Crisi di governo, la linea dura del M5s. Emiliozzi: "Ok al Draghi bis, ma serve una nuova visione politica"
“C’era una volta un avvocato che sfidò un banchiere”. Non è certo la favola da raccontare ai bambini prima della buonanotte: piuttosto, un romanzetto dal finale ancora aperto, e che se restasse tale avrebbe tutt’al più le fattezze di un buon best seller (con riserva dell’attuale crisi dell’editoria, s’intende). Tornando con i piedi per terra, il tutto si riduce alla ‘trepidante’ attesa di conoscere l’esito del prossimo voto di fiducia (prima al Senato e poi alla Camera) che decreterà il governo Draghi bis o ulteriori formule per tenere insieme i cocci dell’Italia fino al 25 settembre.
Nei giorni scorsi, il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte, aveva declinato a voce i 9 punti di quel documento che, di fronte alla sostanziale indifferenza del premier Mario Draghi, è stato in ultima battuta la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Dopo l’uscita dai ranghi del ministro Luigi Di Maio, serviva ribadire una certa compattezza e (soprattutto) credibilità del comparto pentastellato agli occhi di una politica che ormai lo riteneva prossimo al tramonto.
Il “conto” è servito: reddito di cittadinanza, salario minimo, precariato, famiglie e imprese, transizione ecologica, Superbonus 110%, cashback fiscale, rateizzazione delle cartelle esattoriali e contrasto alla violazione delle prerogative parlamentari. Per alzare la voce e ridefinire il proprio ruolo anche all’interno dell’esecutivo, il M5s ha dovuto ricorrere il 14 luglio scorso alla formula dell’astensionismo rispetto all’ultimo ddl n. 2668 (cd. decreto aiuti), aprendo di fatto alla crisi di governo.
In queste ultime ore, anche all’interno della Regione Marche continua a crescere il dibattito sul futuro dell’esecutivo, eludendo di fatto le conseguenze strettamente materiali che gli italiani si troverebbero comunque a dover fronteggiare. Come se caro vita e crisi energetica non fossero già abbastanza. All’unica parlamentare maceratese dei 5 stelle, Mirella Emiliozzi, abbiamo chiesto un’analisi di questo delicato momento storico, in virtù anche del recente tavolo di confronto fra i vari rappresentanti e il loro leader.
Onorevole, cosa è emerso dall'ultima riunione del Movimento? È stata una riunione fiume, in cui il Presidente Conte ha esortato tutti ad esprimersi con franchezza, e così è stato. Il dato comune è l’estrema preoccupazione espressa da ognuno per le mancate risposte concrete ai problemi urgenti che impattano pesantemente sulla vita dei cittadini e che abbiamo posto nel documento che il Presidente Conte ha consegnato al premier Draghi. Un esempio su tutti: basterebbe una telefonata dello stesso presidente del Consiglio per disincagliare la questione della cessione dei crediti che sta strozzando migliaia di imprese, tecnici e famiglie.
Sul piano nazionale si può pensare che questa sia l'ennesima bagarre fra leader di partito. Ma una crisi adesso cosa comporta sul piano locale? Chiunque abbia letto il documento sui 9 punti presentato a Draghi dal M5S può facilmente rendersi conto che stiamo ponendo questioni concrete e urgenti che riguardano la vita di imprese e famiglie. Niente di più lontano da questioni politiche di lana caprina! E tengo a precisare che quel documento non è affatto un libro dei sogni, ma propone soluzioni molto precise a problemi altrettanto reali: esattamente quello che ci si aspetterebbe da un governo di unità nazionale in uno dei momenti più difficili della nostra storia.
Conte sta osando questo braccio di ferro con Draghi per ridare credibilità al Movimento dopo l'uscita di Di Maio? Sono molto amareggiata da quello che è successo. Credo che se si riuscisse a mettere da parte gli stereotipi e a ragionare nel merito, ci si renderebbe conto che in pochi anni un giovane e poco esperto M5S ha impresso a questo Paese una spinta mai vista prima, pur dovendo di volta in volta negoziare con forze politiche che, nonostante anni di governo, non hanno mostrato di riuscire ad interpretare i bisogni reali delle persone. Mi riferisco alle comunità energetiche e alla possibilità di auto consumare l’energia prodotta dal proprio impianto: se ci avessero ascoltato al tempo, il problema del caro bollette sarebbe molto meno pesante ora! Mi riferisco al Superbonus che permette di riqualificare e ristrutturare il nostro patrimonio immobiliare, di renderlo eco compatibile e, non ultimo, di stoppare la cementificazione, senza considerare l’eccezionale impulso economico che rappresenta. Mi riferisco al cash back che ha incentivato l’uso della moneta elettronica e la cui prosecuzione poteva essere l’inizio della risoluzione dell’annosa questione dell’evasione fiscale. E ancora lo Spazzacorrotti, il Codice Rosso e così via. Sicuramente tutto perfettibile, ma sbaglia chi fa.
Lei è stata subito convinta di seguire la linea di Conte? E perché? Io non ho scelto fra Conte e Di Maio. 14 anni fa mi sono unita a questo progetto iniziato con i meet up e che ho contribuito a realizzare. Credo che abbiamo ancora tanto da dire in termini di ambiente, di riorganizzazione industriale, sociale. Mi guardo intorno e, nonostante tutte le nostre imperfezioni, non vedo ancora nessun’altra forza orientata al futuro come il M5S, anzi, finora ho visto tante resistenze per mantenere lo status quo.
L'alleanza in virtù delle politiche 2023 continua a tendere verso il centrosinistra? Una simile eventualità implicherebbe comunione di intenti, non di convenienze. Anche l’appoggio ai temi che abbiamo messo sul tavolo del Presidente Draghi può essere indicativo. Vedremo.
Temete che certi leader di centrodestra possano sfruttare la situazione per ottenere ulteriore consenso in modo da essere decisivi alle prossime elezioni? Non è un timore, è una realtà. Da una parte è inevitabile che chi sta all’opposizione raccolga il malcontento, ma un conto è incanalare la protesta verso un progetto costruttivo (come ha fatto il M5S), e un altro è soffiare sul fuoco come purtroppo vedo fare pericolosamente dalle destre.
Lei cosa auspica da questa crisi di Governo? Nel mio mondo ideale mi piacerebbe che un uomo come Mario Draghi, che, certamente per capacità personali ha avuto tanto, arrivato alla sua età sentisse il desiderio di restituire altrettanto ai suoi concittadini. Tornando alla realtà, sarebbe sufficiente tracciare una linea, guardare cosa si è fatto, raddrizzare con decisione gli errori e andare avanti con quello che c’è ancora da fare, possibilmente con capacità di visione.
Commenti