aggravanti la distrazione alla guida , soprattutto quella per uso dei cellulari smartphone e simili fin dalla prima violazione rigorosamente da reprimere;
5 - buon viatico invece sarebbe per l’applicazione della Legge 41 del 24 marzo 2016 sull’Omicidio e lesioni stradali l’adozione . del " Protocollo operativo sui prelievi ematici e accertamenti necessari nei casi di omicidio e lesioni personali stradali gravi e gravissime – Artt. 589-bis e 590-bis Codice Penale ". Proposta dell' Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada onluss (A.I.F.V.S.) - Estensione ed adozione del Protocollo nella Regione Marche , Linee guida. Accertamenti medico-legali e tossicologico - forenzi su conducenti coinvolti in sinistri stradali.
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