Banca Marche: entusiasmo stonato sotto la regia di Bankitalia
Non si ricorda, a memoria d’uomo e a fronte di una operazione che brucia letteralmente più di un miliardo e mezzo di euro, una reazione così entusiasta come quella che ho letto ieri. In verità ero perplesso e sicuro che si trattasse di una bufala, ma poi cerca che ti cerca, ho scoperto essere vera e reale.
Leggetela. “Il decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri, che contiene le norme procedimentali per agevolare la tempestiva ed efficace implementazione delle procedure di risoluzione di alcuni istituti di credito, fra i quali Banche delle Marche, è un provvedimento estremamente positivo. In questo modo, attraverso il forte impegno del Governo, si tutelano il credito di impresa, le famiglie, i risparmiatori, i correntisti. Si tratta di un decreto perfettamente in linea con quanto avevamo auspicato fin dall’inizio, che garantisce la continuità creditizia e salvaguarda anche i posti di lavoro”. Lo afferma in una nota, come si legge in calce, la senatrice del PD Camilla Fabbri. Quindi buttare nel cesso tremila miliardi di vecchie lire e tirare la catena è, secondo la Fabbri un’operazione “estremamente positiva ed in linea con quanto lei ed altri auspicavano sin dall’inizio.” Non riesco ad immaginare chi possano essere gli altri suoi sodali (il suo condominio?) ma temo parlasse anche a nome del partito che lei rappresenta presso il Senato della Repubblica: il Partito Democratico. Non è un sogno, non si sta su scherzi a parte. Qui è tutto vero. Migliaia di persone perdono tutti i loro risparmi a causa di un decreto legge e questa qui un altro po’ e si mette a stappare lo champagne… C’è altro da aggiungere???
Più pacate e misurate, ma sempre a difesa dell’operazione, le parole del Presidente Ceriscioli il quale indica tre direttrici positive: la tutela dei risparmiatori, la difesa dei posti di lavoro ed infine il fatto che non sia stato utilizzato danaro pubblico. Intanto, a ben vedere, quanto al danaro pubblico, fatti quattro conti verranno a mancare un miliardo tondo, tondo di imposte, poiché i versamenti effettuati dalle banche che partecipano al salvataggio – che ammontano a 3,6 miliardi – sono deducibili ai fini dell’IRES. L’aliquota del 27,5% su 3,6 miliardi fa un miliardo. Sempre che la matematica non sia un’opinione. Quanto alla difesa dei posti di lavoro vorrei avere lo stesso ottimismo di Ceriscioli. Non voglio fare l’uccello del malaugurio, ma temo sia insostenibile per qualsiasi acquirente mantenere i quasi tremila dipendenti e più di trecento sportelli. La partita deve ancora cominciare. Rilevo piuttosto, quanto al presidente Ceriscioli, che le cose non sono andate come auspicava. Poco più di un mese fa, rispondendo ad una interrogazione, vagheggiava sulla partecipazione del fondo interbancario a tutela dei depositi e bacchettava – come scolaretti indisciplinati – i consiglieri di minoranza che reclamavano un intervento politico. Disse che lui, notte e giorno, lavorava sottotraccia. Con tatto e discrezione.
Chi invece lavorava alla luce del sole, mentre tutti parlavano della partecipazione del fondo interbancario, era la Banca d’Italia. Lo scorso maggio aveva già affidato alla “Boston consulting grup” un servizio di consulenza, a trattativa privata, finalizzato alla costituzione di un asset management company per la gestione delle sofferenze bancarie. Insomma la bad bank. E nel mese di luglio, il governatore Visco, parlando all’assemblea annuale dell’ABI, diceva che la bad bank doveva costituirsi in tempi rapidi. Tanto per capirci: mentre fino a pochi giorni fa tutti, ma proprio tutti confidavano sull’intervento del fondo a tutela dei depositi, via Nazionale aveva già deciso per la bad bank. E, alla fine bad bank è stata. Non prima però che venisse approvato un decreto legislativo, il 180/2015 che contiene delle mostruosità inaudite. Scritto, in fretta e furia e peraltro con i piedi, consta di 106 articoli e di 68 pagine. L’unico filo conduttore è che decide tutto Bankitalia e lo fa nel più totale segreto d’ufficio. Roba che manco ai tempi della seconda guerra mondiale. Si desume che il legislatore ha scientemente voluto rinunziare ai poteri di controllo riservati al Parlamento su una materia delicata come questa. Complimenti vivissimi anche da parte mia…
Ma andiamo avanti. La strada del salvataggio attraverso il fondo interbancario di tutela dei depositi, non si è voluta percorrere nemmeno quando, verso i primi di novembre è uscita la notizia che il Tribunale dell’Unione Europea (non la Commissione, ma il tribunale di ultima istanza!) ha stabilito che tre miliardi di aiuti di Stato della Germania, alla HSH Nordbank fossero legittimi e compatibili con il mercato. Il governo Renzi, in quel momento aveva un motivo in più per forzare la mano per approvare i decreti e salvare le quattro banche attraverso il fondo di tutela dei depositi, salvando così gli azionisti. Ma come si diceva prima, la Banca d’Italia aveva già deciso per la bad bank. La stessa Banca d’Italia che ha inserito nei consigli di amministrazione delle nuove banche Maria Pierdicchi, la ex numero uno di Standard & Poor’s Italia. Cioè la stessa agenzia di rating che nel 2012 declassò l’Italia, con le conseguenti dimissioni di Berlusconi e quindi la formazione del governo Monti.
Il morale della favola è che chi comprerà la nuova Banca della Marche, lo farà con quattro spicci. All’insegna del massimo rendimento, minimo sforzo. Le Marche, i risparmiatori marchigiani, nel frattempo, hanno perso un miliardo e mezzo di euro. La senatrice Fabbri dice che lei è soddisfatta ed è andato tutto come previsto.
Prosit…
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