Uso del digitale e dei canali di e-commerce: le imprese marchigiane ultime in Italia
Le attività di Confartigianato per favorire l’accesso alle vendite “on line” delle micro e piccole imprese marchigiane.
Secondo un recentissimo studio pubblicato da Confartigianato Nazionale la propensione molto bassa delle imprese italiane, ed in particolar modo di quelle marchigiane, ad effettuare vendite mediante e-commerce, è determinata dalla persistenza di troppe barriere all’accesso a questo mercato. Le imprese infatti che non praticano il commercio elettronico, lo riconoscono come strumento strategico, ma segnalano ancora molti ostacoli strutturali al loro ingresso in questo mercato, come ad esempio l’inadeguatezza delle piattaforme e difficoltà nella logistica, che dovrebbero essere affrontati e risolti a livello di sistema.
Per quanto riguarda le Marche si osserva un dato molto preoccupante: mentre sale al 54,8% la quota di coloro che utilizzano internet anche per effettuare ordini o acquisti online di beni e servizi (un livello superiore alla media nazionale che è del 50,5%. In valore assoluto gli acquisti online sono stati effettuati da 467.000 marchigiani utenti di internet, con età superiore ai 15 anni. Il 7,4% in più rispetto al 2015), l’offerta di prodotti marchigiani sulle piattaforme di e-commerce è invece scarsissima: nel 2016 infatti solo il 5,8% delle imprese marchigiane con un numero di almeno 10 addetti, ha venduto online, quota più bassa tra tutte le regioni italiane (media nazionale: 11,0 %). Nel 2012 la nostra quota era del 4,5% e ci collocava al 16° posto in Italia.
Considerando che l’Italia non eccelle in Europa per digitalizzazione delle proprie imprese (11% la media nazionale contro il 20% della media UE), l’ultimo posto delle Marche tra le regioni italiane è ancor più allarmante, soprattutto se raffrontato ai tassi di crescita a doppia cifra degli acquisti su e-commerce delle produzioni tipiche del made in Italy, di forte interesse per le imprese artigiane: gli acquisti online di prodotti alimentari salgono infatti del 31,9%, mentre gli acquirenti di abbigliamento sono in aumento del 18,2%. In Internet non si acquistano più solo viaggi, trasporti, concerti, vacanze, musica o libri, cioè servizi e prodotti di massa e standardizzati, bensì anche prodotti artigianali.
Alla presenza del Presidente provinciale Renzo Leonori e della Presidente del Gruppo ICT Sara Servili, Ammistratore di Fidoka srl, ne hanno parlato alcune imprese associate a Confartigianato, sia manifatturiere che di servizi web ed ecommerce, presenti alla conferenza stampa tenutasi oggi presso la sede provinciale di Confartigianato, scelte come esempi di integrazione tra artigianato e mondo digitale. Hanno portato la loro esperienza Andrea Carpineti di Dis Shoes, Lorenzo Brini di Dream Group, Massimo Maccari e Federica Sclavi di Grupposis, Daniele Macellari, Presidente provinciale di Confartigianato del settore Abbigliamento e titolare della ditta Giovanna Nicolai, Andrea Miandro del Calzaturificio La Belle, Emanuele Conforti di MyMarca e David Clementoni di Italian Artisan.
La via “marchigiana” all’e-commerce che Confartigianato Imprese Macerata ha iniziato ad attuare già da qualche tempo con i propri “servizi digitali dedicati”, realizzati in modo professionale in collaborazione con “web agency” specializzate del territorio e con accordi e progetti sviluppati su marketplace nazionali, sta iniziando a dare i suoi frutti, con dati percentuali maggiori della media regionale..
“Per quanto riguarda l’internazionalizzazione delle nostre imprese manifatturiere, della moda e non solo – afferma Giuseppe Ripani, Responsabile Innovazione di Confartigianato Macerata – l’incentivazione dell’uso di strumenti digitali nelle micro e piccole imprese deve essere una priorità assoluta da inserire nell’agenda economica del Paese, visto che il mercato interno è ristretto ed asfittico ma parallelamente il “100% made in Italy” continua a godere di grande reputazione all’estero. Oggi c’è fame di prodotti italiani nel mondo, che non è immaginabile soddisfare esclusivamente in modalità tradizionali. Scarseggiano però - prosegue Ripani - gli strumenti adeguati al “dna” delle nostre micro e piccole imprese che possano concretamente contribuire a ridurre il gap con il resto d’Europa, essendo però profondamente consapevoli che la sfida si gioca sull’aspetto qualitativo e “su misura” dei nostri prodotti e non su produzioni seriali, massive e standardizzate”.
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