Cosa fare nei primi minuti dopo un incidente stradale
Ogni giorno, in Italia, avvengono centinaia di sinistri stradali. La maggior parte non finisce sulle pagine dei giornali, ma produce comunque mesi di pratiche, telefonate con assicurazioni, discussioni sulle responsabilità, liquidazioni più basse del dovuto e, spesso, arrabbiature inutili. È sorprendente quanto tutto questo dipenda da poche decisioni prese nei primissimi minuti dopo l’incidente. Perché non basta “avere ragione”: bisogna saperla far valere.
Il punto è che nessuno ti prepara a questo. Quasi nessuno sa cosa dire, cosa NON dire, cosa raccogliere, chi chiamare. E purtroppo molti fanno l’errore peggiore: si fidano della buona fede del momento, pensando che “tanto si chiarisce tutto”. La realtà è un’altra: chi agisce bene nei primi 20–30 minuti, ha già impostato il 70% della tutela dei propri diritti. Per questo gli avvocati che si occupano di sinistri consiglierebbero di avere sempre una piccola check-list mentale da seguire. E sì, farsi supportare subito da uno studio legale per incidenti può evitare danni irreversibili.
Prima mossa: metti in sicurezza
Prima di tutto: fermati e respira un momento. Poi passa subito in modalità “sicurezza”.
- accendi le quattro frecce e metti il triangolo
- sposta le persone eventualmente coinvolte in un punto sicuro
La sicurezza è fondamentale anche per un altro motivo: se l’area dell’incidente non è un caos, sarà più facile fotografare ed avere scene pulite che non creano dubbi interpretativi. Se ci sono feriti che non possono muoversi, non spostarli, ma proteggili dal traffico.
Chiama i soccorsi anche se l’altro ti dice “non serve”
Molte persone, soprattutto quelle “di buon senso”, hanno il timore di chiamare le Forze dell’Ordine. Temono di fare “dramma” o di renderla una cosa più grande di quanto sia. In realtà chiamare Carabinieri, Polizia Stradale o Municipale non è “drammatizzare”: è tutelarsi. Il verbale è un documento ufficiale, con valore probatorio. E nei sinistri complessi (o quando ci sono feriti, anche lievi) è un’ancora preziosa. Se ci sono feriti chiama il 112. Se non sei sicuro… chiama comunque. È tuo diritto farlo.
Raccogli le prove (anche se pensi che sia tutto ovvio)
Quello che è “ovvio” sul momento, dopo 8 giorni non è più ovvio a nessuno. Fai foto senza timidezza: posizione dei veicoli, incrocio, segnaletica, eventuali frenate, semafori, meteo, visibilità in quella direzione, eventuali buchi nell’asfalto, lavori stradali. E poi fai un’altra cosa fondamentale: raccogli i contatti dei testimoni. Bastano nome, cognome, telefono. Non serve testimonianza scritta in quel momento. Solo contatto verificabile. Se hai subito lesioni anche apparentemente lievi, fatti vedere il prima possibile. Il referto medico è la radice tecnica di ogni richiesta risarcitoria. Senza un documento sanitario, anche una lesione vera, dopo, può diventare “contestabile” o “non dimostrata”.
Non ammettere colpa “di pancia”
La frase “scusi, è stata colpa mia” detta per impulso umanitario o per educazione può diventare un autogol gigantesco. Non è questione di “furbizia”, è questione di lucidità: in quel momento non hai ancora tutti gli elementi in mano per poter dire chi ha realmente causato cosa e in quale percentuale. E spesso, nei sinistri, le responsabilità sono in concorso.
Non devi accusare nessuno, ma non devi nemmeno autoaccusarti. Il tuo compito lì è solo documentare i fatti, raccogliere dati, foto, contatti. Le colpe si stabiliscono dopo la ricostruzione tecnica, quando vengono valutati i comportamenti di entrambe le parti, non sul marciapiede con l’adrenalina addosso e sotto pressione psicologica.
Compila il CID con lucidità
Il CID/CAI non è una “sentenza”, è un documento di constatazione. Serve a descrivere cosa è accaduto, non a decidere chi ha torto o ragione. Proprio per questo va letto con attenzione: ogni casella, crocetta, descrizione può orientare la ricostruzione futura della dinamica. Se non sei sicuro, non firmare su pressione dell’altro conducente e non lasciarti intimorire dal classico “dai, firmiamo e risolviamo”. Hai il diritto di prenderti tempo, di rileggere con calma, di non compilare parti che non ritieni chiare. Una firma affrettata può diventare un boomerang che poi è difficile smontare. Meglio chiedere una consulenza e compilare correttamente che firmare male. Una firma data “per chiudere in fretta” non è mai un buon affare.
I 20 minuti iniziali valgono più di tutto
Le prime due ore dopo un incidente sono il reale “tempo legale” del sinistro. È in quella finestra temporale che si raccolgono le informazioni più attendibili, i verbali più freschi, le testimonianze più neutre. Dopo, tutto si diluisce: i ricordi cambiano, la memoria seleziona, ognuno filtra ciò che ha visto. La dinamica non viene più ricostruita in base a ciò che “ci si ricorda”; viene ricostruita (e riconosciuta) in base a ciò che si documenta.
Per questo non serve diventare un esperto del Codice della Strada: servono poche cose essenziali, fatte bene, subito, senza farsi travolgere dalla fretta o dall’imbarazzo del momento. Se applichi queste 5 mosse nell’immediato, hai già messo la tua pratica nella metà delle persone che si tutelano davvero, quelle che non devono “giustificarsi” dopo, ma semplicemente mostrare ciò che hanno già documentato sul posto.

cielo sereno (MC)
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