La pandemia ancora in corso ha fatto crollare molte certezze in tutti i settori della nostra società e del vivere civile. In questa drammatica fase le maggiori incertezze sono in chiave prospettica e riguardano soprattutto il futuro economico delle imprese e delle famiglie. Gli scenari economici non appaiono incoraggianti e le discussioni politiche a volte sembrano prevalere sulle esigenze concrete e reali del Paese. Il lungo periodo di lockdown ha inferto un duro colpo al sistema produttivo italiano, coinvolgendo la stabilità finanziaria dell’intero Paese, con una ripresa delle attività economiche che si preannuncia lenta ed assai difficoltosa.
In questa fase è esercizio sterile formulare previsioni sul calo del PIL, sull’aumento del debito pubblico e sul fabbisogno finanziario dei prossimi mesi. Troppe variabili sono sul tavolo e sono tutte legate da fattori connessi ad un contesto macro-economico generale, ovvero ad un rilancio del sistema industriale e produttivo globale poiché è difficile ipotizzare che la ripresa economica dell’Italia non sia in gran parte collegata a quel che accade a livello internazionale.
Ricordando la definizione del fenomeno della globalizzazione data da un autorevole economista statunitense, secondo cui esso è da intendere come totale interrelazione tra ambienti competitivi in cui la localizzazione dei mercati diviene aspetto secondario ed irrilevante (così M.E. Porter, Competition in global industries, Boston, 1986), le connessioni ormai indissolubili tra i mercati nazionali e quelli internazionali consentono di comprendere come le situazioni di crisi economica e finanziaria abbiano sempre più un terreno comune in cui propagarsi.
Nel panorama italiano un ruolo importante per il rilancio economico del Paese passa senza dubbio attraverso il sistema bancario, anche tenendo conto delle funzioni attribuite alle banche di immettere liquidità a favore di imprese e famiglie, in forza di garanzie statali per i finanziamenti concessi, come stabilito dai recenti provvedimenti normativi.
L’aver attribuito alle banche il delicato ruolo di “polmone finanziario” del Paese, al di là delle sottostanti valutazioni politiche, costituisce un riconoscimento di quanto sia essenziale avere un sistema bancario al servizio del tessuto produttivo. Non a caso le più autorevoli teorie economiche hanno sempre messo in risalto il forte legame intercorrente tra un efficiente e dinamico sistema finanziario e la crescita economica e in- dustriale di ogni Paese (cfr., ad esempio, R.G. King, R. Le- vine, Finance, Enterpreneurship and Growth: Theory and Growth, in J. Monet. Econ., 1993, 32).
Però occorre prestare attenzione al fatto che il ruolo delle banche, in questa difficile fase di pandemia che stiamo vivendo, è una condizione necessaria, ma non sufficiente perchè la ripresa economica sia assicurata o anche solo sia più agevole. È infatti indispensabile che sia l’intero sistema Paese a fare un passo in avanti, con una visione del futuro ed una corretta individuazione degli strumenti da utilizzare che le forze industriali richiedono a gran voce. È ad esempio necessario snellire le procedure che creano troppi vincoli alle imprese, nonchè ridurre la burocrazia che ne limita l’operatività ordinaria ed appesantisce i rapporti con la Pubblica Amministrazione.
Si deve altresì pensare a realizzare le infrastrutture necessarie al Paese, con progetti purtroppo fermi da tanti anni e ad ammodernare quelle esistenti. La crescita del Paese passa necessariamente attraverso la visione del futuro e le scelte vanno fatte ora poichè anche in una grave situazioni di crisi nascono delle opportunità che devono essere colte e perseguite. Ma occorre guardare (e pensare) al futuro.
Come dicevo poc’anzi, le banche sono state chiamate in queste settimane a fare di più, a compiere atti di amore verso il Paese e a fornire senza indugio liquidità ad imprese e famiglie. Le banche sono consapevoli del loro ruolo, di ciò debbono e possono fare per svolgere la loro primaria attività di erogazione del credito e di raccolta del risparmio, come sancisce l’art. 10 tub, ma non va trascurato che esse sono costrette ad operare secondo procedure e regole di vigilanza di cui non possono non tener conto. Il rispetto dei coefficienti patrimoniali, nonchè delle procedure di gestione del credito, tanto per citare due aspetti su tutti, rappresentano per le banche un must imprescindibile per adempiere agli stringenti obblighi di vigilanza e per una sana e prudente gestione degli istituti di credito.
Ciò per dire che le banche stanno facendo e faranno il possibile per dare il supporto alle imprese ed alle famiglie in questa difficile fase che il Paese sta vivendo, ma non possono costituire l’unico strumento per superare tale fase e quelle successive. La consapevolezza è di essere in una situazione mai vissuta prima, nè in Italia, nè nel resto del mondo.
Nel 2003 e nel 2008 la crisi era finanziaria e poi si è trasformata in una crisi economica, mentre ora stiamo vivendo un’emergenza sanitaria che ha innescato a sua volta una crisi sociale ed economica che, fortunatamente, solo in parte si è poi trasferita sui mercati se si guarda agli indici di borsa o, per quel che riguarda l’Italia, allo spread tutto sommato rimasto su valori stabili.
Ma il mondo finanziario è diverso da quello dell’economia reale ed è a quest’ultima che occorre prestare attenzione e dedicare ogni risorsa del Paese. Lo strumento indispensabile finora utilizzato è quello riconducibile alla teoria del c.d. helicopter money, ossia consistente nell’immettere liquidità nel sistema; perché tale strumento sia efficace occorre però che i soldi arrivino concretamente nelle tasche degli italiani e soprattutto in quelle delle fasce più colpite, della famiglie a basso reddito, delle piccole e medie imprese e delle partite iva che, nelle scorse settimane, sono state costrette ad interrompere la loro l’attività o subito una consistente diminuzione dei fatturati.
Le imprese italiane necessitano di liquidità per affrontare una crisi drammatica con un mercato interno compromesso e con quello internazionale ridotto in media di oltre il 50%, il tutto con costi a carico consistenti e con ricavi drasticamente diminuiti. Va in primo luogo evitato che le imprese si trovino senza credito per pagare i costi durante i mesi di inattività o di attività limitata. In secondo luogo deve evitarsi che le imprese dubitino della capacità di clienti e fornitori di rispettare i termini di pagamento o l’adempimento delle prestazioni dovute, generando una serie di effetti a catena. Alcuni Paesi hanno subito stanziato rilevanti fondi per sostenere il sistema produttivo e per evitare rischi di tal genere.
Vediamo ad esempio cosa è successo in Germania e negli Stati Uniti, poiché sono i casi in cui l’intervento dello Stato sull’economia è stato poderoso ed immediato. Tra i principali interventi effettuati dallo Stato tedesco meritano di essere ricordate due leggi del CoronaKrisenpaket le quali hanno da subito previsto un intervento complessivo di circa 1.100 miliardi di euro, disponendo le seguenti misure:
- circa 58,5 miliardi di euro sono destinati al settore sanitario per l’acquisto di attrezzature sanitarie, l’incremento dei servizi ospedalieri e la ricerca e lo sviluppo del vaccino contro il coronavirus, oltre a 3,5 miliardi di euro per l’acquisto di dispositivi di protezione ed ulteriori 50 miliardi di euro da utilizzare in caso di necessità;
- l’ampliamento dell’accesso al sussidio per il lavoro a breve termine per il mantenimento dei posti di lavoro e del reddito dei lavoratori;
- circa 50 miliardi di euro in sovvenzioni ai titolari di imprese di piccole dimensioni (sino a 10 dipendenti) e ai lavoratori autonomi gravemente colpiti dagli effetti della pandemia, oltre al differimento sino a tutto il 2020 degli adempimenti fiscali, senza appli- cazione degli interessi.
- l’ampliamento delle prestazioni di assistenza all’in- fanzia per i nuclei familiari con un basso reddito e la semplificazione dell’accesso al reddito di base per i lavoratori autonomi;
Da ricordare anche che la Germania ha utilizzato il Fondo per la stabilizzazione economica (WSF) e il KfW (istituto di credito con finalità simili alla Cassa Depositi e Prestiti ita- liana) i quali hanno regolamentato l’accesso alle garanzie sui prestiti pubblici per imprese di diverse dimensioni, con una dotazione di circa 822 miliardi di euro (pari al 24% del PIL tedesco).
Attraverso il Fondo è stato stabilito il finanziamento di ulteriori 100 miliardi di euro per la fornitura di liquidità a breve termine alle imprese attraverso il KfW, in collaborazione con banche commerciali (con un innalzamento della capacità di garanzia del KfW da 356 a 450 miliardi di euro). Inoltre, è stata prevista l’assegnazione, all’interno del WSF, di 100 miliardi di euro per l’acquisizione diretta di azioni di società di grandi dimensioni interessate a rafforzare la propria posizione patrimoniale.
In definitiva, il Fondo per la stabilizzazione economica ha predisposto un intervento di circa 600 miliardi di euro per il sostegno delle grandi aziende, di cui 400 miliardi di euro di garanzie per i debiti di imprese colpite dalla crisi, 100 miliardi di euro per prestiti o investimenti azionari nelle imprese e altri 100 miliardi di euro per sostenere il KfW.
Un dato per far capire l’efficacia e l’immediatezza degli interventi tedeschi: al 1 maggio scorso, la città-stato di Berlino ha distribuito circa 1,7 miliardi di euro ai lavoratori autonomi e alle piccole imprese della città per aiutarle ad affrontare la grave crisi economica causata dal Covid-19.
Anche negli USA gli interventi posti in essere sono stati di notevoli dimensioni e da subito attuati per consentire ad imprese e famiglie di fronteggiare la crisi economica derivante dalla pandemia in atto. I finanziamenti decisi dal Tesoro americano con il Cares Act sono in buona parte a fondo perduto.
All’interno del Cares Act, provvedimento da 2.200 di dollari varato il 27 marzo scorso e che fornisce 349 miliardi di dollari alle imprese, c’è il pacchetto di sostegno a famiglie e lavoratori il c.d. Paycheck Protection Program and Health Care Enhancement Act (detto anche Enhancement Act) con l’assegno medio mensile fino a 1.200 dollari a favore di persona adulta e fino a 500 dollari per minori fino a 17 anni di età o fino a 3.400 dollari totali per famiglia.
L’Enhancement Act contiene anche un pacchetto federale di aiuti da circa 484 miliardi di dollari destinato a sostenere le piccole imprese e le strutture ospedaliere.
I finanziamenti, con importo massimo per impresa pari a 10 milioni di dollari, sono garantiti integralmente dall’agenzia governativa e devono coprire costi come il pagamento di stipendi, interessi di mutui accesi in precedenza, canoni di affitto o di locazione ed utenze.I finanziamenti hanno una durata biennale ed un tasso di interesse dell’1% ma, se nelle otto settimane successive all’erogazione sono impiegati almeno al 75% per sostenere costi del personale, possono essere convertiti in sussidi a fondo perduto nei limiti ed a patto che si mantengano occupazione e livelli salariali o si riassumano rapidamente i dipendenti frattanto licenziati.
Secondo i dati forniti dal Tesoro americano, i 349 miliardi di dollari previsti dall’Enhancement Act sono stati esauriti in meno di due settimane a causa del gran numero di domande, ma anche alla partecipazione al programma di molte grandi imprese che hanno dunque ricevuto da subito il necessario supporto finanziario per la prosecuzione della loro attività.
Di rilievo quanto previsto dal Cares Act, tramite la Federal Reserve, per il sostegno alle imprese che accedono al mercato finanziario e, in particolare, a quelle che emettono le cc.dd. obbligazioni corporate.
L’intervento della Fed è assai più articolato da quello messo in piedi dalla BCE tramite il Pandemic Emergency Purchase Programme da 750 miliardi di euro, per l’acquisto, sul mercato primario e secondario, di titoli di stato, asset backed securities, covered bond e corporate bond.
Il 9 aprile scorso la banca centrale USA ha stanziato fino a 1.350 miliardi di dollari ovvero, oltre la metà dei fondi previsti dal Cares Act, a sostegno delle imprese mediante un ampliamento delle linee di credito per l’acquisto di titoli corporate, adottando altresì il Main Street Lending Program (MSLP).
Attraverso due strutture create ad hoc, la Fed utilizzerà la Primary Market Corporate Credit Facility (PMCCF) e la Secondary Market Corporate Credit Facility (SMCCF) per acquisti complessivi di 750 miliardi di dollari USA, con intervento per 85 miliardi di dollari da parte del Tesoro americano. La Fed tramite l’MSLP prevedrà prestiti a fondo perduto alle piccole e medie imprese per 600 miliardi di dollari USA, utilizzando sino a 75 miliardi di dollari messi a disposizione sempre dal Tesoro americano.
La Fed ha inserito nel programma di acquisto anche le obbligazioni societarie di alcuni cc.dd. “fallen angel” ovvero, di obbligazioni corporate declassate dalla categoria di investment grade a non investment grade. Sempre di rilievo e di assoluta novità è quanto avvenuto lo scorso 12 maggio, data in cui la Fed ha per la prima volta iniziato ad acquistare, tramite la Secondary Market Corporate Credit Facility, i fondi negoziati in borsa (Etf) su obbligazioni societarie.
Se dall’inizio sono state acquistate obbligazioni societarie a livello di investment grade, la Fed non ha escluso l’acquisto di qualche titolo “spazzatura” (c.d. junk bond) proprio per evitare difficoltà all’accesso al credito alle imprese che più hanno subito l’attuale situazione di crisi economica. Questi interventi della Fed rappresenta- no una chiara dimostrazione dell’obiettivo di fare quanto necessario per garantire il funzionamento del sistema finanziario, in un sistema market oriented come quello americano, in modo che le imprese possano avere la necessaria liquidità per proseguire l’attività e contribuire al rilancio dell’economia in questa fase di pandemia ed in
quella successiva. Al di là della differente natura degli interventi predisposti da alcuni Paesi, e dalle banche centrali, ciò che merita di essere evidenziata è la tempestività di tali interventi predisposti a livello di sistema e la liquidità che è stata subito immessa a favore dei destinatari.
Ciò deve far capire che, ritornando all’Italia, le banche da sole non possono essere decisive per fronteggiare la crisi economica in atto per gli effetti creati dal covid-19, in quanto occorre il necessario concorso dello Stato, ed a livello superiore dell’UE, per far sì che ogni cluster del sistema faccia la sua parte in funzione di un obiettivo ben determinato da raggiungere. In questo contesto emerge tutta la rilevanza, nel panorama bancario italiano, delle banche locali che operano in delimitati contesti territoriali.
Queste ultime sono state da subito assai recettive nel recepire le richieste di supporto finanziario provenienti dalle imprese e dalle famiglie, nel rispetto di una vocazione territoriale che costituisce il loro punto di forza e la caratteristica operativa predominante.
E tra le banche locali le BCC hanno dimostrato di saper meglio interpretare le esigenze della clientela locale costituita, per la maggior parte, da piccole e medie imprese, artigiani, pensionati, commercianti e dai lavoratori autonomi, senza trascurare le altre tipologie di clientela.
La territorialità delle BCC e lo spirito solidaristico cooperativo che ne caratterizza i principi ispiratori sin dalla loro costituzione costituiscono infatti gli elementi fondanti di una banca di credito cooperativo che supporta il territorio in cui essa opera. La pandemia ovvero una situazione di oggettiva e diffusa difficolta economica, ha evidenziato ancor di più l’insostituibile ruolo delle BCC che, nonostante la burocrazia e le tortuose procedure emerse dai recenti provvedimenti normativi, hanno svolto e continuano a svolgere in questa fase una funzione importante per l’economia del territorio e per il sostegno delle imprese e delle famiglie.
Per quanto riguarda la BCC Recanati e Colmurano, a dimostrazione di quanto precede, va detto che essa ha da subito prontamente predisposto ogni intervento per cercare di essere vicino alla propria clientela, adottando misure organizzative finalizzate a ve- locizzare le istruttorie di credito e l’erogazione dei finanziamenti. Ciò nella consapevolezza che, specie in un momento come quello che stiamo vivendo, una banca locale ha il dover di costituire un soggetto economico di riferimento nel territorio in cui opera, dando il proprio contributo e supporto a chi in tale territorio vive e lavora, per perseguire il comune obiettivo di limitare il diffondersi della crisi economica.
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