Raccontare la guerra: Angeli, Picchio e Padre Moretti al concorso letterario dell'ambasciata afghana (FOTO)
“Afghanistan, ieri, oggi e soprattutto domani” è il titolo del Concorso letterario tenutosi lo scorso venerdì 20 ottobre presso l’ambasciata afghana a Roma. L’evento rientra in una serie di iniziative intraprese dall’ambasciatore Khaled Ahmad Zekriya volte a fornire una chiave di lettura e di confronto sull’attuale situazione del Paese.
Dunque, una ‘tavola rotonda’ improntata non solo all’analisi del presente ma anche e soprattutto agli interrogativi che quest’ultimo tragicamente impone; da qui la necessità di ripercorrere gli ultimi vent’anni di storia cercando, allo stesso tempo, di precorrere il futuro nella misura in cui a fare da guida è la domanda “cosa possiamo fare per aiutare l’Afghanistan?”. Domanda da cui ha preso avvio il dibattito e che, a sua volta, ha inevitabilmente aperto una riflessione su che cosa significa- in quanto occidentali- ‘prestare aiuto’ al popolo di questa terra oppressa dal governo talebano.
Gherardo Lazzeri, editore LoGisma, ha spiegato il senso di questo Concorso letterario in cui i libri candidati, che vanno dalla sezione ‘Romanzi’, a quella dei ‘Reportage’, alla sezione ‘Storia’ sino alla ‘Fotografia, sono il risultato di un legame profondo che gli autori hanno maturato rispetto alla realtà sociale e culturale dell'Afghanistan.
“La tavola rotonda che abbiamo organizzato intorno a questo concorso letterario- ha affermato sempre Lazzeri- non ha uno scopo commerciale, ma vuole essere un'occasione di riflessione sulla drammaticità della condizione afghana”. E ancora “Il senso più profondo di questo premio è quindi umanitario, perché crediamo che solo persone informate e consapevoli possano contribuire a costruire un futuro migliore per un Paese ancora lontano dal raggiungere il sogno di libertà, autonomia e indipendenza”.
Tra gli invitati, alcuni fra i maggiori reporter di guerra come Maria Clara Mussa, Franco Bucarelli, Daniela Binello e molti altri giornalisti che si sono occupati della questione afghana. In rappresentanza della comunità dell’Afghanistan a Roma, oltre all’ambasciatore, seduta in prima fila, ha partecipato la principessa Soraya Malek d’Afghanistan. Tra gli ospiti anche Carmelo Burgio, generale italiano insignito di Croce d’oro al merito dell’Arma dei Carabinieri, Erika Monticone, gender advisor per lunghi periodi ad Herat, l’europarlamentare Anna Cinzia Bonfrisco, la senatrice Cinzia Pellegrino e il barnabita padre Giovanni Scalese .
Dulcis in fundo un trio tutto al marchigiano costituito da due maceratesi e un recanatese. Nello specifico si tratta di Andrea Angeli, Guido Picchio e il sacerdote barnabita Giuseppe Moretti. Tutti e tre, guidati ognuno dalle proprie competenze e vocazioni, si sono ritrovati per periodi più o meno lunghi proprio in Afghanistan e da questo vissuto ne hanno riportato delle testimonianze che valgono letteralmente una vita, la vita.
A proposito di quest’ultima, quella di Andrea Angeli è segnata da una geografia che, per lavoro, lo ha portato a spostarsi in numerose nazioni del mondo dove spesso il dramma dei conflitti riduce i popoli, insieme con le bellezze artistiche e paesaggistiche, sotto il peso di macerie fisiche e morali. Ha indossato la ‘divisa’ dell’ONU in quattro continenti, operando come peacekeeper in Namibia, Cambogia, Timor Est e nella ex Jugoslavia, dove ha trascorso 14 anni tra guerre e ricostruzioni. Ha collaborato con le più importanti organizzazioni internazionali, come l’ONU, la NATO e il Ministero degli esteri italiano, svolgendo ruoli di rilievo a Santiago del Cile, nella Baghdad di Saddam Hussein e a New York. Inoltre, ha prestato la sua voce e la sua competenza all’OSCE in Albania, all’Autorità di Coalizione a Nassiriya, all’UE a Skopje e Kabul e, sempre in Afghanistan, è poi tornato come political advisor della NATO a Herat.
Queste missioni si possono ripercorrere nelle pagine di diversi suoi libri tra cui “Kabul- Roma. Andata e ritorno (via Delhi)” e “Senza Pace. Da Nassiriya a Kabul storie in prima linea”; attraverso la sua scrittura, col garbo e l’umiltà di chi professionalmente e umanamente ha visto e vissuto molto, Angeli permette di affacciarsi non solo sulle dinamiche della storia, ma anche sul loro risvolto costituito dalle emozioni, dalle angosce e dalle aspirazioni di chi affronta situazioni di crisi, di violenza o di miseria che possono essere narrate solamente da chi le ha vissute in “prima linea”.
Durante l'itinerario afghano e non solo, Angeli è stato affiancato dall’amico e foto reporter Guido Picchio che dalla realtà maceratese è arrivato a documentare con il suo obiettivo le atrocità della guerra in diversi paesi. Ha testimoniato le sofferenze e le speranze dei popoli dell’ex Jugoslavia, dell’Albania, del Kosovo e infine dell’Afghanistan. Qui, ha continuato a fotografare sul campo, recandosi più volte a Kabul e a Herat in un arco temporale che va dal 2001 al 2014 quando si è conclusa la missione ISAF dell’esercito italiano sul territorio afghano.
Questi suoi scatti, che sono stati raccolti nel libro“Afghanistan- Italia ISAF 2001- 2014”, hanno catturato più di dieci anni della missione dei membri dell’esercito italiano di cui l’autore stesso nella prefazione si dice “orgoglioso di essere loro amico, per il bene che hanno fatto alle popolazioni in difficoltà”. Sfogliando le pagine si trovano numerose testimonianze dei principali inviati di guerra del panorama nazionale e internazionale, come Barbara Serra con Al Jazeera Adriano Sofri di La Repubblica, Giovanna Botteri della Rai, Toni Capuozzo del Tg5. Picchio, con la sua sensibilità e la sua macchina fotografica in prima linea accanto ai soldati, come se avesse imbracciata una mitragliatrice, ha immortalato delle scene di un’umanità che, oggi più che mai, aprono una riflessione su “che cos’è umano”.
Nella città di Kabul Andrea Angeli e Guido Picchio hanno condiviso parte di questo vissuto afghano con il sacerdote barnabita Giuseppe Moretti il quale, per oltre trent’anni fino al 2015, ha dedicato la sua vita alla missione in Afghanistan come unico rappresentante della Chiesa cattolica. Qui, è arrivato nel 1990, su richiesta della Santa Sede, per sostituire il precedente barnabita che si era insediato dal 1933. Da allora ha vissuto le varie fasi del conflitto afghano, subendo anche una grave ferita in seguito a una scheggia di missile nel 1994.
Padre Moretti è stato testimone di come Kabul, la capitale dell’Afghanistan, sia passata da essere una città vivace, crocevia culturale, a una roccaforte dei mujaheddin e poi dei talebani. Ha visto le donne perdere i loro diritti e la loro dignità, i bambini diventare mendicanti e orfani, la violenza e il terrore impadronirsi delle strade. La sua storia è quella di chi ha vissuto in prima persona il dramma afghano, di chi non ha mai perso la speranza in un futuro migliore, di chi crede che lo sviluppo di Kabul debba passare dalle donne. Proprio per questa sua visione imperniata sulla speranza, il barnabita recanatese, grazie a una raccolta fondi dall’Italia, nel 2005 nel villaggio periferico di Tangi Kalay, ha aperto la Scuola della Pace; una scuola che accoglie alunni e alunne di tutte le età e la cui quotidianità è stata ritratta dagli scatti di Guido Picchio.
Tornando al titolo del Concorso letterario “Afghanistan, ieri, oggi e soprattutto domani”, guardando al 'domani', queste tre testimonianze, e le altre portate in occasione dell'evento, mantengono viva la prospettiva di una storia non tanto come evoluzione ineluttabile e lineare degli eventi, quanto piuttosto come una serie di fratture e salti dialettici che lasciano aperta la possibilità di una redenzione.
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