Nel cortile di Palazzo Buonaccorsi si inaugura la nuova stagione di Macerata Opera Festival con una lectio magistralis di Massimo Bray, ex ministro dei Beni Culturali del governo Letta.
A fare gli onori di casa il sindaco Romano Carancini che ha innanzi tutto sottolineato la felicità di avere Bray come ospite. Carancini ha poi parlato della 52esima edizione dedicata quest’anno al Mediterraneo, tema scelto due anni fa, in un momento in cui esso era focus attentivo dell’opinione pubblica, ma oggi più che mai è contesto d’impatto e di forte eco. L’opera come momento di piacere ma anche come momento di riflessione, lirica come arte ma anche come strumento di indignazione, poiché il Mare Nostrum è scenario di morte e di un governatore che ha prima sventato un golpe e poi sta distruggendo la democrazia, “dobbiamo far vibrare le nostre corde vocali per intonare l’indignazione” come suggerisce Carancini.
In chiusura del suo intervento il Sindaco ha poi invitato tutti allo Sferisterio per queste opere, l’Otello, la Norma e il Trovatore, che sapranno emozionare gli spettatori.
Ha preso poi la parola Luciano Messi, sovraintendente del Macerata Opera Festival “Scaldiamo i motori da più di un mese e non vediamo l’ora di partire” e nella sua persona ha voluto portare il saluto di tutti quelli che hanno reso possibile la stagione lirica dello Sferisterio, dai chi lavora, agli artisti, dai mecenati agli sponsor.
Francesco Micheli, direttore artistico del MOF, ha introdotto Bray definendolo colui che incarna al meglio, con il suo operato costante, il messaggio di questa manifestazione, i valori che l’Opera metterà in scena in questi giorni. Facendo una disamina delle tre opere, nelle parole del mastro è emerso come tutte siano accumunate dallo stesso motore di azione drammatica “Ci sono un africano, una zingara e dei barbari con il loro amore per superare le diversità”. Il sapere è la chiave dell’unione, i pregiudizi l’arma della divisione: “Bray con il lavoro svolto fino ad oggi ha reso il sapere accessibile, l’arma più forte contro tutte le guerre”. È dunque un messaggio di pace, un messaggio di speranza e di unione, quello di questa edizione, il Mediterraneo scenario delle tragedie liriche, diviso oggi idealmente da un filo spinato che divide le due sponde, deve tornare ad essere il gonfo in cui le diverse culture si incontrano.
La lectio dell’ex ministro, nonché redattore responsabile della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Treccani prima e successivamente direttore editoriale, ha posto l’accento sul Mediterraneo come oikos comune, come scambio, come dialogo. In questo momento geopolitico drammatico, con i fatti della Turchia, con la tragedia degli immigrati, con la disinformazione e la violenza verbale c’è bisogno, invece di consapevolezza “Il Mediterraneo è il luogo di infiniti movimenti di genti, fin dall’inizio della sua storia” creando così una ricchezza unica che è la cultura madre che ha poi partorito tutte le nostre culture, le nostre civiltà. L’identità culturale non deve essere divisione, ma unione, Bray cita Croce che sostiene la ricerca dei punti in comune con chi è diverso, questa è la strada da percorrere.
Inizia così la nuova stagione di Macerata Opera Festival, con un intervento che ha deliziato i tanti che sono accorsi, in un tramonto maceratese cha ha unito i due gioielli della città: palazzo Buonaccorsi e lo Sferisterio, ma soprattutto che ha dimostrato ancora una volta quanto i temi della lirica possano essere rivoluzionari e contemporanei.
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