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Grande è la confusione sotto i neon delle banche

Grande è la confusione sotto i neon delle banche

Grande è la confusione sotto i neon delle banche. Nel corso degli ultimi giorni abbiamo ascoltato tutto ed il contrario di tutto. Al ministro Padoan che dal palco della Leopolda giurava  sulla stabilità del sistema bancario, rispondeva in tempo reale dagli schermi TV il numero due di Bankitalia, sostenendo come tutti gli istituti di credito (anche quelli più grandi) debbano fare i conti con moltissimi crediti deteriorati.

A livello locale sembra che sia cambiato radicalmente pure l’atteggiamento del neo amministratore delegato di Nuova Banca Marche. Meno di venti giorni fa minacciava esposti e denunzie. Oggi, dopo un raffica di chiusure di conti correnti da parte dei clienti “per paura o per ripicca”, è sceso a più miti consigli. Si offre ai giornali in accorate interviste, porgendo quasi in dono fiori e cioccolatini. Rassicura i dipendenti che, se le cose andranno come previsto, nessuno perderà il posto. Ce lo auguriamo tutti. Ma i sindacati, che inizialmente si erano dichiarati soddisfatti dell’operazione, adesso hanno qualche timore. Sanno benissimo, anche perché lo ha spiegato bene Salvatore Rossi, numero due appunto di Bankitalia, che gli sportelli non fanno più gola. Non interessano più, nemmeno ai grandi gruppi,  perché sono stati sostituiti dalla tecnologia informatica.

Quanto alla paura o la ripicca di cui parlava Goffi, propenderei più per la prima. Quando Rossi, in televisione, ci dice che anche colui che si reca a portare in banca i suoi risparmi si assume un rischio, certamente non sparge copiosi semi di fiducia nella gente. Però dice la verità, perché tra meno di quindici giorni, la realtà delle cose sarà questa qui. Lo stesso Rossi che poi ammette, sia pure tardivamente, una responsabilità di Bankitalia sulla mancata vigilanza per tutelare i clienti da banche che vendevano bond ad alto rischio. Con buona pace dei laudatores di Via Nazionale, sempre pronti ad offrire il petto alle nemiche lance  pur di difendere i potentati di turno.

Se a questi elementi di sistema aggiungiamo, inoltre, i sospetti e le illazioni che emergono dalle inchieste giornalistiche sulla commistione tra potere politico e affari, il quadro è completo. Chi ci governa, unitamente alle autorità di controllo, ci sta precipitando pericolosamente in una spirale di sfiducia nel sistema bancario. Giusto o non giusto, questo è quello che la gente percepisce. Tutto il sistema economico si fonda sulla fiducia. Se vado al bar ed ordino un caffè, il barista non mi chiede prima i soldi. Me lo fa sulla fiducia. L’intera economia è fondata sul credito bancario. Ma se non ci sono i soldi raccolti dai risparmiatori, la banca non può prestare soldi all’imprenditore. Il quale a sua volta non può assumere dipendenti ed il sistema Italia – già duramente provato – si blocca. Ecco perché la Costituzione tutela il risparmio. Perché esso è la benzina dell’economia. Questa sequenza di  ovvietà le sanno pure i ragazzini di terza media, ma per quanto elementari e scontate, sfuggono ad un intera, inadeguata classe dirigente.

A meno che non siano pervicacemente e scientemente perseguite. E già perché poi, la famosa frase di Mao Tse Tung è la seguente: grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole…

Fabrizio Cambriani
Opinionista e polemista, scrive solo per passione. In caso di guerre e/o calamità naturali diventa anche reporter e narratore. Politicamente ormai apolide, è sempre incuriosito e attratto dalle dinamiche relative alle continue trasformazioni sociali. Ama la buona tavola, l'ottima musica e le donne (anche contemporaneamente)...

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