Confartigianato, Leonori contro il Decreto Dignità: "Più costi per le imprese e lavoratori penalizzati"
il Decreto Dignità non piace a Confartigianato Macerata.
“A pochi giorni dalla presentazione ufficiale del Decreto Dignità - ha affermato il Presidente Provinciale di Confartigianato Imprese Macerata, Renzo Leonori - non possiamo che esprimere la nostra più grande preoccupazione per le misure previste per i contratti a termine e le inevitabili implicazioni a danno del mondo imprenditoriale.
Dagli ultimi dati sull'occupazione, nella nostra regione gli occupati sono aumentati del 3,9% rispetto al I trimestre dell’anno scorso, superando la dinamica nazionale (+0,6%) e collocando le Marche al 2° posto tra le 21 regioni e province autonome. Se i lavoratori indipendenti sono diminuiti del 15,8%, la crescita dei lavoratori dipendenti dell’11,2%, colloca la nostra regione al 1° posto. Il nostro timore è che questa positiva e costante crescita dopo l’introduzione delle nuove misure previste dal Governo, subisca una brusca frenata con il possibile aumento dell’occupazione sommersa.
Nel nuovo decreto infatti, i contratti a termine avranno durata complessiva di massimo 24 mesi e non più 36 e i rinnovi possibili nell’arco di due anni scenderanno da 5 a 4, comportando un costo aggiuntivo per l’impresa dello 0,5% e un ingente danno per tutti i lavori stagionali, come quelli richiesti da alberghi, ristoranti e pubblici esercizi.
Tornerà poi la famosa causale secondo cui l’impresa per ogni rinnovo effettuato sui contratti superiori a 12 mesi dovrà dettagliare le motivazioni di tale scelta anziché il passaggio a tempo indeterminato. Per non parlare poi dell’indennità di licenziamento che prevede il pagamento, in caso di licenziamento ingiustificato, da un minimo di 6 a un massimo di 36 mesi per tutti i contratti da lavoro dipendente.
Tutto questo non farà altro che aumentare la burocrazia e i costi a carico delle imprese, provocando un freno alla crescita del mercato del lavoro e un contestuale aumento del turn-over tra i precari, con l’inevitabile incremento delle possibili controversie legali.
Dei provvedimenti dunque troppo rigidi che tolgono flessibilità alle aziende, senza creare benefici per i lavoratori.
Il tema delle delocalizzazioni invece, viene a nostro parere, affrontato in maniera corretta nel decreto, prevedendo una dura stretta per le imprese. Un segnale questo molto importante per difendere il valore del lavoro e delle produzioni italiane. E’ infatti necessario mettere in atto iniziative volte a far rientrare in Italia le lavorazioni storicamente delocalizzate, perché l’alta qualità dei nostri prodotti si può garantire solo ed esclusivamente con una manodopera qualificata e specializzata. Se in passato la delocalizzazione poteva essere conveniente, oggi con produzioni diversificate, meno massive e più personalizzate, di certo non lo è più.
Come spesso ribadito, la manodopera è una delle risorse fondamentali per l’economia del nostro Paese ed è per questo che chiediamo degli interventi che puntino proprio alla qualificazione dei lavoratori per continuare a garantire la competitività delle nostre imprese”.
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