Domenica 10 giugno si è tenuta la manifestazione “Dal Gemmo al Gran Sasso”, organizzata e voluta dal gruppo ciclistico “Alta Valle del Potenza”, con il supporto del gruppo “Matelica Cycling Club”, con la collaborazione della FCI (Marche e Abruzzo) e del CONI Marche.
Una pedalata non competitiva, nata per unire simbolicamente le montagne marchigiane a quelle abruzzesi, per ricordare le vittime marchigiane Emanuele Bonifazi di Pioraco, Marco Tanda di Castelraimondo, Marco Vagnarelli e Paola Tomassini di Castignano e tutte le altre vittime della tragedia di Rigopiano.
Hanno aderito all’iniziativa oltre al gruppo “ASD ciclistica” di Castignano, anche il gruppo“ Amici cicloamatori” di Castel Frentano e “l’Unione Sportiva” di Lanciano, in memoria di Luciano Caporale e Silvana Angelucci.
Lo sport è il segno del benessere, dell’amore, della passione, dell’impegno, della tenacia e della lealtà; con esso si forgiano i caratteri e forse il ciclismo è veramente una metafora della vita; nei momenti più duri, chi non molla riesce ad immagazzinare le risorse mentali e fisiche per farcela la volta successiva.
I ciclisti sono partiti da Pioraco; a Roseto si sono aggiunti al gruppo anche i ciclisti di Castel Frentano e Lanciano e tutti insieme si sono diretti verso Rigopiano.
Una significativa giornata sportiva, un pellegrinaggio, come lo ha definito il sindaco di Pioraco Luisella Tamagnini presente alla manifestazione insieme a due assessori, per ricordare e non dimenticare la grande tragedia che ha provocato la morte di 29 persone.
Una pedalata inizialmente gioiosa di circa 230 km, diventata una discesa silenziosa e rispettosa verso quel sito di macerie, dove le immagini parlano da sole.
Ad attenderli a Rigopiano alcuni familiari e compaesani delle vittime e il sacerdote di Farindola, che ha curato un momento di raccoglimento e di preghiera per le vittime.
Con questa pedalata lunga e faticosa gli organizzatori vorrebbero che giunga un messaggio forte a tutta l’Italia: la montagna non deve impressionare, essa può essere sia fonte di lavoro, sia di relax. Ma va rispettata, perché la natura mai più sia matrigna, bensì fonte di speranza e perchè non accada mai più quello che è successo il 18 gennaio 2017.
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