Sono innumerevoli le bellezze custudite nel nostro territorio fra le quali troviamo le opere di Carlo Crivelli, grandissimo artista originario di Venezia il quale giunse nelle Marche nel 1468 e vi impose un linguaggio del tutto personale unendo insieme motivi rinascimentali e tardogotici.
L’iconografia della Madonna col Bambino è un tema frequente nei dipinti del Crivelli, ne costituiscono una testimonianza le opere conservate rispettivamente nella parrocchia dei SS.Pietro Paolo e Donato a Corridonia “Madonna che allatta il Bambino” e la “Madonna col Bambino” presso il Palazzo Buonaccorsi di Macerata.
La prima è una tempera su tavola di 127x63 cm realizzata intorno al 1430-1500 e attualmente esposta nella mostra “La fede dipinta e tramandata” all’interno della chiesa di S.Pietro, allestita con la concessione del parroco Don Fabio e curata dall’architetto Mario Montalboddi e dalla museologa Giuliana Pascucci.
L’opera fu attribuita al Crivelli dai critici Cavalcaselle e Morelli, questa riveste un ruolo di primaria importanza nella produzione di questo artista. Per la prima volta ne viene fatta menzione in un inventario del 1727 appartenente alla distrutta chiesa di S. Maria del Gesù di Corridonia: “Il quadro di questo, quale è dipinto in tavola, rappresenta la Madonna Santissima in atto di azzinnare il Bambino Gesù, con due angioli, uno di qua , et uno di là”, inoltre viene menzionata l’iscrizione intorno alle figure: “Ego immaculata et caput maum plenum est rore” che si riferisce al passo biblico del vello bagnato di rugiada di Gedeone , il quale simboleggia la Verginità di Maria.
La Madonna indossa un ricco e prezioso mantello, al quale si aggrappa l’infante che si volge teneramente a guardare lo spettatore mentre la madre lo cinge. Lo scorcio “fotografico” della scena costituisce un’inquadratura molto moderna così come lo è la dimensione umana e meno iconica rispetto alla tradizione, la psicologia dei personaggi è indagata a fondo e restituisce la loro umanità in maniera davvero realistica.
Don Fabio, parroco di Corridonia afferma: “Quando ti trovi a dover preservare questo patrimonio devi preoccuparti di renderlo fruibile alla cittadinanza, con la situazione post sismica era impossibile poter esporre queste opere, ma in occasione delle Olimpiadi Mondiali di Paraciclismo abbiamo pensato di contribuire con questa iniziativa alla bellezza di questo evento. Volevamo di nuovo godere di queste opere e la Soprintendenza ci ha incoraggiati”.
Prosegue il parroco: “Rimettere al culto questi dipinti è stato un rinnovare la loro funzione originaria. In pochi metri, la mostra, racchiude uno scrigno di arte e fede, visitabile e disponibile a tutte le ore senza pagare nulla”.
Mario Montalboddi, architetto e curatore dell’allestimento presso S.Pietro aggiunge: ”Nasce da Don Fabio l’idea di creare questo allestimento all’interno della cappellina della Madonna di Lourdes nella chiesa di S. Pietro a Corridonia, e questo è importante perché rivela il vero significato della mostra: rimettere al culto le opere con la concessione della diocesi di Fermo e riportarle quindi nel loro luogo di appartenenza, non in un museo. Opere della sorella arte ma anche della fede”.
Conclude Montalboddi: “I dipinti presentano intorno una sorta di passepartout che li isola dal contesto valorizzandoli e non influenzando le pareti allo stesso tempo. L’illuminazione cambia completamente durante la giornata, quella artificiale che abbiamo proposto accentua anche i dettagli dorati ed i colori che appaiono davvero suggestivi e sicuramente sottolineano la dimensione spirituale dei quadri e l’aspetto emotivo per il fedele”.
La raccolta d'arte antica dei Musei Civici di Palazzo Buonaccorsi custodisce allo stesso modo un’altra Madonna col Bambino, sempre del Crivelli: un dipinto a tempera e oro su tavola trasportata su tela di 59x41 cm databile al 1470 circa.
Il dipinto reca nel retro, su un frammento di tela ritagliata, la seguente iscrizione "KAROLUS CRIVELLUS VENETUS PINXIT 1470 FERMIS". L’opera costituisce l’elemento restante di una composizione di maggiori dimensioni destinata all’antica chiesa maceratese di Santa Maria della Pietà, fondata da San Giacomo della Marca nel 1426 per i Minori Osservanti, ma ricordata alla fine del Settecento nella chiesa di Santa Croce.
Danneggiata nell’incendio che devastò l’edificio nel corso del 1799, ma non completamente distrutta, la tavola di Crivelli venne parzialmente recuperata e ne furono tratti in salvo due frammenti.
Il maggiore, quello con la Madonna col Bambino, venne ricoverato nel Palazzo Comunale e, dopo un provvidenziale restauro, alla fine dell’800 presso la Biblioteca Comunale; l’altro raffigurante la Pietà entrò a far parte della collezione Caccialupi e quindi di quella romana di Nevin, per poi giungere al Fogg Art Museum di Cambridge.
La preziosità di queste due opere e la tenerezza che racchiudono invitano ad essere apprezzate doppiamente: dal punto di vista artistico per il loro immenso valore patrimoniale ma anche come immagini di culto storiche ed affettive per il fedele.
Commenti