"Non permettiamo al coronavirus di toglierci anche la Pasqua": la lettera di una maestra ai suoi alunni
Il tempo sembra essere sospeso nell’epoca del Coronavirus. È un tempo che vive di contraddizioni. Il tempo infinitamente lungo da colmare nei giorni confinati a casa e il tempo che non basta mai a medici e infermieri sulle corsie. Ovviamente anche i bambini risentono molto del particolare momento che stiamo vivendo, dove ogni cosa assume un altro sapore, anche le prossime vacanze pasquali. Eppure da ogni evento negativo, si deve e si può trarre una forza propulsiva, un’occasione di crescita. Per questa ragione la maestra Elisabetta Nardi ha voluto scrivere una lettera di auguri di Pasqua ai suoi alunni delle classi IA, IIIA, IIIB, IVA, VA, della scuola primaria Anna Frank di Pollenza, per far comprendere loro e a tutti ibambini l'importanza di questo tempo "sospeso".
Ecco la lettera integrale scritta dalla maestra e inviata al nostro giornale
“Buona Pasqua, cari bambini!
Stanno per arrivare le vacanze. Quest’anno non hanno il sapore degli altri anni, ma non permettiamo al coronavirus, il piccolo fantasmino che si è insinuato nelle nostra vita, di toglierci anche la Pasqua.
Il tempo è diventato tutto uguale, scandito da una dolorosa quotidianità, intrappolata nelle nostre case, che prima amavamo tanto ed ora ci sembrano prigioni. Non si può uscire di casa, il fantasmino è in agguato! Ci impedisce di andare a passeggio e goderci la primavera, ci impedisce di andare al supermercato, in piscina, in chiesa, a casa dell’amichetto.
Ci impedisce perfino di andare a scuola! Chi l’avrebbe mai detto che quel luogo, che prima ci sembrava una prigione, dove dovevamo trascorrere tanto del nostro tempo a faticare per imparare l’Inglese, la Lingua Italiana e tante altre discipline, ora …beh diciamocelo pure, ora lo vediamo come il luogo dell’accoglienza, della libertà, della comunità con cui crescere in allegria, confrontandoci con i nostri compagni.
E i nostri maestri, che dire di loro? Prima ci sembravano carcerieri, ora di nascosto, sulla classe capovolta scriviamo loro: “Maestra, mi manchi tanto!”
Pure a noi maestri, cari bambini, ci mancate da morire!
E’ bello avervi rincontrato virtualmente attraverso il video del computer , ma non eravate i soliti bambini chiassosi: eravate lì, gelidi ed impauriti, quasi a domandarvi: “Ma allora i nostri maestri esistono ancora? Si occupano e preoccupano ancora di noi? Possiamo contare ancora su di loro?”
Ebbene sì, dietro a quel video i maestri ancora ci sono e non vedono l’ora di riabbracciarvi, di farvi sentire quanto siete indispensabili alle loro esistenze! Un maestro da solo non può esercitare la sua professione, è come un giardiniere in un deserto, cosa può coltivare?
Un maestro ha bisogno di comunicare, ha bisogno della vostra attenzione, della vostra intelligenza, della vostra memoria e della vostra curiosità, per aprirvi la finestra del sapere e lasciar entrare in voi tutto ciò che egli per primo ha imparato e ha trovato: la chiave della vita.
La chiave per aprire il domani: la Matematica per fare i conti della spesa, l’Italiano per leggere e scrivere tutto ciò che i nostri avi ci hanno lasciato in dote: dai segreti dell’universo, alle tradizioni culinarie, alle lingue per comprendere popoli di Paesi diversi, alla Religione per comprendere quel Dio che ci ama e che non ci lascia mai soli!
Qualcuno quel Dio, lo chiama Allah, qualcuno Adonai, noi lo chiamiamo Padre. In questi giorni il Padre ci ha lasciati soli a combattere il fantasmino che si è intrufolato nelle nostre vite e ci toglie le vacanze pasquali? No, Dio non ci ha lasciati soli: Dio è come i nostri maestri, ci guarda da dietro uno schermo e ci ha dato un compito importantissimo da svolgere e vuole che siamo noi, con la nostra intelligenza, sensibilità e disponibilità umana a capire che questo tempo “sospeso” è un tempo in cui dobbiamo mettere a frutto tutto ciò che apprendiamo a scuola. E’ il modo di Dio nell'essere maestro, il suo modo di farci comprendere che gli insegnanti sono fondamentali per crescere nella conoscenza del mondo e di noi stessi. Al computer posso vedere dei video meravigliosi che mi spiegano la geografia, le scienze e le altre materie, meglio perfino del mio maestro; ma non mi esortano, non mi incoraggiano, non mi sgridano se io sono distratto; i video seguitano a scorrere senza per nulla accorgersi del mio stato d’animo, non mi sgridano come fa la maestro, quando si accorge che la mia testa vaga in altre dimensioni mentre lui si accinge a spiegarmi i concetti più difficili, cercando tutti i modi possibili per semplificarmi i meccanismi della conoscenza. Impagabile Maestro.
Ed il valore dei compagni di scuola? Non avrei mai capito quanto siano importanti per me, se non ne avessi provato la separazione, eppure spesso mi nascondevano gli oggetti o mi davano le spinte o mi disturbavano proprio in quel raro momento in cui volevo concentrarmi! Roba da matti! Adesso sento anche la loro assenza e non ho nessuno con cui confrontarmi, con cui gareggiare nel conoscere meglio le materie che i maestri mi insegnano!
Non posso andare da nessuna parte, se non nelle diverse stanze di casa e comprendo il valore della vita all’aria aperta, delle passeggiate per i paese, o le ore spensierate passate al parco giochi: tutto mi sembra un ricordo lontano.
Ecco, sì, ora ho tanto tempo: devo pensare al tempo in cui potrò essere un bravo medico che combatte e distrugge il fantasmino, o un infermiere che porta le cure ai nonni che sono soli negli ospedali, o un bravo sacerdote, un imam o un rabbino che porta la consolazione di Dio nelle corsie e nelle case dove ci sono le persone sofferenti a causa della malattia o della morte.
Intanto questo tempo è da riempire già ora degli affetti che abbiamo vicini: mamma, papà, i fratelli, le sorelle e i nonni, tutti coloro che il fantasmino ha reso prigionieri in casa insieme a me.
È un tempo da impiegare al computer a collegarmi con la mia classe virtuale, la classe capovolta, mentre io sono solo in casa. E i miei compagni, che condividono con me la mia solitudine, non li posso toccare, non posso correre con loro, ma so che ci sono e che mi vogliono più bene di prima.
È il tempo dell’impegno per costruire un mondo migliore, un mondo fatto di affetti, della consapevolezza che per vincere il fantasmino dobbiamo tutti unire le nostre forze e le nostre esperienze, solo così lo vinceremo e ritorneremo a scuola per sognare il giorno in cui saremo anche noi in corsia per guarire, confortare, sorridere”.
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