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Una comunità segnata dall'incubo Covid: "Il più crudele dei mesi", il nuovo romanzo di Gigi Riva

Una comunità segnata dall'incubo Covid: "Il più crudele dei mesi", il nuovo romanzo di Gigi Riva

"Ero abituato ad andare in giro per il mondo a cercare le notizie per il mio mestiere di giornalista. Finché un giorno le notizie mi sono entrate letteralmente in casa". Così il giornalista e scrittore Gigi Riva, editorialista del gruppo "L'Espresso", presenta il suo nuovo libro "Il più crudele dei mesi".

Riva è legato da una ventennale amicizia al direttore di Picchio News, Guido Picchio. Amicizia grazie alla quale siamo riusciti a intervistare l'autore, che ci ha esposto la genesi della sua ultima pubblicazione. 

"Io sono di Nembro, Valle Seriana, provincia di Bergamo, il paese più colpito dalla prima ondata del Covid 19, 188 morti in due mesi - spiega Riva -. Per dare un ordine di grandezza nella Prima guerra mondiale Nembro aveva contato 126 vittime, nella Seconda 98. Si ammalarono ben presto tutti i miei parenti, molti miei amici d'infanzia contrassero il virus in modo grave, molti conoscenti morirono. Una generazione, quella tra i 70 e i 90 anni, spazzata via".

"Tra di loro diversi personaggi che costituivano il panorama umano del paese - continua lo scrittore -. Il presidente del ricovero, il presidente degli artiglieri, il presidente del Motoclub che fu campione del mondo, un vigile urbano, l'ostetrica, l'impiegata dell'anagrafe, il bibliotecario, il factotum del cine-teatro, un medico, due sacerdoti". 

"All'inizio ero riottoso all'idea di scrivere un libro su una vicenda che mi toccava nell'intimo - ci confida l'autore -. Sono stati i nembresi a convincermi, volevano ci fosse qualcuno che lasciasse una traccia di memoria di quanto era successo. E io lentamente mi sono reso conto che il mio racconto poteva non riguardare solo Nembro ma essere universale. Nembro come paradigma di cosa avviene in una comunità sconvolta all'improvviso da una catastrofe". 

"Ho adottato la tecnica della letteratura del vero - chiarisce Riva -. Cioè tutti fatti verificati e scritti in forma di romanzo". Il libro si intitola “Il più crudele dei mesi” (Mondadori). Il sottotitolo recita: “Storia di 188 vite”. "Sì, vite - ci dice Gigi Riva -. Ho voluto dare un nome e un volto alle persone scomparse, spiegare perché la loro opera è stata importante, un esempio da seguire per le generazioni future. Ma ho raccontato anche la disperazione dei primi momenti, la paura, il timore di essere additati come untori, la lenta organizzazione della resistenza, il lavoro dei volontari. E infine la speranza. È il libro che non avrei mai voluto scrivere ma che sono più contento di avere scritto".

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