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"Prima il ponte sullo Stretto, poi via dei Velini", la lenzuolata non piace al sindaco: a Macerata è l'ora della censura

"Prima il ponte sullo Stretto, poi via dei Velini", la lenzuolata non piace al sindaco: a Macerata è l'ora della censura

Chi ha ancora confidenza con la cultura rurale, arcaica e bigotta, ma comunque affascinante, si ricorderà delle lenzuolate. Cos’erano? Voleva la vulgata che dopo la prima notte di nozze la neosposa mostrasse, appendendole alla finestra, a tutto il contado le lenzuola macchiate di sangue per far vedere che era giunta illibata agli sponsali e che la verginità era stata donata al marito.

Era così forte questa credenza che Trotula De Ruggiero o Trota di Salerno (XI secolo) – la prima donna medico riconosciuta in Italia – nel suo saggio d’igiene, il Tortula, raccomanda: “Il giorno prima del suo matrimonio, la donna si metta cautamente una sanguisuga sulle labbra vaginali, avendo cura che non si infiltri per errore; allora il sangue uscirà e si formerà una piccola crosta in quel punto.”

La lenzuolata dunque è un titolo di merito. Ma al Sindaco di Macerata e al suo assessore ai lavori pubblici non piace far sapere a tutti che hanno perso la verginità: cioè hanno un rapporto problematico con l’opinione pubblica.

Già due volte sono comparsi dei manifesti "su tela" all’imbocco di via dei Velini per protestare per la lentezza dei lavori per quella strada – si ricorderà che il Giullare, mettendo a paragone il cantiere di questi 400 metri maceratesi con l’Autosole, ha constatato che se l’A-1 fosse stata realizzata con i tempi cittadini ci sarebbero voluti 21 secoli per portarla a termine. Il che spiega perché l’assessore ai lavori pubblici parli d’intervento epocale a proposito della “corta di Villa Potenza” – e per due volte alla velocità della luce sono stati rimossi.

Pare che l’assessore Paolo Renna – che tra l’altro ha il suo bacino elettorale proprio a Villa Potenza – abbia mobilitato in tutta fretta la municipale per cancellare la lenzuolata rea di lesa maestà.

Viene appena in mente che sabato scorso a San Giuliano un signore extracomunitario decisamente in preda ai fumi dell’alcol intorno alle 18 stava molestando tutti gli astanti. Di gente ce n’era tanta, assiepata sulla rotonda dei giardini Diaz – ancora chiusi per i lavori e chissà fino a quando, visto che era stato promesso “a San Giuliano si apre” e, comme d’habitude, a Macerata nessuna scadenza legata ai lavori è stata rispettata. Ma interpellati i vigili urbani hanno risposto: “Abbiate pazienza, abbiamo tanto da fare.”

Che fossero impegnati in via dei Velini a rimuovere l’onta? Sia come sia, il lenzuolo bis, prima di essere fatto sparire, è comparso appeso al camion che sosta ormai da mesi inerte nel cantiere di via dei Velini con la scritta: "O Sandro, O Sandro perché non rendi poi quel che prometti allor? Firmato G. Leopardi".  Difficile equivocare chi sia il Sandro in questione e perciò, a sirene spiegate, arriva l’urbano e ammaina la protesta.

Che però s’era già espressa: sabato 23 agosto, sempre alle transenne del cantiere della "corta" di Villa Potenza, era stato appeso un altro lenzuolo con scritto: “Prima il ponte sullo Stretto poi via dei Velini.” Questo non era piaciuto all’assessore ai lavori pubblici, che ne aveva disposto l’immediata rimozione.

Che strano però, perché lo stesso Andrea Marchiori si era fatto fotografare sorridente, il 25 agosto, in compagnia di tutto lo stato maggiore cittadino della Lega con il Sindaco Sandro Parcaroli – con tanto di fascia tricolore e forbici d’ordinanza – all’inaugurazione della rassegna “Non è niente”, installazione artistica del progetto MarcheLove, una sorta di inno alla satira popolare sotto i neon multicolori di vicolo Consalvi, ribattezzato per l’occasione Vicolo Con Salvini.

E il ritratto più sorridente di tutti era proprio quello di Marchiori, in compagnia del fidato Sergio Romano, presidente della folta e molto ascoltata Associazione commercianti del centro storico, che non perde occasione per farsi un bagno di cultura.

Il fatto è che ci sarebbe molto da discutere sulla rimozione che il Comune compie di questi lenzuoli di protesta, che evidentemente dimostrano come questa giunta abbia perduto la verginità del rapporto con i cittadini, esasperati dalla lentezza, dalla mancata programmazione e spesso dall’illogicità dei cantieri.

Perché è vero che il Comune può sanzionare in base all’articolo 663 del Codice penale chi affigge abusivamente un manifesto (reato peraltro depenalizzato), ma sulla rimozione c’è molto da discutere.

Prima di tutto perché le lenzuolate eliminate non sono offensive di nessuno; secondo, perché esistono dei limiti alla rimozione – su questo si sono pronunciate sia la Cassazione che la Corte costituzionale, che insistono sulla necessità di tutelare il diritto al dissenso; terzo, perché esiste l’articolo 21 della Costituzione, che da questo punto di vista è ultimativo: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

Ora, il Comune può agire solo se il contenuto dello striscione è denigratorio o incita alla violenza, interferisce con un servizio pubblico o crea un danno ai beni “investiti” dallo striscione. Nel caso della “corta” di Villa Potenza nulla di tutto ciò è intervenuto.

Se ne ricava perciò che il Comune di Macerata, con Sindaco Sandro Parcaroli, ha inaugurato una nuova stagione in città: quella della censura. Ma che volete farci: sulla corta di Villa Potenza non si può, ma in vicolo Con Salvini sì!

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