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Cultura Macerata

“Il Bilico”, Il nuovo libro della scrittrice maceratese Letizia Evangelisti

“Il Bilico”, Il nuovo libro della scrittrice maceratese Letizia Evangelisti

Il nuovo lavoro della scrittrice maceratese Letizia Evangelisti, intitolato "Il Bilico" rappresenta un viaggio nelle varie situazioni dell'anima; il testo è pubblicato dalla Casa Editrice Robin di Torino e in esso, talvolta, la poesia si intreccia con la creatività dei disegni, realizzati dall'architetto Paolo Evangelisti, pittore, critico d'Arte, docente di Disegno e Storia dell’Arte.

L'autrice, laureata in Filosofia e in Lettere Moderne, svolge attività didattica e di ricerca, ed ha già pubblicato per la Deputazione di Storia Patria per le Marche studi su: L'Oratorio del Settecento, La Filodrammatica del Casino, Il Politeama Marchetti ed Il Teatro di Prosa a Macerata.

Inoltre, ha scritto "Auschwitz e il New Humanism - Il Canto di Ulisse delle vittime della ferocia nazista", con cui ha vinto il "Premio Mario Soldati" 2010, per la critica, seguito dal volume "Lodz- lo sguardo tragico degli Innocenti", con cui è risultata tra le vincitrici del "Premio Letterario Internazionale Nabokov" 2020, partecipando anche come relatrice al progetto del Miur "Insegnare la Shoah". 

Oltre alla passione per la ricerca storico-artistica, i suoi interessi l’hanno condotta ad esplorare il mondo della poesia; infatti, troviamo alcune sue poesie all'interno dell'Enciclopedia di poesia italiana contemporanea della Fondazione Mario Luzi e ora presenta il suo nuovo lavoro, che ha il fine di rappresentare quel senso di incertezza, di sospensione, di precarietà, in cui l’uomo si colloca quotidianamente, nel perenne tentativo di dare una giustificazione alla propria esistenza.  

Nel libro, la poesia talora incontra l'arte, creando vere e proprie “occasioni”, grazie ai dipinti realizzati da Paolo Evangelisti, che diventano un apparato iconografico fondamentale, per delineare questa “peregrinatio” nelle varie sfaccettature dell'essenza spirituale, considerata nella cultura classica come “ànemos”, un soffio vitale.

Ecco, allora, emergere quel gioco di vicendevoli ispirazioni, con cui, ad esempio, la luce solare della poesia “Il sole m’illumina”, che fa percepire il buio interiore della precarietà, si avvicina all’immagine dell’opera “Illuminazioni”, realizzata dal fratello dell’autrice, il quale ha saputo ben rappresentare tale “situatione”, con i contrasti cromatici e le sue linee fluide. 

Allo stesso modo, è stato creato “un trait d’union” tra la poesia che dà il titolo alla raccolta e l’opera pittorica, in cui viene evidenziata la coscienza dell’insicurezza, nel gioco volumetrico di poliedri, sospesi in un sistema precario di equilibri, che mostrano all’interno le tante facce della varia umanità.

Il lavoro della scrittrice maceratese, quindi, si presenta come un percorso artistico, dominato non solo dal recupero della memoria, personale e collettiva, ma anche dalla sperimentazione sinestesica; come accade, ad esempio, nel legame che si instaura tra la poesia “Pennellate di parole” e il dipinto “Giochi verbali”, in cui si assiste ad una sorta di associazione cromatico-linguistica di grande interesse.

 

 

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