Marcia su Roma, ad Ascoli si presenta libro che celebra i 100 anni: è bufera. Facciamo chiarezza
Sta destando clamore la notizia della presentazione in quel di Ascoli, il prossimo 24 marzo, dell’opera "Cento-Eredità di una rivoluzione", la quale celebra il centenario della marcia su Roma attraverso "ritratti, aneddoti e storie", come riportato sulla locandina dell'evento.
Nel post Facebook degli organizzatori della manifestazione si legge: "Cento è una pubblicazione, sotto forma di un giornale, che ci tramanda concretamente un patrimonio senza pari. Quella di un Ventennio in cui l'Italia si affermò nel panorama mondiale come un'eccellenza in tutti i campi dell'umanità. Dopo un'accurata selezione, sono stati stilati cento profili di uomini e donne che hanno fatto la storia della scienza, dell'arte, del pensiero, dello sport, della civiltà".
Profili che "rappresentano l'espressione di un Mito vivente e tangibile, di un'esperienza fondata sulla volontà e la consapevolezza. Non si tratta di un malinconico ricordo, ma di un testimone da trasmettere". Nelle ultime ore, però, il titolare della sede in cui l'evento (Caffè Bistrot, ndr) era originariamente previsto, ha deciso di annullare la presentazione. Si è in attesa di comprendere se verrà scelta una nuova location, magari con un cambio di data e orario.
Sulla vicenda sono intervenuti i deputati marchigiani del Pd Irene Manzi e Augusto Curti, chiedendo all'amministrazione comunale di opporsi. Ascoli Piceno, città Medaglia d'oro al valor militare per l'attività partigiana, è guidata dal sindaco Marco Fioravanti (Fratelli d'Italia), con una maggioranza di centrodestra.
Il primo cittadino - insieme al presidente di regione Francesco Acquaroli, che ha poi preso le distanze dichiarandosi all'oscuro in merito al tema dell'incontro - partecipò il 28 ottobre 2019 ad una "cena nostalgica" per l'anniversario della marcia su Roma, con fasci littori e aquile stampati sui menù, ad Acquasanta Terme.
Non arriva la condanna del primo cittadino, che si smarca così: "Non si tratta di un'iniziativa del Comune". Si accoda anche CasaPound, che accusa il Pd di "censura per motivi ideologici". I profili selezionati in 'Cento' rappresenterebbero "eccellenze umane, un modello positivo a cui guardare". E rilancia: "I dem vengano alla presentazione per una lezione di storia che non ha nulla a che fare con il nostalgismo che ci viene attribuito".
E sia, addentriamoci in questa lezione di storia e cerchiamo di fare un po' di chiarezza, cercando di trovare elementi da celebrare in quello che fu a tutti gli effetti un colpo di Stato (a cui Mussolini non prese neanche parte, essendo fuggito per precauzione in Svizzera nel caso le cose fossero andate male). I miti circolanti sul fascismo, le presunte "cose buone" che solitamente vengono attribuite al duce più per sentito dire che per fatti realmente accaduti, sono spesso il risultato di una propaganda vecchia di un secolo e possono essere facilmente verificati con dati storici a portata di click.
Partiamo dalla bufala delle pensioni, una delle preferite da molti che vorrebbero attribuire a Mussolini il sistema pensionistico nazionale: l'Inps nasce nel 1898 e l'assicurazione di validità e anzianità per i lavoratori diventa obbligatoria nel 1919 (la marcia su Roma risale al 1922). Solo a partire dal 1968, fino al 1972, il sistema retributivo sostituisce quello contributivo, portando alla nascita della pensione di anzianità e della pensione sociale: vengono predisposte misure straordinarie di tutela dei lavoratori (cassa integrazione guadagni straordinaria e pensionamenti anticipati) e per la produzione (sgravi contributivi).
E la tredicesima? Per quanto il ccnl del 5 agosto 1937 introducesse l’obbligo di corrispondere una mensilità aggiuntiva oltre alle 12 annuali per gli impiegati nel sistema industriale, sarà solo l’accordo interconfederale per l’industria del 27 ottobre 1946 a estendere il trattamento anche agli operai.
Lo stesso vale per la cassa integrazione, istituita con il decreto legislativo 788 del 9 novembre 1945 relativo alla “Istituzione della Cassa per l'integrazione dei guadagni degli operai dell'industria e disposizioni transitorie a favore dei lavoratori dell'industria dell'Alta Italia”. Benito Mussolini era già morto da mesi. Così come le famose 40 ore di lavoro settimanali, conquista posteriore all’approvazione della Costituzione, intorno agli anni ’50 e ’60.
La condotta di Mussolini nei confronti dei lavoratori? Ha vietato lo sciopero e ha sciolto i sindacati con gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925: Confindustria e sindacato fascista si riconoscono come unici rappresentanti di capitale e lavoro e le Commissioni interne vengono abolite. Poi la legge 563 del 3 aprile 1926 riconoscerà giuridicamente il solo sindacato fascista quale l’unico a poter firmare i contratti collettivi nazionali di lavoro, istituendo la magistratura speciale per la risoluzione delle controversie di lavoro e cancellando il diritto di sciopero.
Le case popolari? La prima legge in merito risale al 1903 e i più importanti progetti di sviluppo urbano in Italia si concentrano nei primi 15-20 anni del XX secolo. A dirla tutta, neanche i treni arrivavano in orario, nonostante Mussolini avesse ereditato una rete ferroviaria ristrutturata prima del ventennio. I ritardi venivano semplicemente nascosti per non perdere la faccia dopo tanta propaganda sulla puntualità, sbandierata come valore fondante del regime.
Da un razzismo (se non interiorizzato, almeno dimostrato dai fatti) tutt’altro che mutuato dall'alleato nazista, come testimoniato dalle leggi emanate fra il 1937 e il 1939 che vietavano matrimoni misti e limitavano le libertà economiche e sociali dei non "ariani italiani" (definizione ovviamente fumosa, basata su nessun presupposto scientifico o culturale attendibile), a un maschilismo imperante che mise le donne ai margini della vita civile, limitandone le possibilità professionali e politiche (regio decreto 2480 del 9 dicembre 1926 e decreto legge del 5 settembre 1938, ndr).
Potremmo andare avanti ancora a lungo, dalla bonifica delle paludi (di cui il fascismo è responsabile solo per il 6% del totale, dopo l'attività iniziata prima del ventennio) alla fondazione della scuola pubblica (la prima scuola elementare è del 1859), dall'attività fisica nelle scuole (resa obbligatoria nel 1878 dalla legge De Santis) al fantomatico pareggio di bilancio (raggiunto solo nel 1925 grazie all'allora ministro delle finanze De Stefani, inviso al duce e destituito poco dopo).
Non serve specificare che persone totalmente malvage o totalmente virtuose possono esistere solo nella fantasia, ma per trarre un giudizio su Mussolini basta ricordare che durante la seconda guerra mondiale persero la vita oltre 300 mila italiani e italiane fra soldati e partigiani, migliaia di donne vennero uccise, torturate, arrestate o deportate e decine di migliaia di ebrei vennero mandati a morire in Germania.
Ciò che è importante sottolineare è l'oggettiva mistificazione che la riabilitazione della figura di Mussolini comporta: per costruire un futuro migliore in un momento di crisi nazionale e internazionale non si dovrebbe guardare a un passato già dimostratosi fallimentare - per non dire di peggio -, ma cercare di individuare soluzioni nuove e coerenti con i tempi che cambiano.
La pagina del fascismo è una delle più importanti nella storia italiana: le profonde cicatrici che il ventennio ha lasciato sul Paese sono tutte visibili nella Costituzione, redatta specificatamente perchè un nuovo totalitarismo (termine coniato da Mussolini) non possa più verificarsi.
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