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Maceratese, l'amarezza di Turchetta: "Qualcuno si metta una mano sulla coscienza. Il calcio non è questo"

Maceratese, l'amarezza di Turchetta: "Qualcuno si metta una mano sulla coscienza. Il calcio non è questo"

Vedere Gianluca Turchetta sconsolato fa un certo effetto. Perché lui è un burlone e le sue battute fanno allegria. “Un giorno se ne potrà parlare di quello che abbiamo vissuto, speriamo con il sorriso sulle labbra, adesso no, non ci riesco” fa Turchetta, 26 anni da compiere il prossimo mese.

 

Gianluca Turchetta, come vive lo spogliatoio quello che sta succedendo intorno alla squadra?

“Le impressioni sono le solite, non so da quanti mesi a questa parte. Di chiacchiere ne sono state fatte tante, tutti hanno potuto mettere bocca su questa società, ma di fatti non ne abbiamo visti, neanche mezzo. Noi aspettiamo solo quelli. Può arrivare qualsiasi persona a prendere la Maceratese, ma servono i fatti per guadagnarsi la fiducia”.

 

La tifoseria organizzata si è schierata contro la nuova proprietà che fa capo a Claudio Liotti.

“L’unica cosa che mi viene da pensare è che stiamo toccando il fondo, peggio di così penso sia difficile, non mi viene in mente niente rispetto a quello che stiamo passando”.

 

Bisogna dunque pensare positivo?

“Per il futuro della Maceratese è fondamentale che la nuova proprietà si metta subito al lavoro. Noi la nostra parte l’abbiamo fatta. Il campionato è agli sgoccioli, la salvezza è stata centrata. E’ stato un vero miracolo sportivo. Adesso che abbiamo raggiunto il nostro obiettivo ci alleniamo più serenamente, qui la tranquillità non c’è mai stata. Tutti all’interno della squadra hanno dato il cento per cento in questi sette mesi”.

 

Quanti stipendi avete ricevuto dopo il mese di ottobre?

“Negli ultimi sei mesi ne abbiamo preso uno”.

 

E’ stata sempre così tribolata questa stagione, fin dall’inizio?

“Non riesco a definire il momento migliore, penso che adesso a livello mentale sia quello peggiore. Quando fai un’annata del genere e non hai nemmeno la forza per festeggiare la salvezza, è emblematico. Siamo andati avanti vivendo di speranza”.

 

Cosa vi ha dato la forza per andare avanti?

“L’ossigeno è stato dato dallo staff e dai giocatori più esperti, sono loro che hanno potuto trascinare i più giovani alla fine di questo campionato fra mille difficoltà. Andare a cena ogni settimana a spese di Giunti, Perna, Sabato, Quadri, Gattari, non succede in tutte le squadre. Ci ha dato entusiasmo”.

 

E’ una situazione veramente triste.

“Si dovrebbero mettere la mano sulla coscienza. I problemi possono starci nelle società, ma così è troppo. I ragazzi che da noi si sono affacciati per la prima volta nel calcio hanno visto un mondo diverso, il calcio non è questo”.

 

I tifosi, gli appassionati, vi sono stati vicini, chi ha potuto ha contribuito anche economicamente. Vi è stato di aiuto?

“Certo. La loro vicinanza l’abbiamo sempre sentita. Se siamo riusciti a tirare fuori qualcosa in più nonostante la situazione è anche grazie a loro. La posizione di classifica è stata di aiuto, quando le cose vanno bene si può mettere un po’ di polvere sotto al tappeto”.

 

Se tornasse indietro accetterebbe ancora di giocare per la Maceratese?

“Lo scorso anno ero in serie D, ho avuto la possibilità di riaffacciarmi tra i professionisti, ho dimostrato a me stesso che in situazioni come queste si vedono gli uomini. Chiunque di noi può guardarsi tranquillamente allo specchio e camminare a testa alta”. 

 
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