Valfornace, lo sfogo di Sandro Luciani: "Una lenta fine inconsciamente accettata"
"A quattro anni dal terremoto, dopo aver visto passare tre inutili figure di commissari e aver assistito a irreversibili scempi di natura paesaggistica (unico capitale su cui sviluppare progetti e attività), anche il Comune di Valfornace, in piena sintonia con il generale agire burocratico del sistema, si è praticamente adagiato in un soporifero vivacchiare". Così il Capogruppo di minoranza Sandro Luciani commenta la gestione del Comune di Valfornace da parte della Giunta Citracca, attraverso una lettera aperta inviata alla nostra redazione.
"I costanti decessi dei numerosi anziani, a cui si aggiungono partenze di nuclei familiari giovani, hanno trasformato l’antico borgo, culla di tradizioni e cultura locale, in un relitto di comunità destinato ad implodere. Le nostre contrade interne, con estremo dolore, si spopolano giorno dopo giorno - scrive Luciani -, il silenzio cala sui resti di comunità che costantemente non trovano la forza di rinascere. Gli antichi progetti di collegamento tra comunità, lo sviluppo di iniziative nuove impostate su logiche moderne, legate alle tradizioni e ai saperi autentici, sono sempre più lasciate all’inerzia dell’oblio. La nostra comunità non fa eccezione e la popolazione attonita, prima dagli eventi sismici poi dalla pandemia covid 19, confinata nelle anguste soluzioni abitative, inizialmente definite “momentanee”, ora sempre più “definitive” anche in rapporto all’età degli occupanti, sta percependo che per la maggioranza di loro sarà “l’ultima residenza”. Sono molti coloro che non residenti, proprietari di seconde abitazioni nella maggior parte dei casi ereditate, stanno stancamente attendendo l’avverarsi delle favola della ricostruzione".
"In un primo momento ci si era infervorati nella speranza di vedere l’avvio di quel programma di ricostruzione, che man mano si è trasformato in una presa per i fondelli con il ripetere "non vi lasceremo soli". Ora che si è rimasti soli non resta che amareggiarsi e per qualche singolo ostinato proseguire nell’incalzare il sistema, ma con poca convinzione - osserva Luciani -. Nella piccola realtà di Valfornace siste un fabbricato di proprietà comunale costruito da oltre 70 anni, che per normativa vigente è sottoposto ad un vincolo storico che ne impedirebbe la demolizione e la sua ricostruzione, anche in altro luogo, seppur l’immobile non presenti particolari emergenze architettoniche da salvaguardare. Normativa che, applicata in maniera letterale, senza un minimo di ragionevolezza, porta inesorabilmente al più totale immobilismo procedurale. Ebbene, che si fa in Valfornace? Si inviano quesiti alle Istituzioni preposte e si attende fiduciosi; se poi le Istituzioni ritardano o non danno riscontro o peggio si limitano ad interpretare lessicalmente, la frittata è servita e l’amministrazione comunale che fa? Attende, trincerandosi dietro la scontata inutile frase 'siamo in attesa di risposta'. Tutto questo immobilismo a chi giova?"
"Alcuni iniziano a chiedersi: come mai i funzionari o peggio gli amministratori sono così poco attivi ed intraprendenti? Molte sarebbero le ipotesi di soluzione, ma è necessario che qualcuno le proponga. Invece tutto tace, gli uffici ed i rispettivi dirigenti si giustificano con la rilevante mole di lavoro fuori programmazione (quale?), senza mai assumersi responsabilità o proporre iniziative. Sono proprio le iniziative, che insieme alle idee di programma mancano a Valfornace, mentre la popolazione decresce. Forse una possibilità esiste ed è quella di proseguire con aggregazioni tra realtà comunali più grandi, perseguendo modelli di sviluppo nuovi e in grado di programmare l’indispensabile sovvertimento dell’attuale tendenza, che sta portando alla distruzione dei valori di civiltà che la storia ci ha tramandato" conclude il consigliere Luciani nella sua lettera.
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