Diabete, conoscerlo per evitarlo: sintomi, diagnosi e cura. Parola al dottor Gabriele Maolo
Esiste una patologia subdola, spesso silente ma che, stando ai dati dell'Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), colpisce più di 422 milioni di persone nel mondo, determinando in maniera più o meno diretta circa 1,5 milioni di decessi. Stiamo parlando del diabete, condizione in crescente aumento anche nel nostro paese, dove si stima che i diabetici arriveranno ad essere 5 milioni entro il 2030.
Il diabete mellito è una malattia cronica caratterizzata da iperglicemia, ovvero da livelli troppo alti di zucchero (glucosio) nel sangue. Essa può essere dovuta innanzitutto all’incapacità da parte del pancreas di produrre insulina, cioè l’ormone deputato al trasporto del glucosio nelle cellule dove viene utilizzato come fonte energetica: è questo il caso del diabete di tipo 1, malattia autoimmune (poiché è lo stesso sistema immunitario a distruggere le cellule pancreatiche adibite alla produzione di insulina) che, nella maggior parte dei casi, fa il suo esordio in età infantile o adolescenziale.
Ma nel 90% dei casi, la malattia diabetica si presenta come diabete di tipo 2, determinato da una ridotta secrezione di insulina da parte del pancreas e/o dall’incapacità dell’organismo di utilizzarla correttamente.
Tale condizione emerge spesso in età adulta in soggetti predisposti per familiarità o stili di vita scorretti e, se non si agisce adeguatamente per riportare l’iperglicemia sotto i livelli di guardia, nel lungo termine può creare serie complicanze a tutti gli organi.
È per questo che nelle Marche i principali enti pubblici, in collaborazione con gli istituti di ricerca, hanno lavorato per allestire una rete diabetologica integrata, con 15 centri di diabetologia diffusi sul territorio regionale che fanno capo ad unico database clinico.
Sono 80.000 i marchigiani affetti, un numero in crescente aumento che quest’anno ha spinto la Regione ad aderire al progetto internazionale Cities Changing Diabetes, con l’obiettivo di valutare l’incidenza della patologia nelle diverse aree del territorio e definire un piano preciso allo scopo di salvaguardare la salute dei cittadini e prevenire la malattia.
Obiettivo, quest’ultimo, che, nel nostro piccolo, anche noi intendiamo perseguire con la collaborazione del dottor Gabriele Maolo, endocrinologo consulente Associati Fisiomed, già direttore del reparto di Diabetologia dell'ospedale di Macerata.
Dott. Maolo, quali sono i principali sintomi del diabete?
"Esistono una serie di sintomi che possono considerarsi dei campanelli d’allarme: calo ponderale, dolore agli arti inferiori, astenia, fame e sete intense e frequenti, urine molto abbondanti, gengiviti, alterazioni della vista, difficile cicatrizzazione delle ferite e frequenti infiammazioni associate a prurito, soprattutto degli organi genitali.
Spesso i pazienti si presentano da specialisti come l’oculista o il dentista lamentando dei fastidi e sono loro stessi a sospettare la presenza della malattia diabetica, altre volte è in unità coronarica che si scopre di essere diabetici. Tutti dovrebbero essere più attenti ed ascoltare i segnali del proprio corpo, così che la diagnosi possa essere effettuata prima che insorgano complicanze croniche, soprattutto a carico di apparato cardiovascolare, reni, occhi, nervi e del piede".
Come avviene la diagnosi?
"Attraverso un prelievo del sangue. I valori di riferimento sono glicemia in qualsiasi momento > 200 mg/dl, glicemia a digiuno >= 126 mg/dl, glicemia dopo 2 ore dal carico orale di glucosio (OGTT) >= 200 mg/dl ed emoglobina glicosilata >= 6,5%".
Come curare il diabete?
"Innanzitutto occorre che la persona diabetica sia consapevole di dover affrontare una modifica radicale del suo stile di vita e seguire scrupolosamente la terapia farmacologica. I cardini della cura sono infatti la dieta, l’attività fisica ed i farmaci. Per quel che riguarda la dieta, non occorre eliminare intere categorie di alimenti, anzi, dovrebbe includere cibi che contengono carboidrati e non esistono evidenze che l’abituale apporto di proteine debba essere modificato se la funzione renale è normale.
I grassi saturi dovrebbero costituire meno del 10% dell’apporto energetico totale e la quantità di colesterolo dovrebbe essere < 300mg/die. A queste abitudini alimentari vanno associati l’assunzione regolare dei medicinali che lo specialista riterrà opportuno prescrivere e - fondamentale - una costante attività fisica. Questa dovrebbe essere aerobica, di intensità adeguata al singolo paziente, da praticarsi almeno tre volte alla settimana per minimo 30 minuti per seduta".
Immagino che i consigli relativi alla dieta e all’attività fisica siano validi anche parlando di prevenzione...
"Certamente. Prevenire una malattia significa innanzitutto conoscerla. I soggetti geneticamente predisposti devono sapere che la sedentarietà e un’alimentazione eccessiva, troppo ricca in zuccheri semplici, bevande dolci e alcooliche, grassi saturi crea una condizione di sovrappeso o di obesità che favorisce lo sviluppo del diabete mellito. Passa sempre tutto attraverso l’adozione di corretti stili di vita, anche nella prevenzione e cura di un particolare tipo di diabete come quello gestazionale".
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