Dare voce a chi non l’ha: tra Solženicyn, Gheno e Iannacone, il linguaggio come forma di resistenza
"Come abbiamo creato le disuguaglianze e le ingiustizie che caratterizzano il nostro tempo?". Secondo Marco Sabbatini, questa è la domanda che percorre i discorsi di Aleksandr Solženicyn raccolti nel volume "Una parola di verità", recentemente pubblicato dalle Edizioni Università di Macerata nella collana Prolusioni. Il libro, curato e tradotto dallo stesso Sabbatini, è stato protagonista di uno degli appuntamenti, molto partecipato, che hanno animato la partecipazione dell'Ateneo maceratese al Salone Internazionale del Libro di Torino.
Nei suoi discorsi, Solženicyn riflette sul nostro rapporto con i più deboli e sul ruolo della politica, chiamata a prendersi cura di chi soffre. Proprio pensando ai più fragili, la sociolinguista Vera Gheno ha messo in discussione il concetto di "normalità", ricordando - anche attraverso il pensiero di Miranda Fricker - i tanti modi in cui è possibile togliere la parola a intere categorie, tra cui le donne, e quanto il linguaggio influenzi la nostra visione del mondo.
Anche in contesti segnati da guerra e occupazioni la parola può essere forma di resistenza. Lo ha raccontato la giornalista Rai Laura Tangherlini, portando l’attenzione su Siria e Palestina: "In Siria scrivere diventa possibilità di vita. Dopo anni di occupazione, anche in Palestina la parola è una forma di lotta contro l’annientamento storico e culturale. La letteratura e la storia, in quei contesti, hanno avuto un ruolo fondamentale nel mantenere viva la memoria".
Il racconto della realtà attraverso uno sguardo intimo e profondo è stato, invece, al centro dell’intervento del giornalista e autore televisivo Domenico Iannacone: "Avevo bisogno di trovare una dimensione diversa per raccontare scampoli di umanità che altrimenti sarebbero rimasti esclusi", ha dichiarato.
Lo sguardo sui più piccoli ha trovato spazio allo stand della Regione Marche con la presentazione della collana Operattivamente: ascolta, disegna e gioca con l’opera lirica, un progetto ludico-didattico ideato da Paola Nicolini e Carlo Scheggia per avvicinare l’infanzia al linguaggio dell’opera.
"L'opera nasce da una storia e da lì si sviluppa con tutti i suoi linguaggi performativi - ha spiegato Nicolini -. Coinvolgendo le studentesse e gli studenti UniMc, abbiamo cercato di rendere accessibili le trame, spesso tragiche, delle opere liriche, perché capaci di far riflettere e crescere. La narrazione permette di affrontare la complessità e di apprendere anche a 'so-stare' nelle difficoltà".
"Questi libri - ha ricordato Scheggia - vogliono mantenere viva un’energia dirompente verso i sogni e alimentare la speranza e la responsabilità di rendere il mondo migliore". La presidente delle Eum Simona Antolini ha annunciato il nuovo corso della collana, rinnovata anche dal punto di vista grafico grazie alla collaborazione con l'Accademia delle Belle Arti di Macerata e pensata per un utilizzo in ambito sia scolastico che extrascolastico.
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