Sabato 26 settembre, allo spazio Mirionima di Macerata, è in programma una mostra tra performance e laboratorio organizzata dall’Istituto Confucio. Quest’anno per festeggiare il Confucius Day, che sarà celebrato in tutto il mondo, l’Istituto Confucio dell’Università di Macerata, in collaborazione con Lumières International e il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti, propone un viaggio alla scoperta del dietro le quinte dell’opera cinese. Domani, sabato 26 settembre, per tutta la giornata dalle 9 alle 19 nello spazio Mirionima in piazza della Libertà sarà possibile prendere parte alla mostra-laboratorio dedicata a questo affascinante mondo. La visita all’esposizione sarà arricchita dalle performance di Liu Zhen, un giovane attore laureato alla National Academy of Chinese Theatre Arts, che ha vinto diversi premi e recitato in diversi paesi.
L’opera cinese corrisponde a forme teatrali cantate apparse dal XIII secolo. La forma la più compiuta di questa arte è l’Opera di Pechino, sintesi di diversi stili drammatici regionali cristallizzati alla fine del XIII secolo. Gli altri generi conosciuti sono il Kunqu, rappresentativo delle forme teatrali del sud, l’Opera del Sichuan, le cui tecniche di cambiamento delle maschere sono spettacolari, così come alcuni teatri popolari locali. L’opera cinese spinge ai più alti livelli l’arte della codifica. Non appena un attore entra in scena, il pubblico riconosce immediatamente quale personaggio sta interpretando. Ogni costume, gesto, melodia, espressione o oggetto corrisponde ad un codice preciso. Il divieto delle attrici, dalla fine del XVII all’inizio del XX secolo, ha rinforzato la codifica nell’interpretazione di ruoli femminili da parte degli attori, a quei tempi chiamati “Fiore”. Il rappresentante più conosciuto di questo genere è Mei Lanfang grazie al film “ Addio mia concubina“ di Chen Kaige, liberamente ispirato alla sua storia.
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