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Economia e gaming, anche in Italia cresce il ruolo delle Start Up

Economia e gaming, anche in Italia cresce il ruolo delle Start Up

Sono sempre di più i giovani professionisti che trovano lavoro o che investono nella loro idea attraverso la creazione di Start Up. Soprattutto quelle legate all’industria del gaming. I professionisti impiegati in questo settore sono più di 1.600 ed erano appena 1.110 nel 2018. Il trend di crescita, insomma, è evidente.

A metterlo in luce è stato l’ultimo censimento di IIDEA, che ha passato in rassegna 160 start up innovative nel settore gaming italiano, con un aumento del 26% rispetto al 2018. "La nostra industria sta crescendo, i dati sono positivi e il comparto ha sicuramente potenzialità" ha spiegato la Vice Presidente di IIDEA, Luisa Bixio, che sottolinea però il gap con il resto d'Europa: se in Italia gli occupati sono meno di 2 mila, nel resto del continente si leggono dati che vanno dai 16 mila ai 40 mila.

Le start up del mondo gambling

Tra le realtà più interessanti nella filiera italiana ci sono le software house emergenti del settore gambling, il gioco pubblico e legale. Una delle più in crescita, - spiega Silvia Urso di Gamingreport.it -, è quella di Tuko, start up completamente italiana nata nel 2016. Un progetto ambizioso, capace di creare slot innovative e interattive destinate al mercato nostrano ma con un respiro anche internazionale. Altra software house emergente è quella di Amigo Gaming, attiva nel campo dei casinò online e fondata nel 2021. La caratteristica principale dei loro prodotti è quella di guardare al gameplay coinvolgente, alla grafica accattivante, agli effetti sonori coinvolgenti ma anche all’originalità e all’accessibilità dei titoli.

E le realtà emergenti nel gaming

Non mancano poi esperienze simili anche nell’universo più generale del gaming. In questo campo si stanno distinguendo soprattutto le start up che creano videogiochi personalizzati per le aziende e per le loro campagne pubblicitarie, i cosiddetti advergame, una parola che unisce “advertising” e “game”. Per creare un prodotto di questo tipo serve una cifra tra i 2 mila e i 10 mila euro e basta rivolgersi a software house come Code This Lab, veri e propri pionieri del settore. Basti pensare che i loro primi lavori sono datati anni 2000 e ad oggi vantano un catalogo da oltre 300 giochi.

Altro nome emergente è quello di Blaster Foundry, nata in piena pandemia e diffusa in tutta Italia (sede principale a Catania, centri anche a Firenze e a Frosinone). “Siamo una startup che crea advergame a scopo educativo o pubblicitario. La nostra caratteristica è uno sviluppo del prodotto in funzione dell’usabilità da parte del brand” ha spiegato il sales manager Neri Salvadori a Wired. Advergame e non solo, soprattutto edugame: quei giochi che grazie a quiz e sfide interattive possono formare i lavoratori di una azienda oppure educare a corretti stili di vita. Tutto grazie alla forza del gaming. O per dirla meglio delle start up.

 

 

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