La Svila continua la sua resistenza sul territorio di Visso. Tra terremoto e neve, negli ultimi mesi è stato difficile portare avanti la produzione di pizze surgelate nonostante la volontà di dirigenti e dipendenti di lavorare
L’azienda multinazionale dopo il sisma del 30 ottobre aveva chiuso le porte per circa tre settimane per sistemare la linea dei macchinari (leggi qui). La rapida ripartenza ha rappresentato la voglia di non arrendersi e di dare stabilità ai tanti terremotati che lavorano nello stabilimento di Visso. I molti sfollati hanno potuto raggiungere il luogo di lavoro grazie a dei pullman messi a disposizione dalla Svila.
Purtroppo l’inverno, soprattutto la neve, ha dato un altro duro colpo all’azienda di Alexander Palermo (leggi qui). Martedì 17 gennaio lo stabilimento ha dovuto fermare di nuovo la produzione e mandare tutti a casa a causa dell’isolamento causato dalla coltre bianca caduta incessantemente sulla strada. Inoltre le scosse di gennaio hanno causato altri danni nei laboratori.
Nonostante questa odissea produttiva, la Svila non ha smesso di progettare il suo futuro a Visso, nel cuore del sisma. Ieri alla presenza di operai, dirigenti, autorità civili e religiose è stato posto il primo mattone per l’ampliamento dello stabilimento con una mensa per gli operai e per continuare a rendere viva questa terra, renderla produttiva. Un gesto forte che dona speranza.
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