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Modesti: "Ecco perchè voto Sì al referendum"

Modesti: "Ecco perchè voto Sì al referendum"

Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa di Cataldo Modesti:

La critica di fondo che viene rivolta dai critici è che la riforma sarebbe antidemocratica e autoritaria poiché si concentrano troppi poteri nelle mani di un uomo solo e non sono previsti poteri di bilanciamento e strumenti di garanzia. Queste critiche generano allarme e preoccupazione. Ed è giusto verificare alla fonte se sono motivate. Io l’ho fatto mettendo a confronto, parola per parola, il testo vigente e quello sottoposto a referendum. Francamente trovo  infondate  tali preoccupazioni. Andiamo per ordine.

  • I primi 54 articoli (principi fondamentali e la parte prima – diritti e doveri -) non vengono minimamente toccati.
  • Le modifiche riguardano l’ordinamento della Repubblica ed essenzialmente consistono nel superamento del bicameralismo paritario, la trasformazione del Senato ed il conseguente mutamento del procedimento legislativo. Inoltre vengono riportate in capo allo Stato alcune materie ora di competenza delle Regioni o “concorrenti” tra Stato e Regioni.
  • Sul bicameralismo non mi soffermo per brevità anche perché è l’aspetto forse più noto e comprensibile anche ai non addetti ai lavori. In ogni caso lo snellimento del procedimento legislativo e la riduzione dei costi, da non enfatizzare, sono evidenti. Strumentale è la critica sulle modalità di nomina-elezione dei senatori. Infatti, i consiglieri regionali sono scelti dagli elettori con il sistema delle preferenze (che io non apprezzo) mentre i parlamentari sono nominati dai partiti con le liste bloccate o come lo erano nei collegi uninominali prima del porcellum.
  • Concordo pienamente con la “potatura” dei poteri regionali (personalmente ci sarei andato anche più pesante). Le grandi reti di comunicazione, l’energia, le principali infrastrutture portuali e aeroportuali, ecc.. non possono che essere di competenza nazionale e in alcuni casi sovranazionali.
  • Vengono tolte dalla Costituzione le provincie e viene soppresso il CNEL.
  • Il procedimento legislativo solo in apparenza sembra complicato. Ci sono tempi più certi per l’approvazione dei provvedimenti ritenuti urgenti dal governo e contestualmente viene limitato il ricorso ai decreti legge (vero svuotamento del ruolo del parlamento).
E veniamo alle garanzie ed all’equilibrio dei poteri.
  1. La Magistratura non viene nemmeno sfiorata.
  2. La Corte Costituzionale rimane di 15 membri. Cambia la modalità dell’elezione dei 5 rappresentanti del parlamento. Prima erano eletti in seduta comune. Ora saranno eletti distintamente tre dalla camera e due dal senato. Una maggioranza arrogante potrebbe, al massimo, eleggerne uno in più.
  3. Per il Governo non cambia una virgola.
  4. Per il Presidente della Repubblica cambia soltanto il quorum per l’elezione che viene aumentato dalla maggioranza assoluta ai 3/5 (60%). Con l’italicum il partito che vince nonostante il vituperato premio di maggioranza, tra camera e senato (nominato in modo proporzionale) non va oltre il 52/53%. Oggi la maggioranza di governo sarebbe in grado di eleggere il capo dello stato da sola. Domani sicuramente no.
  5. E’ previsto lo statuto delle opposizioni per garantire  i diritti delle minoranze.
  6. Il Senato può richiamare, con tempi brevi e certi, le leggi che approva la Camera e proporre modifiche sulle quali la stessa Camera deve pronunciarsi. E’ un antidoto alla fretta e alla superficialità.
  7. Le leggi elettorali a richiesta di 1/4 dei deputati o di 1/3 dei senatori vanno esaminate dalla Corte costituzionale prima di essere promulgate.
Strumenti della partecipazione popolare.
  • Il numero di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare aumenta da 50.000 a 150.000. Solo che oggi nessuna proposta viene presa sul serio dal Parlamento. Domani sarà obbligatorio il suo esame.
  • E’ previsto il referendum propositivo (da disciplinare con apposita legge).
  • Per i referendum abrogativi nulla cambia con la richiesta da parte di 500.000 elettori. Se la richiesta è sottoscritta da almeno 800.000 elettori il quorum non è più della maggioranza assoluta degli aventi diritto (questo meccanismo ha fatto fallire tanti referendum che pure avevano ottenuto un plebiscito di SI e consente la poco trasparente strategia del non voto) bensì della maggioranza dei votanti alle ultime elezioni politiche (in sostanza un quorum decisamente più basso di circa 5-6 milioni).
Dunque, nuovi e maggiori strumenti di partecipazione diretta.

L’ultima osservazione dei critici riguarda i tempi per l’approvazione delle leggi di attuazione e dei regolamenti. E’ questione di volontà politica. Comunque ricordo che la Costituzione entrata in vigore il 1.1.48 prevedeva la Corte Costituzionale, nata dopo sette anni;  le regioni e i referendum nati dopo oltre 20 anni.

Non sono un renziano, non l’ho votato. Ho preso le distanze anche dalle minoranze dem che ho votato poiché impegnate a tempo pieno a criticare, in tempo reale, ogni decisione del Governo e del segretario.  Giudico in assoluta autonomia senza dover rendere conto. Si poteva fare di più e meglio. Oggi siamo chiamati ad esprimerci e valutati i contenuti, alla domanda referendaria rispondo con un SI poiché si fanno passi in avanti.

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