Potenza Picena, Area ex Volpini: il Tar condanna il Comune. La minoranza: "Riaprire la trattativa"
"Con sentenza pubblicata il 4/07/2019, il Tar Lazio Sezione di Roma si è pronunciato in merito all’annosa questione (inizio anni ‘ 80) dell’esproprio e del mancato pagamento della relativa indennità delle aree private “ex Volpini” in località Alvata dove oggi insistono il depuratore, il canile, la ditta privata Green Garden e l'isola ecologica di Porto Potenza" a darne notizie sono i gruppi di minoranza della Città Progetto Civico e Partito Democratico che puntanto il dito contro l'attuale amministrazione guidata dal primo cittadino Noemi Tartabini.
"Il Collegio Romano, al termine di un lungo iter giudiziario, ha accolto, come era ampiamente prevedibile, il ricorso e condannato il Comune di Potenza Picena a restituire i terreni occupati, previo ripristino dello stato dei luoghi, nonché a risarcimento del danno da occupazione illegittima. In alternativa, il Comune può, secondo la pronuncia del Giudice amministrativo, far ricorso all’istituto della cosiddetta acquisizione sanante, corrispondendo ai proprietari l’indennizzo dovuto entro 90 giorni dalla comunicazione o notificazione della sentenza - prosegue la minoranza -. La notizia non dovrebbe sorprendere l’amministrazione Tartabini, la quale era ben a conoscenza degli elementi di fatto emersi nel corso del giudizio e delle conseguenze nefaste che avrebbe avuto una sentenza a riguardo."
"Tuttavia, nonostante il giudizio penda da anni, nonostante il TAR abbia a più riprese indicato e sollecitato il Comune a trovare una soluzione e l’ufficio tecnico abbia indicato la via transattiva come la più adeguata, oggi apprendiamo, per bocca dell’assessore Isidori che, poiché la sentenza non è stata ancora notificata, “[…] non abbiamo affrontato la questione in modo definitivo”. Tutto questo denota un atteggiamento di poca cura e di mancanza di programmazione da parte dell’amministrazione che non pianifica, non gestisce e non governa le questioni fondamentali per il Comune, ma lascia che le stesse divengano emergenza per risolverle poi in maniera inadeguata e dispendiosa per il Comune - proseguono PD e Progetto Civico -. È ovvio che l’ipotesi della restituzione in questo caso sia difficilmente percorribile in quanto le opere andrebbero velocemente spostate altrove e, di conseguenza, al Comune non rimane che pagare l’indennizzo per la realizzazione dell'esproprio sanante e chiudere la vicenda senza dover smantellare tutto. Quest’ultima, rischia indubbiamente di essere la soluzione più gravosa sulle casse comunali e, quindi, per la cittadinanza tutta."
"Alla Giunta Tartabini chiediamo di quantificare i costi a cui andiamo incontro e per quali motivi la Giunta non sia riuscita a chiudere una trattativa con il privato proprietario dell'area per evitare di arrivare a sentenza: quali sono stati gli ostacoli che non lo hanno reso possibile? La questione è di primaria importanza per il territorio comunale e non può essere trattata con superficialità. Occorre, in tempi brevissimi, valutare se vi sono, nonostante la sentenza, gli spazi per riaprire una trattativa e cercare una soluzione definitiva a questa vicenda che salvaguardi i vari interessi in gioco - concludono i gruppi di minoranza -. Per raggiungere questo scopo, chiediamo alla Giunta di coinvolgere il Consiglio Comunale e le commissioni consiliari preposte ed insieme tentare di riaprire la trattativa confrontandosi con il privato. Pertanto chiediamo che venga interessata la commissione competente e che venga invitato il privato ad una riunione aperta della medesima, per verificare insieme se possano esistere ancora margini per riaprire una trattativa finalizzata a dare un esito meno pesante a tutta questa vicenda."
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