In questo periodo di crisi e di incertezza sociale ed economica, Confartigianato Macerata-Ascoli Piceno-Fermo vuole ringraziare tutte le proprie aziende che si stanno adoperando per fornire un aiuto concreto.
Una parte del distretto produttivo collegato all'Associazione si è infatti organizzata per produrre mascherine (non sanitarie), utili nell'emergenza sanitaria Covid-19. Alcune aziende si sono messe quindi subito a disposizione per seguire il progetto di filiera nazionale che deriva da Confartigianato Imprese, e che è stato proposto dal Commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri.
Come detto, al momento le imprese di Confartigianato non producono mascherine chirurgiche, FFP2 ed FFP3, anche se qualche azienda sta già facendo richiesta per iniziare questo percorso. Queste particolari mascherine infatti, utilizzate dal personale medico nei reparti di terapia intensiva, necessitano di particolari certificazioni.
Le aziende coinvolte in questo momento garantiscono comunque la produzione di dispositivi di protezione filtranti, che sono utili a qualsiasi altro individuo. La produzione viene realizzata nel pieno rispetto dei canoni di qualità e sicurezza, con il massimo livello del filtraggio dei materiali utilizzati, della salubrità e delle tecniche di lavorazione artigiana.
Ecco i nomi delle imprese che attualmente producono mascherine: Sartoria Giusy (San Severino Marche), Joell&Johanna Fernandez (Montegranaro), Dolcevita Designer (Morrovalle), Valentino Orlandi (Corridonia), Ram 90 (Montecassiano), Art Pelle (Corridonia), Elti Srl (Sarnano).
Per quanto riguarda invece la produzione e la fornitura di dispositivi medici e di dispositivi di protezione individuale (DPI), il decreto “Cura Italia” prevede una misura specifica per tutte quelle aziende che vogliano investire nell’ampliamento o nella riconversione della capacità della propria unità produttiva.
Le agevolazioni, destinate ad investimenti compresi tra un minimo di € 200.000,00 ad un massimo € 2.000.000,00 per spese in opere murarie, macchinari, attrezzature e impianti e programmi informatici, saranno concesse nella forma di finanziamento agevolato a tasso zero sulla base di una percentuale massima del 75% delle spese ammissibili.
Confartigianato Imprese Macerata-Ascoli Piceno-Fermo è a disposizione per fornire tutte le informazioni utili a chi fosse interessato alla produzione delle protezioni (0733 366 285) o per chi volesse usufruire dell’agevolazione (Ufficio Contributi pubblici alle imprese: Macerata 0733.366421 Ascoli Piceno 0733.366943 Fermo 0733.366932).
La sospensione delle attività di molte piccole imprese genera pesanti dubbi sul futuro dell’economia italiana. Alcune faranno fatica anche solo a riavviare l’attività ma tutte si troveranno a fare i conti con un mercato che nel frattempo si sarà riposizionato, dovendo recuperare spazi che altre imprese, di altri Paesi, avranno occupato. Lo rileva CNA Macerata, preoccupata sia dalla crisi nazionale ed internazionale che dalla doppia ricostruzione necessaria per le zone del terremoto.
“Come Associazione abbiamo fin da subito condiviso la priorità di adottare tutte le avvertenze necessarie per contenere l’epidemia e per questo abbiamo convintamente sottoscritto il Protocollo per la sicurezza nelle aziende, convinti che il primo capitale da salvaguardare sia quello umano. Siamo felici ed orgogliosi che dopo gli enormi sacrifici chiesti agli italiani la curva dei contagi stia rallentando la sua corsa e siamo fiduciosi che molto presto riusciremo ad invertire la sua rotta. È tempo ora di pensare a mantenere vivo il tessuto produttivo, fattore strategico imprescindibile per il benessere del Paese”, spiega il Direttore di CNA Macerata, Luciano Ramadori.
Occorre definire anticipatamente la strategia per l’uscita progressiva dalla fase emergenziale, con la pianificazione dei criteri da adottare quando potrà avviarsi l’allentamento delle restrizioni, sia per gli spostamenti individuali, sia per la graduale riapertura di attività produttive.
Il tempo non è una variabile indipendente; deve essere predisposto urgentemente un grande piano di rilancio della nostra economia, insistendo affinché l’Unione Europea si faccia garante di tutte le risorse necessarie. Un piano che abbia al centro il sostegno convinto agli investimenti, pubblici e privati, mettendo in campo tutte le risorse disponibili. Serve, inoltre, un importante progetto di promozione delle imprese italiane all’estero per riconquistare i mercati perduti.
“Dopo aver dato in tempi molto rapidi – sottolinea infine Ramadori – un più incisivo sostegno alla liquidità delle imprese, in particolare le piccole e medie imprese, è indispensabile che le autorità nazionali e locali mettano mano alla doppia ricostruzione delle zone colpite dal sisma. Vorremmo scongiurare fin da subito che i fondi dedicati al Cratere sismico possano essere messi in discussione e destinati a nuove situazioni”.
Confprofessioni Marche aderisce all’accordo tra Regione e parti sociali sulla Cassa integrazione in deroga relativa alle misure di sostegno al reddito per l’emergenza Coronavirus.
“Abbiamo aderito all’accordo del 20 marzo scorso sugli ammortizzatori sociali in deroga – dichiara il presidente Gianni Giacobelli -, che a nostro avviso risponde complessivamente alle esigenze dei molti soggetti, ivi inclusi gli studi professionali, operanti sul territorio che per vari motivi non possono accedere alle misure ordinarie di intervento. In particolare, guardiamo con favore allo sforzo fatto per semplificare, ove è stato possibile, le procedure di fruizione dell'intervento, auspicando ora da parte di tutti i soggetti coinvolti nelle procedure stesse un'interpretazione coerente con il momento di straordinaria gravità che gli operatori economici, come tutta la popolazione, stanno affrontando”.
I professionisti, infatti, a partire da quelli sanitari, hanno un ruolo cruciale: “Gli studi professionali – sottolinea Giacobelli-, che anche il recente Decreto del 22 marzo ha qualificato quali fonte di servizi essenziali per affrontare l'emergenza, sono anche ora in prima linea nel supportare il sistema economico e sociale marchigiano”.
Questo tragico momento sta mettendo in grave difficoltà anche le imprese, soprattutto per ciò che riguarda gli impegni finanziari.
Infatti chiusure aziendali, riduzione attività produttiva, mancato rispetto impegni assunti per consegne, ecc… non puo non far emergere un grave impatto negativo per ogni settore produttivo-commerciale
Il Governo ha messo in atto le seguenti agevolazioni previste:
Ex art. 56 D.L. 18/20 – Moratoria esposizioni bancarie in essere.
In accordo con l’A.B.I. (Associazione Bancaria Italiana) è stato previsto che il rimborso dei prestiti che scadono fino al 30 settembre 2020, sono prorogati a tale data, ivi compreso ogni elemento accessorio.
Potranno richiedere tale moratoria, tutte le micro, piccole e medie imprese appartenenti a tutti i settori, che hanno subito in via temporanea carenza di liquidità per effetto dell’epidemia.
I richiedenti non dovranno avere esposizioni deteriorate e comunque non avere rate insolute anche parzialmente più di 90 giorni.
Ex art 49 D.L. 10/20 – Richiesta nuova finanza con intervento fondo di garanzia PMI.
In tal caso le aziende possono accedere a nuovi finanziamenti con un intervento gratuito del fondo centrale di garanzia, cioè senza alcuna commissione e con l’innalzamento dell’importo massimo garantito per ogni singola società, ciò al fine di incrementare la capacità di garanzia anche alle imprese che, secondo i limiti fino ad ora vigenti, avevano già esaurito il plafond disponibile.
È stato inoltre stabilito l’aumento di percentuali massime di garanzia dall’80% al 90%.
“Tali importanti provvedimenti, però sicuramente riscontreranno problematiche attuative, sia per la per la discrezionalità di valutazione purtroppo sempre più restrittiva riconosciuta alle banche, sia per la burocrazia. ”, precisa il Cavalier Giuseppe Tosoni presidente dell’Associazione Tutela Impresa, che mette in rilievo anche una alternativa e più concreta una possibilità per le aziende interessate, con il ricorso all’E.N.M. (Ente Nazionale Microcredito), ente pubblico non economico che esercita importanti funzioni in materia di Microcredito e Microfinanza a livello nazionale.
L’Associazione Tutela Impresa (http://www.tutelaimpresa.org/chi-siamo/) ha sottoscritto lo scorso anno un’importante convenzione con tale Ente e può operare e mettere in atto tali importanti operazioni finanziare anche nella nostra zona.
“Certo – prosegue Tosoni – quando le buone intensioni politiche sono lasciate alla discrezionalità operativa di terzi (banche in questo caso) è uguale a dire: potete provarci ma sara difficile”.
Restrizioni del credito bancario si sono sempre più riscontrate, figuriamoci nell’attuale contesto economico per le piccole aziende.
Non è sufficiente la buona intensione politica senza drastiche misure imposte per nuovi finanziamenti. In Italia, negli ultimi 7 anni, sono state salvate le banche con l’erogazione di 60 miliardi di euro, in sole 24 ore senza ostacoli di sorta e ora tali strategie devono essere applicate con lo stesso metodo, anche per il salvataggio delle aziende.
Le stesse, infatti, riprenderanno probabilmente il loro naturale e completo ritmo operativo non prima del mese di giugno e nel frattempo i pagamenti per fornitori, dipendenti e costi fissi aziendali, che fine devono fare? Si puo attendere le resistenze e la burocrazia delle banche?
Stando alle ultime stime si potrebbe determinare un fabbisogno finanziario per le aziende marchigiane di almeno 800 mila euro nei prossimi 3 mesi, cifra che raggiungerà per fine anno 2020, un importo stimato di almeno 2 milioni e 400 mila euro.
Le imprese sono già a grave rischio sopravvivenza con il conseguente blocco dell’intero sistema economico alla porta, pertanto è necessaria un’immediata azione straordinaria che destini risorse direttamente e velocemente alle imprese.
Occorre pertanto abbandonare il solito comportamento politico di comunque bell’apparenza di fronte ad un dramma che si realizza all’atto pratico".
Nella mission della CNA compaiono a chiare lettere parole come valori, solidarietà e mutuo aiuto. Sono in genere concetti astratti che si scrivono in capo ad ogni statuto ma capita a volte che si abbia la possibilità di provarlo concretamente e metterlo in pratica. Il brutto momento che tutti stiamo attraversando è l’occasione giusta.
Il Presidente CNA Giorgio Ligliani racconta come << molti artigiani in questi giorni ci hanno scritto e chiamato per mettersi a disposizione e fare qualcosa di utile. “Bisogna metterci i sentimenti, che sono quelli dell’empatia e del mutuo aiuto, necessari per sostenersi nei momenti di maggiore difficoltà” le loro parole. Abbiamo ragionato in fretta sul “cosa possiamo fare” e subito è stata presa in considerazione nella piramide delle priorità la necessità maggiore: le mascherine per tutti. Ci siamo dati da fare quindi per coordinare la riconversione dei laboratori artigianali che hanno subito dato la loro disponibilità per produrre le introvabili mascherine>>.
Questi i risultati dopo appena una settimana: <<Siamo riusciti ad oggi, ma è un dato provvisorio in quanto molti altri si stanno adoperando in tal senso, ad attivare ben 6 linee produttive nella nostra provincia, 26 in tutta la regione, coordinate tutte dalla nostra Associazione – commenta orgoglioso il Presidente CNA. Le vogliamo citare una per una per ringraziarle >>.
Sono 6 le aziende associate alla CNA di Macerata che hanno risposto “presente” all'appello lanciato da Federmoda: Francesca Spose e la Sartoria Manu 77 di Montecosaro, Tappezzerie di Gobbi Fabiano e i Mastri Pellettieri - Niva di Giuliana Bernardoni a Tolentino, Art Pelle di Corridonia, Valentini Orlandi borse di Corridonia.
<<Artigiani – prosegue Ligliani - non certo mossi dal calcolo economico, si spera che finita l’emergenza tutto torni alla normalità, ma solo perché nel nostro Paese c'era bisogno di questi dispositivi di protezione individuale>>.
La produzione di mascherine è, in realtà, solo l'ultimo step di un percorso piuttosto complesso che la CNA si è impegnata da subito a sbrogliare, grazie al lavoro delle competenze della task force attivata e collegata direttamente con gli uffici del Mise.
Il Presidente CNA però avverte: <<Il nostro auspicio ora è che la burocrazia non osi fermare questa solidarietà e che l'Istituto Superiore di Sanità trovi in fretta un laboratorio per testare materiali e prodotto in modo da rendere certificate e disponibili al più presto le mascherine. Per ora non possiamo che ringraziare di cuore i nostri artigiani che ci hanno fatto riscoprire appieno l’elemento passionale di questo lavoro>>.
Dopo il Coronavirus l'agricoltura fa i conti anche con il maltempo. Il brusco calo delle temperature, con gelate e nevicate fuori stagione, sta provocando ingenti danni agli impianti di frutta e alle produzioni orticole. È il monito lanciato dalla CIA Agricoltori di Ascoli, Fermo e Macerata. "Gli agricoltori - affermano - con il senso di responsabilità che li caratterizza, stanno continuando a lavorare per assicurare cibo fresco e sano a tutte le famiglie, anche in questa fase di crisi. Ora, però, si trovano a dover affrontare anche l'emergenza maltempo, che aggiunge danni e problemi a una situazione già difficile.
Chiediamo alla politica e alle istituzioni, che finalmente stanno comprendendo il ruolo strategico del settore primario, di sostenere l'agricoltura italiana con interventi e risorse adeguate".
"Nella fase delicata di fioritura e gemmazione - spiega la Cia - il brusco calo delle temperature di questi ultimi giorni sta mettendo a rischio primizie di stagione e alberi in fiore". In particolare a rischio ciliegi e susini in fiore, mentre per pere, mele e kiwi, ci sono le gemme pronte bruciate da ghiaccio e freddo.
Nei campi gravi danni si contano anche per le primizie di stagione, dai carciofi agli asparagi, dalle bietole alle cicorie ai piselli. Preoccupazione per i frutteti e vigneti soprattutto di uva bianca precoce e per le colture orticole, mandorli, agrumi e varietà precoci di uva da tavola. Sono in pericolo anche gli ulivi e il grano, se dovessero abbassarsi ulteriormente le temperature.
(fonte: ANSA)
Il Consiglio di Amministrazione del Banco Marchigiano, guidato dal Presidente Sandro Palombini, ha deliberato un plafond di 5 milioni di euro a sostegno del sistema produttivo marchigiano.
L'iniziativa riguarderà la concessione alle imprese ed alle ditte individuali di nuove linee di credito a condizioni economiche di favore.
“Come banca del territorio intendiamo continuare a sostenere le imprese e indirettamente le famiglie marchigiane anche in questo contesto di difficoltà causato dalla diffusione del Covid-19”, dice il Presidente, Sandro Palombini. “Per supportare concretamente il sistema produttivo marchigiano – continua - abbiamo quindi messo a disposizione delle Imprese un sostegno alla gestione del circolante attraverso un plafond di 5 milioni di euro”.
Le nuove linee di credito dell’iniziativa del Banco (che saranno subordinate alla valutazione del merito creditizio) saranno della durata di 18 mesi, di cui 6 mesi di pre-ammortamento, con condizioni economiche favorevoli che saranno ulteriormente accentuate per le imprese e le aziende socie del Banco che avranno i vantaggi dell’azzeramento delle spese di istruttoria e del tasso ridotto rispetto ai clienti "non soci".
“Nelle Marche per le Imprese” non è per noi solo uno slogan – dice il DG Marco Moreschi - e questo plafond a condizioni davvero vantaggiose lo dimostra. La salute va certo al primissimo posto, ma fin da subito dobbiamo concentrarci sui meccanismi di ripartenza e riteniamo che oggi si debba pensare al sostegno alla liquidità con la più bassa incidenza degli oneri finanziari possibile”.
Presidente e DG, inoltre, proporranno al CdA che sarà convocato per le vie brevi di aderire ad un’ulteriore
richiesta di contribuzione inviata ieri dalla Regione Marche per l’urgente realizzazione in Ancona di una struttura di 100 posti letto per la terapia intensiva contro il Coronavirus.
Il plafond mirato al supporto alle aziende del territorio e questo intervento per la struttura in Ancona seguono l’intervento deliberato pochi giorni fa di 30 mila euro da destinare alla sanità pubblica regionale per far fronte all’emergenza Covid-19 al quale si è anche aggiunta una donazione personale degli stessi componenti del CDA e dei Sindaci della Banca attraverso la rinuncia di un loro “gettone di presenza”.
E’ il direttore CNA Macerata Luciano Ramadori a lanciare l’allarme: “Siamo estremamente preoccupati, moltissime imprese si rivolgono alla nostra Associazione per denunciare una crescente mancanza di liquidità, la situazione è diventata insostenibile. A poco sono servite finora le misure a sostegno della liquidità attraverso il sistema del credito contenute nel decreto Cura Italia. Sembra che il sistema finanziario e le banche non vogliano porre in essere gli interventi previsti”.
“In tutta Italia – prosegue il Direttore - artigiani e piccoli imprenditori continuano inspiegabilmente a trovarsi sbarrata la strada dei prestiti. Alle legittime richieste delle imprese le banche rispondono spesso in controtendenza rispetto alla direzione auspicata anche dal Governo di sostenere il più, e meglio, possibile il sistema produttivo. Le banche cercano di prendere tempo adducendo a loro difesa la mancanza di operatività delle disposizioni del Decreto Cura Italia, in attesa di presunti decreti attuativi. Così non se ne esce”.
“Da artigiani e piccole imprese – sottolinea Ramadori – arriva l’appello accorato alle banche di non contribuire ad aggravare la gigantesca crisi, negando al sistema produttivo l’accesso al credito indispensabile anche per far fronte ai pagamenti in scadenza. Non servirebbe nemmeno troppo coraggio vista l’ampia copertura statale”.
Il Direttore CNA prospetta la ricerca di nuove strategie: “Vista la situazione di stallo, chiediamo al Governo di impegnarsi ad individuare modalità alternativa e straordinarie per facilitare l’accesso al credito di artigiani e piccole imprese; e che siano a costo zero e in tempi rapidissimi, per dare una flebile speranza di futuro al sistema produttivo italiano”.
“Da parte nostra – conclude Ramadori - il servizio del credito della CNA si è già organizzato per assistere i nostri associati nella possibilità di sospensione delle rateizzazioni e nella richiesta di slittamento della scadenza delle operazioni di smobilizzo crediti, previste nel Cura Italia. Abbiamo avviato una campagna informativa per comunicare ai nostri imprenditori che gli istituti di credito non possono revocare aperture di credito e smobilizzi già esistenti alla data del 29 febbraio. Siamo a completa disposizione per fare quanto in nostro potere per aiutare gli artigiani in difficoltà”.
La Laipe Spa di Tolentino, tra le più importanti aziende di pelletteria del territorio maceratese, ha scelto di richiedere gli ammortizzatori sociali previsti dal decreto "Cura Italia" come forma di tutela per tutti i propri lavoratori, a seguito dell'emergenza sanitaria legata al coronavirus.
I dipendenti avranno diritto alla cassa integrazione, grazie all'intervento della C.I.G.O, e saranno retribuiti nelle modalità previste dalla legge (DL n.18 del 17 marzo), a fronte della sospensione dell'attività lavorativa e della relativa chiusura degli stabilimenti, decisa lo scorso 16 marzo, e prorogata sino al 17 maggio.
La comunicazione ufficiale è stata firmata e inviata a ciascun dipendente dal titolare della Laipe Spa Sergio Sciamanna nella giornata di ieri, 24 marzo.
L'azienda si riserva la possibilità di richiamare al lavoro il proprio personale, nel caso in cui l'emergenza sanitaria sia debellata in data precedente al 17 maggio.
La Capitale danese è, ormai da diversi anni, ufficialmente proiettata verso un futuro sostenibile. Molti sono i fattori che hanno contribuito a renderla un esempio virtuoso a livello mondiale e, tra questi, vale la pena citare il sistema di mobilità pubblica, attualmente il più evoluto in Europa. Già European Green Capital nel 2014 e vincitrice dell’European Prize for Urban Public Space nel 2016, la città di Copenaghen è da qualche anno oggetto di un piano di lungo periodo – il CPH 2025 Climate Plan – che la guiderà verso il raggiungimento dell’obiettivo 0-emissioni di CO2 entro il 2025.
In questo quadro rientra anche la scelta della Municipalità di Copenaghen di provvedere alla conversione a LED di tutta l’illuminazione pubblica; il progetto, lanciato nel 2013, si proponeva di sostituire 18.800 punti luce in tutta la città, passando da sorgenti tradizionali ad apparecchi a LED.
L’obiettivo iniziale, fissato in accordo con Citelum - società del gruppo EDF incaricata della gestione del sistema di illuminazione pubblica - era di favorire un risparmio di energia elettrica pari al 90% ma, grazie alle sostituzioni finora realizzate, è già stato raggiunto il 95%.
Il piano ha avuto avvio con i luoghi simbolo della Capitale, per poi essere esteso alla totalità degli apparecchi cittadini, e iGuzzini ha fornito apparecchi per illuminare diverse aree di interesse della città - tra queste, il nuovo impianto di termovalorizzazione Copenhill, sull’isola di Amager.
Proiettori su palo Maxiwoody illuminano la Borsa e il Parlamento, entrambi situati nel centro storico della città. Altri Maxiwoody sono stati poi utilizzati in altre aree della città, come il distretto di Nordhavn, un tempo area portuale e industriale ora al centro di un intervento di riqualificazione firmato da Cobe, Sleth, Polyform e Rambøll, che la trasformerà in un quartiere vivace e perfettamente connesso con il resto della città; un “maquillage” che ne cambierà la destinazione d’uso - in abitazioni, uffici, scuole, centri culturali e attività commerciali - senza però modificare gli elementi riconoscibili dell’ex porto, come i due silos della Aalborg Portland, ora sede di uffici.
Sebbene realizzata con gli stessi proiettori Maxiwoody, l’illuminazione varia al variare dei luoghi. Sulle facciate del Palazzo della Borsa e del Parlamento si è ricercata una perfetta omogeneità che annullasse le zone d’ombra e permettesse di cogliere tutti i particolari architettonici. Il primo edificio, ad esempio, risalente al 1625, è caratterizzato da un tetto di rame verde e dalla cosiddetta “Guglia del Drago”, alta 56 metri e formata da 4 code di drago attorcigliate, ora perfettamente leggibili nella notte. Nell’area di Nordhavn, invece, i Maxiwoody assicurano un livello di illuminamento orizzontale adeguato e omogeneo, fondamentale per garantire la sicurezza pubblica e, in alcuni casi, contribuiscono con tocchi d’accento a sottolineare la piacevolezza di una passeggiata lungomare.
Il CNA ha messo sotto la lente di ingrandimento le oltre 120 disposizioni del provvedimento approvato dal Governo per contrastare gli effetti dell’emergenza epidemiologica sull’economia. Se da un lato si plaude per i tempi rapidi di approvazione e per le consistenti risorse stanziate, si apprezzano le disposizioni in materia fiscale e le misure a sostegno dei dipendenti, il decreto legge può rappresentare solo un primo passo, perché di molto altro ancora c’è bisogno.
Troppo poco per autonomi e partite iva
Le risorse messe in campo, seppure importanti, non saranno infatti sufficienti a proteggere lavoro autonomo e piccole imprese, particolarmente esposti alla gravità della situazione e all’enormità dei danni, che sono destinati a moltiplicarsi se l’emergenza dovesse protrarsi per mesi, con effetti drammatici per i livelli produttivi e l’occupazione del Paese.
Per questo motivo, CNA ritiene che gli interventi a favore delle imprese, che spaziano dalla sospensione dei versamenti, al sostegno al credito, agli ammortizzatori sociali vanno indirizzati con maggiore incisività a favore del lavoro autonomo, delle attività di minore dimensione e delle filiere (turismo, trasporti, ristorazione, cinema e cultura) che più di altre stanno già subendo i colpi di questo blocco totale delle attività e degli incassi. Ci sarà, quindi, presto bisogno di una manovra di ulteriore stimolo e sostegno all’economia di proporzioni mai sperimentate in precedenza.
Sospensione più a lungo per i pagamenti
Nota dolente sono anche le disposizioni in materia fiscale che, limitandosi a sospendere i soli versamenti in scadenza nel mese di marzo, risultano del tutto insufficienti. Riteniamo, infatti, che le sospensioni avrebbero dovuto interessare almeno i versamenti in scadenza dal mese di marzo al mese di maggio, con la possibilità di far decorrere l’inizio della restituzione dei pagamenti sospesi non prima del mese di settembre 2020, potendo altresì avvalersi di un piano di restituzione non inferiore a 10 rate.
Agevolazioni per tutti gli affitti
Per quanto concerne, invece, il credito d’imposta del 60% dei canoni di affitto pagati nel mese di marzo, che il decreto prevede soltanto a beneficio degli immobili accatastati nella categoria C1, evidenziamo che tale misura vada estesa anche gli affitti degli edifici accatastati nelle categorie D8 e C3, sempre ad usa commerciale, ovvero ai laboratori artigiani.
Più risorse per il “bonus di sopravvivenza”
Una particolare criticità riguarda, poi, il bonus di 600 euro riconosciuto nel mese di marzo a lavoratori autonomi, partite IVA e professionisti, tenuto conto che le somme stanziate risultano ampiamente insufficienti rispetto alla numerosità della platea degli aventi diritto. Occorre, pertanto, rafforzare la copertura finanziaria dell’intervento.
Riattivare i Confidi
La preoccupazione, dunque, è che non vi siano strumenti sufficienti a sostenere l’imprenditoria diffusa e, pertanto, molte piccole imprese potrebbero ritrovarsi nella condizione di cessare l’attivata per mancanza di liquidità. Per questo, CNA sottolinea l’esigenza di riattualizzare l’esperienza dei Confidi, sempre più al margine nel mondo della garanzia, vista la pervasività dello strumento pubblico. Occorre, soprattutto in questa fase, ripartire dai Confidi che, per competenze e per prossimità, sono uno dei pochissimi soggetti in grado di assicurare il flusso necessario di credito a micro e piccole imprese.
“Un primo decreto necessario e importante, ma che delude profondamente le nostre imprese, ci saremmo aspettati più coraggio e risorse decisamente maggiori per le aziende, che in questo momento rischiano l’estinzione. Dell’economia ci si deve occupare ora ed in modo adeguato, altrimenti non avremo alcun futuro” questo il primo commento a caldo del presidente di Confindustria Marche Claudio Schiavoni.
Gli fa eco Domenico Guzzini, presidente di Confindustria Macerata “È necessario che il provvedimento sia davvero solo il primo passo e che, al di là delle promesse, vengano messe in atto in tempi brevissimi ulteriori azioni per affrontare le gravi conseguenze che questa emergenza determinerà sulle imprese e sull’economia del Paese. Altrimenti dovremmo constatare che i tempi della politica non sono quelli delle imprese, che hanno bisogno di misure adesso e non tra una settimana o un mese.”
Rincara la dose Mauro Papalini, Presidente della territoriale di Pesaro Urbino: “Le imprese si sentono abbandonate a se stesse e ancora una volta constatiamo con grande amarezza che lo stato non vede l’impresa come un bene comune e sociale che porta benessere diffuso per tutti. Il decreto è insufficiente anche per gestire una minima difensiva. La flebo che è stata messa alle imprese con questo decreto non solo non salva la vita, ma non dà neanche la forza di reagire: occorre da parte del governo più coraggio e fiducia alle imprese se non si vuol trasformare un lavoratore in un disoccupato, un’impresa contribuente in una da sostenere. In questo periodo di pandemia, non abbiamo solo perso giornate di lavoro e calo di produttività ma anche clienti, ordini per il lavoro futuro, liquidità e competitività”.
Di futuro parlano anche Simone Mariani e Giampietro Melchiorri, rispettivamente presidenti di Confindustria Centro Adriatico e della Territoriale di Fermo: “Pensando al futuro, è necessario che si ragioni in maniera diversa a livello di credito, in particolare quando si parla di manifattura. Ci sono altri paesi europei, a cominciare dalla Germania, che hanno già adottato politiche economiche mirate a sostenere realmente la filiera. Siamo tutti d’accordo che vada aperto il credito alle imprese, ma bisogna garantire i soldi all’ultimo anello della catena. Che per il mondo della moda, ma vale anche per il mobile e altri settori chiave della regione, è il negoziante. Garantirgli risorse con l’obbligo di pagare i suoi debiti, o meglio gli ordini e la merce che una volta prodotta gli è stata consegnata nei primi mesi del 2020. Questo garantirebbe all’azienda un incasso certo e le permetterebbe poi attraverso la cassa integrazione in deroga e il credito diretto di salvare i posti di lavoro e di continuare a comprare materie prime per far ripartire la produzione. Lo ribadiamo con forza, la prima necessità è fermare la valanga di insolvenze che le imprese si ritroveranno sul tavolo all’uscita dall’emergenza”.“Oggi dobbiamo pensare prima di tutto a non far morire le nostre imprese e allo stesso tempo pensare anche al futuro, quando si troveranno davanti a delle macerie, come in guerra – fa sintesi Schiavoni - Decisivo in questo contesto, sarà anche il ruolo dell’Europa, chiamata a compiere azioni straordinarie per preservare i cittadini europei da una crisi le cui conseguenze rischiano di incidere irreversibilmente sul nostro modello economico e sociale
Qualche considerazione in merito agli interventi previsti dal decreto.
“Sul tema lavoro ben vengano le misure sugli ammortizzatori sociali, ma la cifra stanziata è assolutamente insufficiente a coprire tutte le richieste che arriveranno e non è chiaro che cosa succederà quando queste risorse saranno terminate. – ha spiegato il numero uno degli industriali marchigiani a nome di tutti -La liquidità delle imprese è messa fortemente a rischio e bisogna fare il massimo, su più fronti ed in modo molto incisivo.”
Schiavoni cita in particolare la moratoria fino a settembre sul pagamento delle rate dei vecchi prestiti dalle imprese alle banche (capitale e interessi), sulle scadenze dei finanziamenti non rateali e sulle linee di credito a breve.
“Sebbene apprezziamo le misure di integrazione dei fondi di garanzia da rendere immediatamente operative, servono anche quelle per il finanziamento agevolato, importanti per le esigenze di liquidità delle PMI in difficoltà. Non troviamo nulla di immediatamente operativo che vada a favore delle aziende più strutturate che dovranno affrontare parimenti alle PMI problemi di incassi, di finanza e di crediti, insomma si ha un po’ come l’impressione che la media-grande azienda sia stata dimenticata da questo governo, senza dimenticare che se le PMI riescono ad andare avanti grande merito è delle Medie-Grandi imprese che con i loro progetti di internazionalizzazione e di continua ricerca di nuovi mercati riescono a tirare la filiera per buona parte delle PMI”.
Anche sulla sospensione e il differimento di una serie di versamenti e adempimenti fiscali e contributivi, per scongiurare il tracollo delle attività produttive Schiavoni è scettico: “Il rinvio delle scadenze è troppo ravvicinato e sarà necessario prorogarle – chiosa – perché siamo certi che le ricadute economiche negative derivanti dall’emergenza sanitaria si protrarranno nel tempo. Per le aziende che rappresentiamo il minimo slittamento concesso è assolutamente insufficiente. Infatti per le imprese, che non appartengono a determinati settori o alle prime zone rosse e che hanno registrato nel periodo di imposta precedente ricavi superiori a 2 milioni di euro, la proroga dei versamenti è stata solo dal 16 al 20 marzo: un termine ridicolo”.
Il maxi decreto anti-coronavirus, varato il 16 marzo dal Consiglio dei Ministri e chiamato “Cura Italia”, è in pratica un nuova Finanziaria e neanche tra le più piccole. Il Governo ha messo in campo i 25 miliardi di euro promessi sia per potenziare la sanità pubblica, sia per tamponare le ripercussioni della crisi economica scaturita dal diffondersi del virus.
Il Direttore CNA Macerata Luciano Ramadori giudica positivamente le misure previste per sanità e lavoratori: “Quanto mai necessari i 3 miliardi e mezzo per la sanità pubblica e le altre misure previste per l’assunzione di nuovo personale medico e paramedico, nonché le nuove risorse per la protezione civile. Il nostro giudizio è assai positivo anche per l’estensione della cassa integrazione in deroga e gli ammortizzatori sociali per tutti”.
Le perplessità riguardano invece le risorse destinate alle imprese: “Sembrano insufficienti – prosegue il Direttore - gli aiuti previsti per le piccole e medie imprese. Se per le partite iva l’assegno di sopravvivenza di 600 euro una tantum è senz’altro utile ma non certo decisivo, per le imprese il Decreto prevede pressoché differimenti delle scadenze di pagamento. Ora, o si replica la scelta di scontarle in un secondo momento, come è stato fatto per le imprese del sisma, oppure sono necessari ulteriori aiuti diretti per le nostre imprese”.
La proposta di CNA è quindi quella di prevedere fin da subito incentivi per gli investimenti produttivi: “occorre anticipare quello che auspichiamo dovrà essere il periodo di crescita post-covid e stanziare importanti incentivi per chi investe nella propria impresa. Dovrà essere anche l’occasione per sburocratizzare il sistema produttivo italiano, l’attuale enorme burocrazia nasconde spesso tasse occulte per le imprese; una cospicua semplificazione per chi vuol investire in questo nostro Paese non è più rinviabile”.
Oltre quattro milioni di euro per tutelare il lavoro negli studi professionali nell’emergenza Coronavirus: Confprofessioni, d'intesa con le parti sociali del settore, ha coinvolto tutti gli enti bilaterali del contratto collettivo nazionale di lavoro (Ccnl) degli studi professionali (Ebipro, Cadiprof e Fondoprofessioni) per garantire un sostegno tempestivo e concreto ai liberi professionisti che stanno subendo gravissime ricadute economiche e occupazionali a causa della diffusione del Covid 19. L'Ente bilaterale per gli studi professionali (Ebipro) ha predisposto una serie di misure straordinarie con l’obiettivo di erogare un contributo a sostegno del reddito (a ulteriore integrazione degli ammortizzatori sociali in deroga stanziati dal Governo e dalle Regioni) e un rimborso spese per agevolare lo smart working. Ha siglato, inoltre, un protocollo d'intesa con Fidiprof, il confidi degli studi professionali (soggetto garante autorizzato dal Mediocredito Centrale) che riconosce un contributo per rilasciare garanzie su finanziamenti per investimenti o liquidità per 7,5 milioni di euro, con l'obiettivo di favorire l'accesso al credito dei liberi professionisti. “Grazie agli enti bilaterali del sistema Confederazione italiana libere professioni – dichiara il presidente di Confprofessioni Marche Gianni Giacobelli -, garantiamo risorse molto importanti, anche per i 39mila professionisti marchigiani, per fronteggiare questo periodo difficile, in un momento di particolare preoccupazione per gli effetti negativi sull'economia regionale indotti dall'emergenza Coronavirus”.
Cambiano assai drasticamente, infatti, anche le modalità di lavoro. Con notevoli conseguenze, specie sull’occupazione femminile: “Moltissimi lavoratori sono costretti a rimanere a casa e organizzare la propria attività in maniera differente - afferma il presidente di Ebipro Leonardo Pascazio -, la chiusura forzata delle scuole sta creando enormi disagi negli studi professionali, dove il 90% della forza lavoro è composta da donne che devono conciliare gli impegni di lavoro con quelli della famiglia. In questa direzione stiamo lavorando per individuare ulteriori forme di sostegno che consentano una più efficace conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.
Le misure nel dettaglio:
- Le risorse messe a disposizione da Ebipro ammontano a oltre quattro milioni di euro che verranno distribuiti su tre linee specifiche di intervento (a breve saranno disponibili sul sito http://www.ebipro.it/ i regolamenti per accedere ai benefici previsti dalla bilateralità di settore):
- Sostegno al reddito: Gli studi professionali possono accedere alle misure sul sostegno al reddito già previste dal Ccnl degli studi professionali. In questi casi, il beneficio consiste in un contributo a sostegno della retribuzione oraria lorda persa in seguito a riduzione/sospensione dell’orario di lavoro. Allo studio interventi per integrare gli ammortizzatori sociali in deroga.
- Smart working: Il decreto emanato dal Governo prevede la possibilità di attivare lo smart working per tutta la durata dell’emergenza. In questo ambito Ebipro per agevolare il lavoro a distanza interviene con un rimborso a favore del datore di lavoro per le spese sostenute nell’acquisto degli strumenti necessari (personal computer, monitor, stampanti...). L'importo viene riconosciuto per ciascun lavoratore interessato.
- Accesso al credito: Ebipro, attraverso Gestione Professionisti, ha stanziato un contributo a Fidiprof che potrà consentire l'accesso a finanziamenti per investimenti e liquidità per 7,5 milioni di euro a favore dei liberi professionisti che avranno così l'opportunità di accedere alle garanzie dello Stato, rilasciate dal Mediocredito Centrale, per far fronte alle richieste di credito per tutta la durata dell'emergenza, ma anche per stimolare la ripresa delle attività degli studi post-emergenza.
Il Presidente interprovinciale (Macerata-Ascoli Piceno-Fermo) di Confartigianato Trasporti, Emanuele Pepa, denuncia e lancia un grido d’allarme per la situazione che si è venuta a creare a seguito del decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri pubblicato lo scorso 9 marzo, che ha esteso misure restrittive, volte al contenimento dell’emergenza coronavirus, in tutto il territorio nazionale.
“E’ arrivato il momento di fermarsi come autotrasportatori - dichiara Pepa - meglio ancora se il fermo riguardasse tutta l’Italia, ovviamente relativamente alle attività che non determinerebbero caos distributivi nella catena alimentare e nella farmaceutica. Non ci sono più le condizioni minime per lavorare con serenità ed in sicurezza, alcune aziende addirittura non fanno né caricare, né scaricare autotrasportatori provenienti da particolari zone. Purtroppo nei luoghi di transito veniamo trattati come ‘contagiati’ e quindi pericolosi, i clienti, a ragione o meno, hanno troppa paura e sono sempre più diffidenti. Inoltre, con la chiusura alle 18:00 delle attività di ristorazione come trattorie, ristoranti o autogrill, non abbiamo più la possibilità di utilizzare servizi igienici, di farci una doccia o di consumare un pasto caldo durante le nostre percorrenze".
"Quello che è più importante ora – aggiunge il Presidente Pepa - in considerazione del numero elevato di decessi già registrati, è il rispetto e la salvaguardia della nostra salute, dei nostri dipendenti e delle rispettive famiglie. E’ una decisione difficile e se vogliamo coraggiosa che sappiamo avere grandi ripercussioni in particolar modo sotto l’aspetto economico, ma in questo momento dobbiamo tutelare la salute e la vita. Ne va della nostra coscienza”.
L'emergenza coron virus sta mettendo in ginocchio l'economia italiana: le attività chiudono, le aziende arrestano la produzione, la giustizia è in stand by e si fermano i servizi pubblici.
"In questo contesto semi apocalittico servono misure economiche drastiche per fronteggiare la crisi e permettere alle imprese italiane ed ai professionisti di superare e sopravvivere alla recessione - ha dichiarato Giustino D'Uva, dirigente nazionale del SINLAI - Per questo siamo convinti che l'unica soluzione sia un condono tombale di tutti i tributi e contributi da qui a settembre prossimo, per tutti gli autonomi e le partite Iva. Diversamente, l'economia nazionale subirà un contraccolpo tale che la classe media non riuscirà più a riprendersi, essendo destinata a soccombere sotto i colpi di un tracollo devastante".
“Serviranno almeno 50 milioni di euro di nuove risorse per finanziare misure straordinarie a sostegno della economia della regione Marche”. Questa è la proposta che l’assessora regionale alle attività produttive, Manuela Bora metterà sul tavolo della giunta lunedi 9 marzo.
Il piano finanzierà le prime azioni ad impatto immediato con strumenti ancora più specifici e capillari sul tessuto economico marchigiano rispetto alle misure che il Governo metterà in campo nei prossimi giorni.
L’intensità del piano allo studio sarà ritarata in base al perdurare delle condizioni di difficoltà e si articola in: interventi immediati; azioni di rilancio; interventi di consolidamento.
“Preziosi saranno i contributi propositivi che perverranno dalle parti sociali e politiche – ha sottolineato Manuela Bora - al fine di declinare al meglio le linee di intervento che si possono ipotizzare in: sostegno alla liquidità; ammortizzatori sociali straordinari per i lavoratori dipendenti; indennità per imprese e lavoratori autonomi; risorse a favore del rilancio economico; piano straordinario per l’internazionalizzazione; finanziamenti a favore del consolidamento delle imprese attraverso investimenti mirati. Tutti i settori in sofferenza saranno beneficiari delle misure, il fattore tempo per l’efficacia degli interventi è elemento centrale e la Regione Marche anche in questo saprà mostrare maturità politica e capacità tecnica.”
Il Fondo di solidarietà bilaterale, noto ai più con la sigla FSBA, interviene a sostegno delle aziende del comparto artigiano (con esclusione del settore edile) e dei relativi lavoratori che si trovano in situazione di difficoltà a seguito dei contagi da Coronavirus e dalle restrizioni conseguenti che si stanno susseguendo in territorio nazionale.
Lo scorso 26 febbraio è stato sottoscritto un apposito Accordo Interconfederale siglato dalla CNA e dalle altre associazioni di categoria con il quale si prevede uno specifico intervento di ulteriori 20 settimane di copertura per sospensione e/o riduzione d'orario di lavoro di dipendenti di imprese coinvolte in situazioni di difficoltà. Il sistema informativo prevede l’introduzione di una specifica causale “Covid-19 – Coronavirus”.
Per rendere attuativo l'accordo è stato inoltre predisposto da parte del Fondo un apposito modello semplificato di accordo sindacale con possibilità di sottoscrizione telematica. L’intervento di integrazione salariale con causale “Covid-19 – Coronavirus” può essere attivato per i dipendenti in forza al 26 febbraio 2020 e ha una durata massima complessiva, nel biennio mobile, di 100 giorni su una settimana lavorativa di 5 giorni e di 120 giorni su settimana lavorativa di 6 giorni.
L’accordo sindacale è valido fino al 31 marzo; l’intervento di integrazione salariale non può, quindi, oltrepassare questo termine salvo eventuale proroga.
Per l’accesso alla causale “Covid-19 – Coronavirus” è prevista la possibilità di: sottoscrivere accordi sindacali anche successivamente l’inizio della sospensione effettiva dell’attività lavorativa, purché nell’ambito della validità temporale; derogare al requisito dell’anzianità aziendale di 90 giorni, altrimenti necessario per ciascun lavoratore per le prestazioni di assegno ordinario o di solidarietà; sospendere il limite di 6 mesi di regolarità contributiva richiesta per le aziende neocostituite.
Il Direttore CNA Macerata Luciano Ramadori ricorda come “In una recente indagine di CNA, il 72,4% delle imprese dichiara che sta registrando effetti diretti sulla propria attività legati alla vicenda Coronavirus ed in particolare per ciò che concerne l’andamento della domanda, i rapporti con i fornitori, cancellazione di appuntamenti e problemi logistici. I settori più esposti risultano essere quelli del trasporto passeggeri e quello turistico dove rispettivamente il 98,9% e il 89,9% degli intervistati dichiarano di subire effetti diretti. Significativi sono i numeri di quanti hanno subito un danno indiretto anche in altri settori come la Moda (79,9%), i Servizi alla Persona (78,8%), l’Agroalimentare (77,7%), il Trasporto Merci (64,1%), i Servizi alle imprese (61,6%) e la Manifattura meccanica (60,3%)”.
“Per i settori turistici – prosegue Ramadori - la drammatica contrazione della domanda è dovuta alle innumerevoli cancellazioni che stanno giungendo in questi giorni da parte dei tour operator e alla sospensione dei servizi scolastici tra cui vi sono anche le gite. La sospensione degli appuntamenti fieristici, invece, è la motivazione prevalente che sta alla base dei disagi rilevati dalle imprese della moda, oltre ai problemi derivanti dai rapporti con i fornitori e dal mancato ritiro delle merci. Un numero elevato di cancellazioni delle prenotazioni si registra anche tra le imprese di servizi alla persona (in prevalenza centri estetici e acconciatori). Complessivamente, il 53,1% delle imprese stima per il 2020 una contrazione dei ricavi. Una contrazione che, invece, potrebbe interessare oltre il 70% dei settori del trasporto passeggeri e turistico”.
In piena emergenza Coronavirus, arriva una notizia incoraggiante, anche per i professionisti marchigiani: entra in vigore un nuovo provvedimento per garantire l’occupazione negli studi professionali in caso di sospensione o riduzione dell’attività. È stato infatti pubblicato in Gazzetta Ufficiale (G.U. n. 53 del 2 marzo 2020) il decreto del 27 dicembre 2019 del ministero del Lavoro che istituisce presso l'Inps il Fondo di solidarietà bilaterale per le attività professionali.
Si definiscono, così, una rete di protezione sociale e salvaguardia dei livelli occupazionali, e una misura di sostegno al reddito, tanto più efficaci in una fase delicatissima e incerta come quella attuale: “Questo decreto, fortemente atteso dalla Confederazione italiana libere professioni – afferma il presidente di Confprofessioni Marche Gianni Giacobelli –, incrementa in modo significativo le tutele anche dei lavoratori occupati presso i 39 mila professionisti marchigiani, in un momento di particolare preoccupazione per gli effetti negativi sull'economia regionale indotti dall'emergenza Coronavirus”.
Il decreto ministeriale che implementa il nuovo fondo di solidarietà fa seguito all'accordo del 3 ottobre 2017 tra Confprofessioni e le organizzazioni sindacali del settore (Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs), come previsto dal decreto legislativo n.148 del 2015, siglato con l’obiettivo di tutelare gli studi e i liberi professionisti che occupano in media più di tre dipendenti, compresi anche gli apprendisti, per assicurare la costanza del rapporto di lavoro nei casi di riduzione o sospensione dell'attività lavorativa.
Prosegue senza sosta l’impegno di Confartigianato nel supporto alle imprese sia per le esigenze più immediate in termini di gestione aziendale, sicurezza sul luogo di lavoro, risorse umane, fiscali, tributarie, ambientali, internazionalizzazione e manifestazioni fieristiche, sia nei tavoli istituzionali nazionali.
Il nostro territorio, così come tutto il nostro Paese, non può permettersi procedure troppo invasive e non strettamente necessarie che innescherebbero inevitabilmente una psicosi generale a discapito delle imprese e porterebbe alla paralisi totale dell’intera economia. Per rilevare le possibili criticità dei singoli comparti, Confartigianato ha realizzato un’indagine conoscitiva e contattato i propri associati per recepire gli effetti immediati avuti dalle imprese e le ripercussioni sulle attività economiche anche nel breve periodo. In poco più di una settimana sono state raccolte centinaia di risposte provenienti dalle aziende associate delle province di Macerata, Ascoli e Fermo. Ciò che emerge dal confronto diretto con le imprese del territorio è un generale stato di rallentamento delle attività, in primis per quanto riguarda gli approvvigionamenti sia per i clienti in filiera sia per i consumatori finali.
Le aziende che hanno rapporti con l’estero hanno disagi già da qualche settimana, disagi che sono appunto aumentati negli ultimi giorni, in special modo per quelle imprese che hanno collaborazioni con attività della zona lombarda. Un calo fisiologico che rispecchia dunque le tempistiche di diffusione dei contagi da Coronavirus. In generale, sicuramente tra i settori che sono attualmente più in difficoltà, troviamo, oltre all’autotrasporto che rileva numerosi ritardi di consegna per le merci in transito nei comuni lombardi della “zona rossa” che si traducono ovviamente in mancati incassi, quello del pubblico esercizio, come bar, pub, pizzerie, ristoranti. Il calo di presenze e le continue cancellazioni di prenotazioni nei locali stanno sicuramente incidendo molto sulle singole attività ricettive che prospettano sensibili cali di fatturato. La paura e purtroppo la disinformazione hanno innescato dei comportamenti dettai dal panico incidendo sul consueto stile di vita e portando quindi ad abitudini diverse come fare provviste, consumare in casa quello che prima si mangiava al bar o uscire solo se necessario.
Preoccupante il calo del fatturato registrato nel collegato settore dell’Alimentazione, per via della riduzione degli ordinativi che comporteranno il ricorso per talune realtà più strutturate agli ammortizzatori sociali.
Per non parlare delle agenzie di viaggio che devono gestire continue disdette e far fronte alle mancate prenotazioni per la prossima stagione estiva ormai alle porte.
Nel settore Turismo, oltre alle agenzie di viaggio, prospettano un 2020 in forte crisi anche le strutture recettive, come agriturismi e ristoranti: se da una parte si evidenziano i toni allarmistici e il ruolo dei media, giudicato troppo sensazionalistico da indurre paura e scoraggiare viaggi e soggiorni, dall’altro si prevede un’estate difficile con ripercussioni negative in termini di occupazione.
Il settore del Terziario & Servizi segnala cali di ordinativi più contenuti, ma con dirette conseguenze sui dipendenti.
Situazione contrastata negli Impianti, categoria che se da una parte vede il blocco di alcuni cantieri nel Nord Italia con riduzione degli ordinativi, dall’altro lato alcune imprese del settore - grazie al blocco della produzione cinese - ricevono ordinativi superiori alla media per la fornitura di componenti tecnologici. Tuttavia nel breve periodo potrebbero verificarsi difficoltà negli approvvigionamenti di materia prima in quanto i fornitori sono localizzati nella maggior parte nelle zone focolaio del contagio.
L’Autoriparazione non sembra avere subito ripercussioni, allo stato attuale delle segnalazioni pervenute.
Estetiste, parrucchiere e lavanderie riferiscono situazioni diverse: alcuni imprenditori non hanno notato particolari cambiamenti, altri invece stanno incontrando difficoltà nel reperire prodotti di una certa specificità e un rallentamento dell’affluenza dei clienti. Alcuni centri estetici notano invece un ritorno di clientela che vuole affidarsi ad attività in cui è garantita pulizia, disinfezione e sterilizzazione di strumenti e attrezzature. C’è quindi una ritrovata consapevolezza che si tramuta in una richiesta maggiore di prodotti di qualità e un allontanarsi da soggetti che operano abusivamente. Gli operatori del Benessere evidenziano un calo medio del fatturato nell’arco temporale dei prossimi tre mesi, pari al 50% del totale; mentre per il medio periodo, regna una diffusa incertezza improntata maggiormente a un calo progressivamente meno marcato del fatturato, seppur con riflessi direttamente negativi sui dipendenti.
Le aziende del settore moda (calzature e abbigliamento) che operano nelle regioni del nord vedono appuntamenti annullati con i propri agenti, ordinativi sfumati e difficoltà nel raggiungere nuova potenziale clientela. Sono molte le aziende che rilevano una grande preoccupazione per le vendite al dettaglio perché ad esempio, come nel caso di Milano, i negozi sono chiusi o rispettano un’apertura non ordinaria, rallentando così tutto il sistema. Se proseguono le lavorazioni dei vecchi ordini in corso, c’è grande incertezza su come impiegare, e quindi retribuire, i propri dipendenti nell’immediato futuro vista la mancanza di nuovi ordinativi. Molte imprese evidenziano grande preoccupazione per gli eventuali danni economici per mancati incassi, dovuti appunto dalla riduzione degli ordini, dalle difficoltà nelle consegne e dall’impedimento degli agenti ad organizzare appuntamenti di presentazione delle nuove collezioni.
Queste attività produttive risentono inoltre del blocco di produzione in Cina, che ha portato ad avere difficoltà nell’approvvigionamento di materiale di lavorazione come pellame, accessori, componenti elettronici, ecc. Se il blocco della produzione dovesse protrarsi, a cascata si avrebbero ripercussioni sulle produzioni locali di calzature e pelletteria e su diverse attività manifatturiere (elettronica ed elettrotecnica, accessoristica, falegnameria e serramentistica, ecc.).
La limitazione della circolazione di clienti e rappresentanti, così come tutte le attività legate ai processi di export e internazionalizzazione, nonché la limitazione alla partecipazione a fiere sono gli aspetti più sensibili nel settore. Molte aziende dichiarano che, se la situazione non dovesse migliorare, sarebbero costrette a ricorrere ad ammortizzatori sociali per far fronte alla gestione del personale dipendente.
“Il propagarsi del virus anche in Italia e purtroppo la grande confusione generata, - ha commentato il Segretario Generale, Giorgio Menichelli - ha aumentato il senso di disorientamento alimentando panico e isteria anche nella nostra Regione. Il non sapere cosa aspettarsi genera ancora più incertezza nella pianificazione e il fatto che anche piccole realtà abbiano registrato un calo di attività, sopraggiunto in pochi giorni, inquadra uno scenario economico e sociale difficile. Il fattore determinante sarà quindi il riuscire a contenere l’emergenza in tempi molto brevi. Attraverso la Confederazione nazionale in questi giorni stiamo affrontando con il Ministro dello Sviluppo economico e il Ministro del lavoro, i temi principali relativi a esigenze e ripercussioni sul sistema produttivo, mettendo sul tavolo alcune richieste per noi fondamentali: dalla definizione di un adeguato livello di priorità all’emergenza sanitaria per evitare la diffusione non controllabile e non gestibile dell’infezione e al contrasto degli effetti negativi per l’immagine del Paese e del nostro made in Italy. Confartigianato ha chiesto inoltre un’adeguata valutazione dei danni diretti e indiretti prodotti dall’emergenza, la proroga delle scadenze di ogni tipo, incluse quelle dei bandi pubblici e la garanzia di un’adeguata sorveglianza sui prezzi per evitare manovre speculative”.