Inaugurerà il prossimo 10 marzo la mostra “Imilchil, un viaggio tra i berberi dell'Alto Atlante”, composta da immagini realizzate dal fotografo Ernesto Scarponi e ospitata negli ambienti di Agnetti Boutique.
Dopo una vita lavorativa trascorsa in diversi paesi europei, nel settore del turismo e della ristorazione, Ernesto Scarponi continua a viaggiare, ora con la macchina fotografica al collo, alla ricerca di incontri e culture, dalla Camargue al Maramures, dall’Andalusia a Cuba, solo per citare alcune delle sue mete, sempre con l’occhio attento e la mente aperta per registrare volti e storie da raccontare.
La mostra in oggetto nasce da un viaggio sulle montagne dell’Atlante al centro del Marocco, in un percorso di valli e villaggi, tra usanze e costumi di gente temprata dalle escursioni termiche rilevanti, siamo oltre i 2000 metri di altitudine.
L’area della piccola città di Imilchil, poco più di 1800 anime, è abitata dalla tribù Ait Hdiddou, gelosa custode di tradizioni che vengono tramandate con il rispetto che si deve alle radici che contribuiscono a determinare l’identità del luogo. Tra queste c’è l’Agdoud N'Oulmghenni, il Festival dei Matrimoni, nel corso del quale, in realtà, non si celebrano matrimoni ma se ne pongono le basi favorendo l’incontro delle future coppie. Da queste parti la morale vieta che si possa cercare il proprio partner individualmente, e allora la festa, nata in seguito a leggende locali molto sentite, diventa l’occasione privilegiata in cui i genitori possono presentare le proprie figlie da sposare.
Se due giovani, ma soprattutto i loro genitori, trovano l’intesa, l’incontro si ufficializza con una stretta di mano e una scrittura. Si tratta pertanto di momenti che, seppur circondati dai colori, dalle musiche e dal mercanteggiare tipici di ogni festa, rimangono autentici e riservati, quindi i visitatori sono tenuti ad un comportamento idoneo, consapevoli di varcare una soglia oltre la quale bisogna diventare ancor più rispettosi e invisibili.
Scarponi ha ormai acquisito la capacità di destreggiarsi abilmente in ogni situazione, intuendo d’istinto quando è il caso di osservare in silenzio appartato e scattare con la precisione di un chirurgo che usa il bisturi, e quando, invece, può dare libero sfogo alla sua energia comunicativa che gli consente di essere accettato in spazi altrimenti riservati, quelli, per intenderci, fuori dalla portata dei turisti normali intruppati nei tour organizzati. Anche allegramente, ma sempre con il rispetto dovuto.
La mostra rimarrà aperta fino al 10 aprile.
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