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Cultura Cingoli

Cingoli, scoperta fossa di fusione della campana di S. Eusperanzio

Cingoli, scoperta fossa di fusione della campana di S. Eusperanzio

A dare l’annuncio del ritrovamento della fossa di fusione della Campana Maggiore della Collegiata di Sant’Esuperanzio di Cingoli è  Sauro Rossi Corinaldi, titolare della ditta De Santis-Corinaldi, che presenterà a riguardo la pubblicazione “Note a margine – La riscoperta fossa di fusione e le campane di Sant’Esuperanzio”.

Nel 1988, durante i lavori di restauro dei locali adiacenti la Collegiata, venne rinvenuto questo manufatto, interrato a circa due metri e mezzo sotto al pavimento del loggiato. Spiega Corinaldi: "Subito non si capì di cosa realmente si trattasse; si ipotizzò una fonte battesimale, o un forno per la fusione di statuine ex-voto, vista la presenza nelle vicinanze di frammenti di bronzo. Venne lasciato a vista grazie ad un vetro calpestabile. E’ rimasto lì per decenni, anonimo".

"Alcuni anni fa – ha continuato – mostrai le foto di questo manufatto all’amico e stretto collaboratore Emanuele Allanconi, dell’omonima fonderia artistica di campane cremasca. Dopo confronti con reperti simili nel territorio italiano e con le dovute considerazioni del caso, siamo arrivati oggi a confermare ufficialmente che quel manufatto in realtà è ciò che rimane dello stampo dell’antica fusione del 1775 della campana grande ancora oggi funzionante sul campanile dell’Insigne Collegiata. Si tratta, per i più attenti, del rintocco che suona il mezzogiorno e l’Ave Maria della sera, oltre ad annunciare i deceduti ed ad unirsi a distesa alle altre quattro del campanile nelle feste".

La campana grande fu fusa dai celebri fonditori Gianbattista Donati insieme al nipote Serafino nel 1775, il primo insegnò l’arte a molti giovani, tra cui i lauretani della Pontifica Fonderia Pasqualini. Tra le sue opere, si ricordano l’attuale campana dei quarti dell’orologio di Cingoli, il campanone di Gubbio, la ‘Viola’ del duomo di Fermo, la terza campana del duomo di Cingoli, e centinaia di altre campane.

"Le misure – spiega ancora Rossi Corinaldi – coincidono e in più ne abbiamo anche la conferma nella pubblicazione 'Sacre Visite 1726-1858’ di Moroldo Maran (1979), in cui sono trascritte le visite pastorali dell’epoca: la campana prima, ‘fu questa fusa nel portico della Casa Canonicale nel 1775’. Il cordolo di argilla intorno al circolo dei mattoni è ciò che rimane della camicia in impasto di argilla, il terzo strato dello stampo. Osservando bene si può notare che quest’impasto, usato anche per legare i mattoni, è molto fibroso e in alcuni punti anche cotto".

Il 24 gennaio prossimo, in occasione della festa del Patrono S. Esuperanzio, alle ore 12,30 sarà possibile visionare la riscoperta fossa e sarà presentata la pubblicazione “Note a margine – La riscoperta fossa di fusione e le campane di Sant’Esuperanzio” di Sauro Rossi Corinaldi“ con la prefazione  di Luca Perniciun’integrazione di Giovanni Sbergamo

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