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San Severino," Parigi: dal Primo al Secondo Impero": un viaggio musicale da Spontini a Paganini

San Severino," Parigi: dal Primo al Secondo Impero": un viaggio musicale da Spontini a Paganini

La FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana arriva al Teatro Feronia di San Severino Marche. Appuntamento martedì 12 marzo alle ore 20.45, con il concerto "Parigi: dal Primo al Secondo Impero". Opere e autori sono legati alla storia francese: da Spontini, caro a Napoleone ma apprezzato anche dai Borboni dopo la Restaurazione, a Paganini – esaltato come virtuoso del violino all’epoca di Luigi Filippo - e a Bizet, che rivela il suo genio durante il nuovo Impero di Napoleone III. 

Insieme all’Orchestra Filarmonica Marchigiana due graditissimi ritorni: sul podio Alessandro Bonato che nel biennio 2021-2022 è stato direttore principale della FORM, il più giovane ad aver ricoperto questa carica nelle Istituzioni Concertistico Orchestrali Italiane. Sul palco, il violinista Stefan Milenkovich, nominato artista serbo del secolo e personalità dell’anno, con una prolifica carriera internazionale di solista e una straordinaria longevità produttiva, professionalità e creatività.

Il programma si apre con l’Ouverture di Olympie di Spontini, uno dei maggiori esempi dello spirito dell’epoca della Restaurazione. La prima fu a Parigi nel dicembre 1819 e fu seguita, pochi mesi dopo, dal trasferimento del compositore marchigiano a Berlino, dove fu chiamato in qualità di Primo Maestro di Cappella da Federico Guglielmo III. Nella capitale prussiana, Spontini elaborò una versione tedesca dell’opera, che andò in scena nel 1821, con opportune modifiche all’azione e un vivo successo.

Segue il Concerto per violino e orchestra n. 2 in si min., Op. 7, “La Campanella” di Paganini, una delle sue composizioni più famose e celebre per il terzo movimento, il Rondò che dà il nome all'intero concerto, caratterizzato dalla presenza in orchestra d’un campanello che dialoga con il solista. Paganini ha affascinato col suo violino non soltanto i pubblici più suggestionabili ma anche grandi musicisti – tra cui Schumann e Liszt - che vedevano nei suoi prodigi virtuosistici una sfida romantica ai limiti materiali della natura umana e si aprivano alle nuove possibilità aperte dal violinista genovese al suo strumento.

La chiusura è affidata alla Sinfonia in do maggiore di Bizet, una chiara dimostrazione della grande padronanza nel trattamento tematico e delle spiccate doti di melodista. L’opera avrebbe potuto preludere ad una brillante carriera di sinfonista, tuttavia, fu considerata da Bizet un mero esercizio di composizione e completamente ignorata senza mai essere eseguita. Nel 1933 il compositore e pianista Reynaldo Hahn, che aveva ricevuto dalla vedova di Bizet il manoscritto della Sinfonia assieme ad altre partiture, ne fa dono al Conservatorio di Parigi.

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