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Politica Macerata

Europee, il candidato Francesco Carducci (FDI) a Macerata: "Più potere a Giorgia Meloni per affrontare dossier e riforme" (VIDEO e FOTO)

Europee, il candidato Francesco Carducci (FDI) a Macerata: "Più potere a Giorgia Meloni per affrontare dossier e riforme" (VIDEO e FOTO)

Questa mattina presso l'azienda agricola Costa a Macerata, si è tenuto l’evento di presentazione del candidato di Fratelli d’Italia, Francesco Carducci, per le Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno. L’incontro, organizzato e coordinato da Olivier Ramasso, ha rappresentato un momento importante di confronto per tutta la circoscrizione del Centro Italia (Lazio, Toscana, Umbria e Marche), dove i cittadini avranno l’opportunità di eleggere i propri rappresentanti al Parlamento Europeo.

Tra i presenti, Andrea Pettinari, presidente di Confagricoltura Macerata, Alessandro Alessandrini, direttore regionale di Confagricoltura Marche, l’agronomo ed ex assessore alla Provincia di Macerata, Gino Pasquali, e i rappresentanti di due associazioni di cacciatori.

Francesco Carducci, esponente di Fratelli d’Italia, si presenta come una figura di spicco all’interno del partito. La sua candidatura mira a portare avanti una visione europeista che valorizzi l’identità delle Nazioni, passando da un concetto di Unione Europea a quello di una Confederazione Europea di Stati Sovrani cooperanti su macro questioni. Nel suo programma affronta tematiche come il  piano di investimenti pubblici per la crescita in chiave anti austerità, la difesa del Made in Italy, una politica industriale comune nel settore della Difesa, la semplificazione burocratica a livello europeo. Inoltre sono state toccate tematiche come il ruolo dell’Unione Europea e dell’Italia nel contesto internazionale.

Il candidato alle Europee ha inaugurato il suo discorso delineando un suo profilo politico e professionale: “Sono figlio di diplomatici, ho sempre girato il mondo fin da piccolo poi dai 18 anni mi sono stabilito a Roma. Nella mia vita ho fatto politica a fasi alterne; ho ricoperto il ruolo di Segretario Particolare e Capo della Segreteria del Ministero degli Affari Esteri con l’on. Colombo nel 1992, successivamente sono stato Assessore al Turismo e Grandi Eventi e Rapporti Internazionali al Comune di Roma, ho fatto il Consigliere Regionale del Lazio e Capogruppo dell’UDC dal 2010 al 2013.  Pensavo di aver smesso con l’attività politica perché sono un imprenditore nel campo della cultura e, invece, così non è stato”.

Carducci è poi entrato nel vivo della questione europea, avanzando una critica sull’attuale politica dell’austerity verso i Paesi più indebitati: “La posizione dell’Unione Europea, guidata dalla Von Der Leyen, sulle politiche economiche è stata finora quella di una sostanziale austerità nei confronti dei Paesi con forte debito sovrano come Spagna, Grecia; un'unica linea attuata allo scopo di sanare i bilanci pubblici per poi ripartire su un progetto di sviluppo. Tuttavia, questa politica ha avuto un effetto contrario: l’Europa tecnicamente è entrata in recessione".

"Per fortuna, l’Europa dell’ultima fase, soprattutto dopo il Covid, ha messo in campo delle risorse per lo sviluppo che ammontano a 800 miliardi di cui quasi 240 miliardi sono andati all’Italia. Forse questa è una delle ragioni per le quali noi oggi abbiamo un tasso di crescita dell’1%, che sembra qualcosa di miracoloso, mentre la Germania sta di fatto in recessione”.

Dai confini europei è poi passato a un confronto con la politica degli Stati Uniti: “Joe Biden a fine marzo ha presentato al Congresso un progetto di investimenti di duemila miliardi di dollari che riguardano per metà la transizione energetica, quindi risorse per le imprese al fine di attuare questa transizione e l’altra metà per la rilocalizzazione di tutta una serie di imprese che erano andate a produrre nel sud-est asiatico e che con il blocco del commercio internazionale hanno visto un periodo di crisi per quanto concerne l’approvvigionamento di tante materie prime che erano funzionali allo sviluppo”.

Carducci ha ulteriormente scandagliato il tema della politica europea, mettendo in luce un possibile modello di cooperazione e investimento che include sia i titoli di Stato sia i capitali privati: “Si parla di New Deal, di Transizione e poi non vengono stanziati fondi per realizzare tutto ciò. Come si può immaginare che avvenga una trasformazione senza una politica di investimenti? Come ha evidenziato Draghi nella sua relazione di qualche mese fa, occorre mettere in campo una politica, un mercato di capitali con chi vuole partecipare, non necessariamente tutti e 27 gli Stati membri, altrimenti dovremmo passare attraverso un cambio della Costituzione che non si fa in poco tempo. Perché si crei una politica di crescita e sviluppo è necessario anche un impiego di capitali privati, non solo Eurobond; altrimenti siamo fuori dalla competizione internazionale. Solo con lo sviluppo si aumenta l’occupazione, si può pensare di pagare gli oneri del nostro debito”.

Il candidato, nel corso della presentazione del suo programma politico, si è infine soffermato sulle sfide legate alla riforma dell’architettura istituzionale e della funzionalità degli organismi europei:

“Questa Europa sta a un bivio: occore una capacità di riformarsi a partire dal metodo con il quale il Consiglio d’Europa delibera: oggi si delibera all’unanimità. Nel 1957 erano sei i partner che fondavano un mercato comune e avevano una loro logica di esistenza e operato; oggi con 27 Stati, significa che si ingessa un intero Consiglio e quindi non si ha l’elasticità e la velocità di rispondere alle sfide e alle esigenze del tempo presente”.

Una tematica di urgente e stringente attualità, che ha innescato un prolifico e approfondito confronto tra i presenti, è stata quella dell’Agricoltura; attività quest’ultima che costituisce il 38-40% del bilancio europeo e che, negli anni, è scesa da una percentuale che un tempo superava persino il 50%.

A intervenire in merito all'argomento, è stato Andrea Pettinari che non ha risparmiato un’accurata e diretta critica verso una certa noncuranza da parte dell’attuale governo nei confronti delle istanze avanzate da Confagricoltura:

“Per parlarci molto chiaro il nostro mondo politico fa riferimento all’ala del centro- destra; tuttavia, l’attuale governo sia a livello locale, sia a livello nazionale, a parte i proclami, la comunicazione che sa fare molto bene, fondamentalmente  non ha raccolto e portato avanti le nostre problematiche, creando delusione e difficoltà in un momento come questo dove occorre veramente un supporto per il tipo di politica che portiamo avanti noi: quella che si fa portatrice delle esigenze e problematiche delle aziende agricole, della vera agricoltura che non è solo quella delle ‘tipicità’”. 

Una critica che è andata ad analizzare gli effetti collaterali di una politica agricola comunitaria che ha creato problematiche dal punto di vista della produzione: “Ci avete messo in difficoltà per coltivare il grano, il girasole, la colza; non c’è stato un vero ascolto e dopo due anni ci siamo trovati dei trattoristi, che sono anche imprenditori, i quali hanno dedicato parecchio tempo e soldi alle manifestazioni perché veramente arrabbiati, a tal punto che, spesso e volentieri, non sono riusciti a comunicare al meglio le loro proteste. Per tale motivo, questo grande movimento oggi ha perso un po’ quella verve che riprendiamo noi di Confagricoltura”.

“Sono problematiche serie- continua Pettinari: noi veniamo da due anni in cui fare il bilancio di un’azienda agricola è veramente complicatissimo. Siamo passati dal prezzo del girasole di 72 euro di due anni fa agli attuali 35 euro, il grano da 50 euro è passato ai 30 euro. Inoltre, bisogna tener conto che può avvenire la situazione in cui per una o due stagioni la condizione meteorologica sia causa di produzioni quantitativamente e qualitativamente scarse e così le aziende vanno in difficoltà. Abbiamo seguito le linee guida per gli investimenti  come PNRR, 4.0, PSR, 5.0 ma non sono sufficienti.  Noi a livello locale siamo pronti a sostenere la candidatura di Francesco Carducci nella speranza che possa farsi effettivo portavoce di queste istanze perché ormai tutto si gioca sul tavolo europeo”.

 

 

 

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