I 100 anni di Libero Paci, dall'anno di fondazione dell'ateneo al 'vero' San Giuliano: i miti sfatati su Macerata
Cento anni fa, Paci. Fermano d'origine, scrittore di 'Cose' maceratesi (fondamentale la Storia del Capoluogo dal 1918 ai giorni nostri scritta con Dante Cecchi e Aldo Adversi), Libero era nato l'11 ottobre 1924. Quando morì ad 89 anni, il 21 febbraio 2014, la giovane moglie Ersilia Nicolai disse di lui: "Vorrei che fosse ricordato come una persona onesta, specchiata, amante della sua città di adozione. Libero rimarrà sempre dentro di me".
Ersilia gli sopravvisse solo due mesi: morì il 22 aprile successivo. Abitavano in via Giuliozzi, non avevano avuto figli. Paci era stato per 30 anni dipendente comunale, prima della pensione nel 1988. Era stato assunto come segretario personale del sindaco Otello Perugini che aveva superato forti perplessità iniziali.
"Mi pare un po' 'mpupito" ricordava lo stesso Libero con la sua leggendaria ironia, parafrasando il 'sindaco delle fontane' che così aveva tentato di non dar seguito a quell'incarico raccomandato da un suo dirigente che a ragione adorava il talento di quel giovane fermano. Che sarebbe diventato il faro della Biblioteca comunale Mozzi-Borgetti e di un esercito di studenti/studentesse alle prese con tesi di laurea di natura storico-letteraria.
Anch'io, dirigendo la redazione de 'Il Messaggero' al centro di una 'rivoluzione' culturale e professionale che avrebbe forgiato più di una generazione di giovani sottratti a destini impiegatizi per importanti carriere giornalistiche, riuscii a coinvolgere Paci tramite Michele Marconi e Gabor Bonifazi in quell'innovativo disegno editoriale. Che coniugava l'oggi (l'attualità) con lo ieri e l'altroieri (la storia).
Un lungo lavoro di cui fece parte Guido Garufi che poi grazie all'apporto di altri della sua 'scuola' poetica e no - citazione d'obbligo per Filippo Davoli ed Edilio Venanzoni - diede copiosi frutti. Tra questi 'Ma c'era Macerata' (1989) libro di successo illustrato da Magdalo Mussio che raccoglie proprio il lavoro di Paci al 'Messaggero'. Tracce importanti che ad un anno dalla morte dello scrittore, sarebbero ricomparse a cura del Gruppo 83 di Carlo Babini nella pubblicazione 'Cronache di Macerata Granne' a cura di Sandro Baldoncini e di chi scrive.
Paci negli ultimi anni aveva poi approfondito le sue ricerche storiche che andrebbero portate a giusta definitiva conclusione. Sfatando miti che fanno da cardine alla mitologia di Macerata. Affermando che non è affatto vero che la fondazione dell'Università risalga al 1290, che non è vero che la casa di Padre Matteo Ricci sorgesse laddove è stata eretta la lapide e sopratutto che il patrono non sia San Giuliano l'Ospitaliere ma San Giuliano d'Antiochia (il che in effetti spiegherebbe molte cose...).
E, Libero, lo ricordo ancora. Era l'inverno nevoso 2004/2005. Saliva lungo piaggia Floriani. Non scriveva più da qualche tempo. Lo bloccai a metà dell'erta: "Facciamo 'qualcosa' in memoria di Bruscoletta (Pietro Baldoni, popolare e valoroso fotoreporter del 'Messaggero' deceduto tragicamente qualche anno prima ndr)!". Il viso di Libero s'illumino'. Era fatta! Nacque grazie a lui, con me e Maurizio Lombardi, editore Pierino Bellesi: 'Pietro! Briscoletta & Friends nella Macerata del dopoguerra'. Attorno al loro maestro, per l'ultimo addio in questo ormai introvabile, prezioso libro, vennero per l'ultima volta gli 'apostoli' di 'Macerata Granne' (ed alcuni amici umbri).
I loro nomi: Cesare "Cisirino" Angeletti, Ugo Bellesi, Lucio Biagioni, Carlo Carelli, "Erranti maceratesi" (Ettore De Luca ed altri), Pino Ferretti, Alberto Gaudenzi, Alberto Girolami, Fabrizio Liuti, Luciano Magnalbò, Maurizio Mosca, Giancarlo Nascimbeni, Fernando Pallocchini (poi 'editore' di Libero Paci), Carlo Perugini, Gino Ranciaro, Sandro Stacchietti, Valeriano Trubbiani, Wladimiro Tulli, Anna Maria Verdenelli Tanga, Luigi Zizzari. Insieme con loro i poeti Filippo Davoli, Guido Garufi, Egidio Mariotti, Franco Migliorelli, Mario Monachesi e Marco Spaccesi.
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