Pantana, Menghi e Luciani: "I segretari comunali se ne vanno da Macerata perchè chi governa fa quello che vuole"
Dai consiglieri comunali di Macerata Deborah Pantana, Anna Menghi e Francesco Luciani riceviamo
Nell’ultimo Consiglio Comunale abbiamo capito perché i segretari comunali dopo un po’ di tempo se ne vanno da Macerata.
Appunto, proprio mercoledì dopo i ripetuti appelli del Presidente del Consiglio Comunale per avere il numero legale che è arrivato solo verso le 17, abbiamo iniziato la discussione di una delibera importante che riguardava :”Linee di indirizzo per le ricognizioni e i piani di razionalizzazione degli organismi partecipati dagli enti territoriali”. Una discussione che ha visto coinvolte tutte le partecipate del Comune di Macerata: APM, Meridiana Cooperativa sociale, CE.MA.CO srl in liquidazione, Centro Agroalimentare, Simea srl, SI Marche, Società per l’acquedotto sul Nera spa, Centro di Ecologia e Climatologia , Cosmari srl, Nuova via Trento Spa, Task srl; in quanto con questa delibera si voleva dare seguito all’annunciata riforma Amadia che secondo il centro sinistra cambia in maniera radicale, le regole per quasi tutte le controllate dello Stato e della pubblica amministrazione, in particolare modo riguardo alla trasparenza dei bilanci, agli obiettivi di redditività, al blocco delle assunzioni e degli esuberi, oltre ai fondi di accantonamento nei bilanci degli enti con società in perdita già dal 2015: l’obiettivo finale è la riduzione da otto mila a mille delle società partecipate da Stato ed enti locali.
Secondo l’articolo 4 del decreto sulle Partecipate si stabilisce che potranno continuare ad esistere solo le società che producono “servizi strettamente necessari” come servizi di interesse generale, progettazione e realizzazione di opere pubbliche e l’autoproduzione di beni e servizi .Il Decreto ha quindi dato il via ad un piano di razionalizzazione di tutte le partecipate pubbliche con l’eliminazione di quelle senza dipendenti, o di quelle con più amministratori che dipendenti, o con un fatturato medio inferiore al milione. Le nuove regole prevedono, inoltre, un amministratore unico per le società partecipate (per specifiche motivazioni di adeguatezza organizzativa potranno essere creati anche Consigli di amministrazione da 3 o 5 membri) e un tetto massimo al suo compenso, e a quello di tutti i dirigenti, di 240mila euro all’anno. Il Decreto intende eliminare, inoltre, le società in perdita, ossia, quelle che negli ultimi 5 anni di bilanci hanno registrato quattro bilanci in rosso e quelle inutili per la collettività e che non generano profitti. Da questo momento gli enti dovranno tenere nei loro bilanci un fondo vincolato per gli accantonamenti per le perdite, una sorta di “copertura rischio d’impresa”.
Le pubbliche amministrazioni che non presenteranno un piano di razionalizzazione, fusione e soppressione saranno obbligate al pagamento di una sanzione, variabile tra i 5.000 e 500.000 mila euro. A vigilare ci sarà un organo predisposto del Ministero dell’Economia che avrà veri e propri compiti ispettivi sulle aziende: potrà, infatti, effettuare ispezioni presso gli uffici della società e chiedere ad esse l’esibizione di commenti ed atti che ritenga necessario esaminare, potrà inoltre, laddove si presentino irregolarità, aprire una fase di amministrazione straordinaria, fase in cui i poteri passeranno al Governo ed in particolare al Mef. Queste sono in sostanza le modifiche apportate dal Governo in carica poca cosa rispetto a quanto richiesto dal centro destra.
Comunque per ritornare ai fatti di ieri, ad un certo punto il capogruppo del PD Maurizio del Gobbo presenta un emendamento in cui chiede una modifica sostanziale della delibera tanto che il segretario comunale nel suo parere esplicita proprio che :”pur favorevole se tale emendamento viene accolto dal consiglio comunale appare necessario un ulteriore approfondimento della delibera” quindi è chiaro che il nostro ruolo di controllo in quanto opposizione ci richiedeva necessariamente di far ritornare la delibera nelle opportune commissioni per rivedere appunto l’impianto normativo del documento. Ma questo non è successo in quanto il PD dopo aver stravolto la delibera e votato appunto un emendamento contro il Sindaco, ha voluto con forza l’approvazione di questo atto pur con un parere discordante del Segretario Comunale. Ecco perché da noi i segretari se ne vanno, chi ci governa vuole necessariamente fare ciò che vuole. Per questo noi dell’opposizione siamo usciti dall’aula perché non volevamo votare un atto viziato nei suoi contenuti da un emendamento fatto a posta dalla maggioranza contro il Sindaco, noi non siamo complici di questi giochetti di sinistra che però ci fanno capire ancora una volta che il Sindaco va da una parte e la sua maggioranza da un’altra, ormai è chiaro che il centro sinistra maceratese sta pensando al 2020 ed a come rottamare questa Giunta. Non solo, il PD Maceratese ha creato tutto questo caos anche per salvaguardare l’incarico della presidenza della Task srl al segretario provinciale del PD Vitali.
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