Una vicenda drammatica si è conclusa con un lieto fine a Macerata lo scorso 21 ottobre, quando una giovane donna di 26 anni è stata tratta in salvo dal tentativo di suicidio grazie all’intervento coordinato dei Carabinieri della Compagnia di Macerata.
Vicebrigadiere Di Stefano, come è arrivato l’allarme? Chi ha chiamato i Carabinieri?Il pomeriggio del 21 ottobre scorso, mentre svolgevo servizio alla Centrale Operativa della Compagnia Carabinieri di Macerata, alle ore 13:10 ho ricevuto una chiamata tramite il 112. Un uomo, visibilmente preoccupato, mi ha riferito che la sua fidanzata gli aveva manifestato intenti suicidi. Dopo una visita medica in ospedale, la donna stava dirigendosi verso la stazione ferroviaria, ma lui non poteva raggiungerla perché fuori comune per lavoro.
Come ha agito una volta ricevuto l’allarme?Ho immediatamente inviato sul posto una pattuglia della Sezione Radiomobile, composta dal vicebrigadiere Antonio Lorusso e dal carabiniere scelto Riccardo Terrucidoro, fornendo loro le caratteristiche fisiche della donna. Contemporaneamente ho contattato la giovane al cellulare per rassicurarla e dissuaderla dall’insano gesto, mantenendo la comunicazione attiva fino all’arrivo dei colleghi.
Le ha risposto al telefono? Cosa vi siete detti?Sì. Ho sentito dei singhiozzi, il vociare di alcune persone e il rumore dei treni. Quando le ho chiesto di confermare la sua identità ha risposto solo con un flebile “Sì”. Le ho detto che ero un carabiniere e che stavo chiamando dalla Centrale Operativa. L’ho avvisata che presto sarebbero arrivati i colleghi per aiutarla, invitandola ad allontanarsi dai binari e a osservare l’arrivo dei carabinieri. La chiamata è durata circa due minuti, ma per me sono stati momenti interminabili: ho pensato che la giovane potesse essere mia figlia e ho cercato di usare un tono rassicurante e comprensivo per guadagnare la sua fiducia.
Vicebrigadiere Lorusso e carabiniere scelto Terrucidoro, in che stato emotivo avete trovato la ragazza alla stazione ferroviaria?Al nostro arrivo la donna era seduta sul bordo della banchina del primo binario, con lo sguardo fisso sui binari, piangente e ancora in comunicazione con la Centrale Operativa. Ci siamo avvicinati lentamente, avviando un dialogo per rassicurarla e ottenere la sua fiducia. Ci ha raccontato di essere disoccupata e di trovarsi in un momento difficile della sua vita, e di aver scelto quel treno per porre fine alla sua esistenza.
Qual è stato il passaggio decisivo che ha convinto la ragazza?Ci siamo avvicinati gradualmente, posizionandoci ai lati della giovane per poterla afferrare in caso di gesti improvvisi. Quando un treno ha transitato sul primo binario, la donna è rimasta seduta immobile tra noi due. Guardando il convoglio, ci ha raccontato che prima del nostro arrivo aveva scelto quel treno per compiere il gesto. Dopo quel momento, si è alzata e ha seguito i carabinieri fino all’ambulanza del 118, dove ha ricevuto le cure necessarie.
Avete avuto paura? Come vi siete sentiti dopo l’intervento?Abbiamo agito con determinazione e concentrazione, consapevoli del rischio costante in queste situazioni. La priorità era salvare la donna. Fortunatamente l’intervento si è concluso positivamente, suscitando in noi un grande senso di soddisfazione. Siamo orgogliosi di far parte di un’Istituzione sempre vicina ai cittadini, pronta a intervenire anche nei momenti più delicati e tragici.
Sempre più spesso i carabinieri intervengono per soccorrere persone fragili o vittime di violenza domestica. L’Arma e le altre forze dell’ordine invitano i cittadini a segnalare tempestivamente situazioni di rischio, permettendo interventi rapidi e prevenendo tragedie.
Momenti di apprensione ieri pomeriggio a Macerata, quando un bambino di circa quattro anni è stato trovato da solo lungo via Roma, visibilmente spaventato e in cerca della sua famiglia.
La vicenda ha avuto un lieto fine, grazie alla prontezza e alla sensibilità degli agenti della Polizia di Stato. Diversi cittadini avevano segnalato al Numero Unico di Emergenza 112 la presenza del piccolo, che parlava a stento la lingua italiana. Subito due equipaggi dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico si sono recati sul posto, tranquillizzando il bambino e mettendolo in sicurezza, scongiurando qualsiasi pericolo.
Gli agenti hanno poi iniziato a cercare i familiari, chiedendo informazioni ai commercianti della zona senza però ottenere risultati. A questo punto hanno deciso di accompagnare il piccolo nell’auto di servizio, percorrendo le vie adiacenti, finché l’attenzione del bambino non è stata catturata dai giochi presenti nel cortile della sua scuola d’infanzia.
Il dirigente scolastico dell’istituto ha immediatamente riconosciuto il suo alunno, consentendo di rintracciare in tempi brevissimi il padre, di origini afghane e regolare sul territorio nazionale, che ha potuto riabbracciare il figlio con evidente sollievo.
“Esserci sempre” è lo slogan della Polizia di Stato, che anche in questa circostanza ha dimostrato l’impegno a garantire sicurezza e vicinanza ai cittadini.
Notte di intenso lavoro per i Vigili del Fuoco nelle Marche, impegnati in circa 140 interventi a causa del forte vento che da ieri sera sta sferzando l’intera regione. Le richieste di soccorso hanno riguardato soprattutto alberi e rami caduti sulla sede stradale, cartelloni pericolanti e parti di edifici danneggiati dalle raffiche.
Tra gli episodi più rilevanti, ad Ascoli Piceno una parte pericolante staccatasi dal tetto di un edificio ha colpito una passante. La donna è stata soccorsa, mentre i Vigili del Fuoco hanno provveduto alla messa in sicurezza dell’area.
Le province più colpite risultano quelle di Fermo e Macerata, dove si concentra la maggior parte degli interventi. Nel dettaglio, si registrano cinque operazioni a Pesaro Urbino, quindici ad Ancona, quaranta a Macerata, cinquantatré a Fermo e venticinque ad Ascoli Piceno.
Le operazioni di verifica e messa in sicurezza continuano in queste ore, con le squadre impegnate su tutto il territorio regionale per fronteggiare le conseguenze del maltempo.
(Foto dei vigili del fuoco relative agli interventi nell'Ascolano)
Grazie alla lucidità di un’86enne di Jesi e alla tempestiva attività investigativa dei Carabinieri, è stata sventata una tentata truffa ai danni di persone anziane.
I Carabinieri della Stazione di Castelraimondo, in collaborazione con i colleghi di Jesi, hanno denunciato alla Procura della Repubblica due uomini italiani di 37 e 18 anni, residenti nelle province di Napoli e Caserta, per il reato di tentata truffa aggravata.
L’indagine è partita nella giornata di ieri, dopo che un’anziana di Jesi si è recata presso la locale Stazione dei Carabinieri per denunciare un tentativo di raggiro. La donna ha riferito di aver ricevuto una telefonata da parte di un uomo che, fingendosi un maresciallo dei Carabinieri, le aveva raccontato che la figlia era stata coinvolta in un grave incidente e si trovava in stato di fermo. Per “liberarla”, le sarebbe stato richiesto di consegnare 3.000 euro in contanti o in gioielli.
L’86enne, però, non si è lasciata ingannare: capendo che si trattava di una truffa, ha immediatamente avvertito il 112. Quando i due falsi militari si sono presentati alla sua porta, la donna ha mantenuto il sangue freddo, mettendo in fuga i malviventi prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
L’attività investigativa avviata nell’immediatezza — basata sull’analisi dei sistemi di videosorveglianza pubblica e privata e sulle testimonianze raccolte — ha permesso ai Carabinieri di Castelraimondo di individuare e bloccare l’auto utilizzata per la fuga.
Durante l’inseguimento, i militari hanno notato che il passeggero aveva lanciato dal finestrino un telefono cellulare. Il dispositivo, recuperato poco dopo, conteneva l’indirizzo esatto dell’anziana vittima, confermando il loro coinvolgimento.
I due truffatori sono stati quindi denunciati a piede libero per tentata truffa aggravata e colpiti da un foglio di via obbligatorio, emesso dalla Questura di Macerata su richiesta dei Carabinieri.
Ancora una volta, l’attenzione e il sangue freddo di una cittadina hanno permesso di sventare un grave reato, a conferma di quanto sia importante segnalare tempestivamente episodi sospetti alle forze dell'ordine.
Oltre 12 milioni di euro sottratti al Fisco nel cuore del distretto industriale delle calzature. È quanto hanno scoperto le Fiamme Gialle della Compagnia di Civitanova Marche al termine di una complessa operazione contro l’evasione fiscale che ha coinvolto tre società di capitali, tutte operanti nel settore calzaturiero e riconducibili a cittadini di nazionalità pakistana.
L’indagine, mirata alla tutela del comparto pelli, cuoio e calzature, ha fatto emergere gravi irregolarità contabili e tributarie. Secondo quanto accertato dai finanzieri, le società avrebbero omesso la presentazione delle dichiarazioni fiscali per diversi anni, dedotto costi non inerenti all’attività e mancato di istituire e conservare le scritture contabili obbligatorie.
Attraverso un’accurata analisi dei database operativi e dei bilanci d’esercizio, la Guardia di Finanza è riuscita a ricostruire il reale volume d’affari, quantificando in oltre 12 milioni di euro i redditi non dichiarati e le imposte non versate tra Iva, Irap e imposte sui redditi.
Non solo. Durante le verifiche è emerso che due delle società avevano indebitamente compensato debiti tributari utilizzando crediti d’imposta inesistenti per un totale di 137.000 euro, dichiarando spese per attività di formazione del personale mai realmente svolte e finanziate con fondi del Pnrr.
Le violazioni riscontrate sono state segnalate alla competente autorità giudiziaria, con ipotesi di reato che comprendono omessa dichiarazione, occultamento o distruzione di documenti contabili, omesso versamento dell'Iva e indebita compensazione di crediti d’imposta.
La Guardia di Finanza ricorda che, per il principio di presunzione d’innocenza, le persone coinvolte non possono essere considerate colpevoli fino a una sentenza definitiva di condanna.
L’operazione si inserisce nel più ampio impegno del Corpo a tutela della legalità economico-finanziaria, della corretta concorrenza tra imprese e degli interessi dello Stato, in particolare in un settore strategico per il territorio maceratese come quello calzaturiero, spesso minacciato da pratiche commerciali illegali e sleali.
Oggi pomeriggio, intorno alle 17:30, un uomo di 78 anni ha perso il controllo della propria auto, una Fiat Punto, finendo fuori strada in contrada Addolorata a Recanati. Secondo le prime ricostruzioni, il veicolo ha urtato un grosso tombino in calcestruzzo lungo la carreggiata, prima di fermarsi.
Sul posto sono intervenuti immediatamente i vigili del fuoco, con due squadre provenienti da Macerata e dal distaccamento di Osimo, che hanno provveduto a liberare il conducente dall’abitacolo. L’uomo è stato affidato agli operatori del 118, che hanno richiesto l’intervento dell’eliambulanza.
Il 78enne è stato trasferito d’urgenza all’ospedale Torrette di Ancona, dove si trova ricoverato in gravi condizioni. Le cause dell’incidente sono ancora in corso di accertamento da parte degli agenti della polizia locale. Durante le operazioni di soccorso la strada è rimasta chiusa al traffico.
"Per spirito di libertà e per difendere le nostre idee di giustizia e di uguaglianza, non possiamo che stigmatizzare le critiche, aspre quanto preconcette, esternate dai media nei confronti della sentenza del Tribunale di Macerata. In buona sostanza, l’accusa è questa: aver osato assolvere un giovane dalla accusa di stupro". È quanto sottolinea, in una nota, il direttivo della Camera Penale di Macerata.
La vicenda è nota. "Secondo la denuncia presentata dalla giovane, il rapporto iniziato come consenziente sarebbe proseguito senza il suo consenso assumendo quindi i contorni dello stupro - si legge nella nota -. Il Tribunale di Macerata, non ritenendo sussistessero sufficienti elementi di prova rispetto all’accusa sostenuta in giudizio, ha assolto l’imputato. Mentre era in corso la Camera di Consiglio (ma invero dai giorni precedenti) in pratica nelle ore in cui i giudici di appello stavano decidendo la sorte del giovane accusato di aver violentato la ragazza, è divampata sui giornali una crescente polemica, che ha investito le espressioni usate dai giudici di primo grado per motivare il proprio convincimento di inattendibilità del racconto della giovane".
"Ebbene, neppure la condanna inflitta dai giudici di appello ha placato le polemiche, che hanno preso di mira alcune parole utilizzate dai giudici del primo grado, estrapolate dal contesto motivazionale per creare la consueta retorica della sentenza shock. L’obiettivo non è informare bensì colpire l’opinione pubblica solleticando i commenti di chi, senza aver letto una sola riga del provvedimento di cui parlano, invoca una condanna ad ogni costo - puntualizza il direttivo della Camera Penale di Macerata. L’accusa di violenza sessuale non ammette dubbi".
La Camera penale si domanda "quali siano i provvedimenti, se ve ne sono stati, apprestati a tutela di quei giudici di appello, pressati da proteste levatesi fuori e dentro il Palazzo di giustizia ed esposti alla eco del popolo che reclama giustizia, proprio mentre erano impegnati nel delicato compito di decidere le vite di due giovani, l’imputato e la presunta vittima. E, ancora, ci si chiede se Anm (Associazione Nazionale Magistrati, ndr) non ritenga doveroso assumere posizioni a difesa dei giudici di primo grado, esposti al ludibrio per frasi che costituiscono non esternazioni di matrice maschilista ma argomentazioni a sostegno della motivazione assolutoria. Sono frasi che non mirano a screditare la giovane ma soltanto a spiegare, doverosamente, perché il Tribunale non ha ravvisato la prova del mancato consenso e dunque della violenza sessuale".
"In realtà, dietro a queste critiche si cela un principio totalmente estraneo alla nostra normativa processuale ovvero la presunzione di veridicità delle dichiarazioni della persona offesa nei reati a sfondo sessuale, oltre a quel sillogismo mediatico che vede la Giustizia nella sola condanna - prosegue nella nota il direttivo -. Si tratta di una pericolosa deriva interpretativa che, presupponendo un pregiudizio di colpevolezza nei confronti dell'imputato e dunque di fatto un’inversione dell'onere della prova, lo vuole privare delle garanzie del processo liberale e democratico.
"Senza voler entrare nel merito della vicenda, assistiamo ancora una volta ad una estrapolazione di frasi ed espressioni avulse dal loro contesto; estrapolazioni che contrastano con le regole ed i principi di diritto che caratterizzano il processo penale nonché con il principio del contraddittorio tra le parti, in tal modo prestando il fianco a strumentalizzazioni da parte dei media e che mal celano, in realtà, la volontà di interferire sulla terzietà del giudice. Pertanto, esprimiamo il nostro pieno sostegno a quei magistrati che coraggiosamente hanno applicato il codice e deciso secondo la propria coscienza", conclude la nota della Camera Penale di Macerata.
Nel corso del pomeriggio di martedì, durante i consueti controlli del territorio, una pattuglia della polizia di Stato di Civitanova Marche ha denunciato un giovane trovato in possesso di due coltelli. L'episodio è avvenuto nei pressi dello stadio comunale, dove gli agenti, notando un'auto sospetta parcheggiata davanti alla struttura sportiva, hanno deciso di procedere a un controllo.
A bordo del veicolo si trovavano due ventenni italiani, residenti in provincia di Fermo. La perquisizione, estesa anche all'automobile, ha portato al rinvenimento di due coltelli, uno dotato di blocco lama e l’altro di tipo militare.
Il proprietario dell’auto, già denunciato due anni fa per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, è stato deferito all'autorità giudiziaria per porto abusivo di oggetti atti a offendere.
A seguito dell'episodio, il questore di Macerata ha emesso nei suoi confronti un foglio di via obbligatorio dal comune di Civitanova Marche, che gli impedisce di tornare in città per un anno.
In caso di violazione del provvedimento, il giovane rischia una nuova denuncia. L'operazione rientra nelle costanti attività di prevenzione e controllo del territorio condotte dal Commissariato di polizia di Civitanova Marche per garantire la sicurezza dei cittadini.
La protezione civile regionale ha emesso per la giornata di giovedì 23 ottobre un’allerta meteo arancione per vento valida su buona parte del territorio marchigiano, con particolare attenzione alle zone montane e alto-collinari dell'entroterra maceratese, dove le condizioni di favonio saranno particolarmente intense.
Secondo il bollettino della direzione protezione Civile e Sicurezza del Territorio, le raffiche potranno raggiungere intensità di tempesta violenta nelle aree interne, mentre lungo la costa i venti soffieranno con forza di burrasca. L’allerta riguarda in particolare le zone identificate come Marche 3 e Marche 5, che comprendono l’area centrale e meridionale dell’entroterra, da Camerino a Sarnano, passando per San Ginesio e Tolentino.
Nel corso della giornata, il cielo sarà parzialmente nuvoloso, con addensamenti pomeridiani e possibilità di rovesci o temporali che si muoveranno rapidamente da ovest verso la fascia costiera. Le temperature sono previste in aumento, mentre i venti sud-occidentali si intensificheranno dal primo pomeriggio fino a sera, raggiungendo valori di tempesta o tempesta violenta sui rilievi e burrasca lungo la fascia costiera. Il mare sarà poco mosso o mosso.
La Protezione Civile raccomanda la massima prudenza, soprattutto nei centri colpiti dai venti più forti, invitando a limitare gli spostamenti non necessari, a mettere in sicurezza oggetti e strutture mobili, e a prestare attenzione in prossimità di alberi, impalcature e linee elettriche. L'allerta sarà valida dalla mezzanotte del 23 ottobre fino alle 24 dello stesso giorno, con una possibile attenuazione del fenomeno nelle ore successive.
Un fenomeno preoccupante, quello delle carte d’identità elettroniche private del microchip, sta emergendo anche nel Maceratese. I Carabinieri della Stazione di Macerata hanno denunciato una donna di 29 anni, residente in città, per falsità materiale commessa dal privato.
La giovane si era presentata in caserma per denunciare il furto del proprio telefono cellulare. Durante le formalità, ha esibito la sua carta d’identità elettronica, ma i militari hanno subito notato un’anomalia: nello spazio destinato al microchip era presente un foro quadrato dai bordi netti e regolari, segno evidente della rimozione del circuito elettronico.
Il documento è stato ritirato e sottoposto ad accertamenti, che hanno confermato la manomissione da parte della stessa intestataria. La 29enne è stata quindi denunciata.
Secondo gli investigatori, questo caso non sarebbe isolato: negli ultimi mesi sono emersi episodi simili in diverse zone d’Italia. Le forze dell’ordine stanno indagando per capire le possibili motivazioni di queste manomissioni, sospettando che i documenti alterati possano essere utilizzati per attività illecite, come creazione di false identità o elusione di controlli elettronici.
I Carabinieri ricordano ai cittadini di non modificare mai i propri documenti e di segnalare eventuali anomalie o irregolarità. La rimozione del microchip non solo invalida la carta d’identità, ma costituisce un reato con gravi conseguenze penali.
Una giovane di 26 anni residente a Macerata è stata salvata dai Carabinieri mentre si trovava sulla banchina dei binari della stazione ferroviaria, manifestando chiari intenti suicidi.
L’allarme è scattato grazie al fidanzato della ragazza, che ha contattato il 112 NUE. La Centrale Operativa del N.O.R.M. della Compagnia di Macerata ha subito inviato una pattuglia della Sezione Radiomobile sul posto, mentre l’operatore ha avviato una delicata azione di dissuasione telefonica per convincere la giovane a desistere dal gesto estremo.
Grazie al dialogo instaurato, l’operatore è riuscito a guadagnarsi la fiducia della ragazza fino all’arrivo dei Carabinieri, che l’hanno allontanata dai binari pochi secondi prima del passaggio di un treno. Sul posto è intervenuto anche il personale del 118, a cui la giovane è stata affidata per le cure del caso.
È venuto a mancare all’età di 83 anni Mario Carbonari di Macerata.
Si è spento martedì pomeriggio, lasciando nell’affetto e nel ricordo la moglie Bruna, i figli Claudio e Silvia, e gli amati nipoti.
Insieme al fratello Marino, scomparso nel gennaio del 2021, fondò nel 1979 la MCM, azienda specializzata nella distribuzione automatica dei prodotti alimentari, con sede a Piediripa.
Pioniere del settore, Mario Carbonari è stato una figura di riferimento per l’imprenditoria locale, stimato per la sua professionalità, la serietà e la costante disponibilità verso gli altri.
La salma è composta presso la Croce Verde di Sforzacosta. I funerali si svolgeranno giovedì 23 alle ore 15.30 nella chiesa parrocchiale di Santa Croce di Macerata.
Un malore improvviso ha stroncato nelle scorse ore la vita di Igor Medei, 48 anni, originario di Treia e da sempre grande appassionato della Maceratese.
La notizia della sua scomparsa si è diffusa rapidamente tra i tifosi biancorossi, lasciando un profondo senso di tristezza e sgomento. Medei era noto per la sua passione instancabile: numerose le giornate trascorse in curva insieme ad altri supporter, così come le trasferte affrontate per sostenere la squadra, sempre con entusiasmo e spirito di amicizia.
La comunità biancorossa, colpita da questa perdita, ricorda così un appassionato sostenitore che ha vissuto ogni partita con il cuore, diventando un punto di riferimento e un simbolo della passione dei tifosi della Maceratese.
"Ciao Igor, la S.S. Maceratese 1922 si unisce al dolore della famiglia e degli amici per la scomparsa di Igor Medei, tifoso biancorosso di Treia.
Il tuo amore per questi colori resterà sempre con noi".
La Corte d’Appello di Ancona ha ribaltato la sentenza di assoluzione pronunciata in primo grado dal tribunale di Macerata nei confronti di un 31enne, accusato di violenza sessuale su una 17enne nel 2019. L’uomo è stato condannato a tre anni di carcere per violenza sessuale nella forma di minore gravità. La motivazione della sentenza sarà depositata entro 90 giorni e la difesa ha già annunciato il ricorso in Cassazione.
In primo grado, i giudici di Macerata avevano assolto l’imputato, motivando la decisione con il fatto che la giovane “aveva già avuto rapporti ed era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione”.
La ricostruzione dei fatti indica che la giovane e l’imputato erano usciti in auto insieme ad un’altra coppia; quando gli altri due si erano allontanati, i due erano rimasti soli in una zona appartata. La vittima ha raccontato di essere stata bloccata con una mano sulla spalla e di aver subito l’abuso contro la propria volontà. Dopo l’accaduto, la ragazza si confidò con le amiche, ricevette assistenza da un’insegnante e si recò in pronto soccorso, dove presentò denuncia.
La sostituta Procuratore Generale di Ancona, Cristina Polenzani, aveva chiesto in appello di riformare la sentenza e condannare l’imputato alla pena richiesta in primo grado (4 anni e 1 mese), o in subordine per il reato di minore gravità, con possibilità di sospensione condizionale della pena. La Procura ha sottolineato che il consenso deve essere presente dall’inizio alla fine del rapporto, evidenziando come la volontà della ragazza non fosse stata rispettata.
La difesa aveva invece sostenuto la tesi di un rapporto consenziente, richiamando la mancata opposizione fisica della giovane, l’assenza di gravi lesioni e i toni scherzosi dell’imputato in chat subito dopo i fatti.
Prosegue l’inchiesta sull’omicidio di Hekuran Cumani, il 23enne di Fabriano ucciso con una coltellata tra collo e torace lo scorso sabato nel parcheggio del Dipartimento di Matematica e Informatica dell’Università di Perugia.
Secondo le ultime informazioni, uno dei quattro giovani coinvolti nella rissa è stato formalmente iscritto nel registro degli indagati con l’ipotesi di omicidio, in attesa del conferimento dell’incarico per l’autopsia.
Dalle prime ricostruzioni emerge che durante la rissa fuori dal locale frequentato da Cumani e dal fratello Samuele sarebbero spuntati più coltelli. Tuttavia, secondo gli inquirenti, soltanto uno di essi avrebbe colpito Hekuran e il fratello, raggiunto da due fendenti alle gambe pochi istanti prima dell’omicidio. Secondo le prime ipotesi, Hekuran sarebbe intervenuto per difendere il fratello.
Al momento, dalle testimonianze non sarebbero emersi elementi utili per identificare con certezza l’assassino. Proseguono intanto le indagini sui dispositivi elettronici degli altri tre giovani coinvolti e del buttafuori del locale, per ricostruire dinamica e responsabilità.
Le autorità ribadiscono la necessità di attendere i risultati dell’autopsia e delle analisi tecniche per avere un quadro completo della vicenda.
"Aveva già avuto rapporti dunque era in condizione di immaginarsi i possibili sviluppi della situazione". Lo scrivono i giudici del Tribunale di Macerata - come riporta oggi Il Messaggero - in un passaggio della motivazione della sentenza con la quale hanno assolto un 31enne, che al momento dei fatti aveva 25 anni, dall'accusa di violenza sessuale su una ragazza di origine straniera, allora 17enne, nel Maceratese.
Oggi è prevista un'udienza ad Ancona per il giudizio d'appello sulla vicenda. Quella sera la giovane e l'imputato erano usciti in auto insieme ad un'altra coppia; poi gli altri due erano scesi, in una zona appartata, e la parte offesa e l'allora 25enne erano rimasti soli.
Proprio in quei momenti si sarebbe consumato lo stupro: secondo il racconto della ragazza, l'imputato l'avrebbe bloccata con una mano sulla spalla - ecchimosi guaribili in otto giorni - e avrebbe abusato di lei. La difesa ha sostenuto che si fosse trattato di un rapporto consenziente anche perché, scrivono i giudici, "la 17enne non aveva in alcun modo opposto resistenza né invocato aiuto. Non aveva cercato di sottrarsi ad esempio aprendo la portiera posteriore pur potendolo fare tranquillamente".
La giovane aveva invece ribadito di non aver voluto il rapporto con l'imputato e che "aveva provato a respingerlo con un pugno ma non si poteva muovere". Ma, scrivono i giudici, in base a quanto riporta Il Messaggero in un articolo dedicato a questo caso - "il suo ripensamento non è stato recepito dall'imputato se non, forse, al termine del breve rapporto quando la ragazza era tornata nel residence". Poi la giovane si era confidata con le amiche, un'insegnante era venuta a conoscenza del fatto, l'aveva accompagnata in pronto soccorso e a sporgere denuncia.
Fine settimana all'insegna della sicurezza sulle strade della provincia di Macerata grazie ai controlli intensificati da parte dei carabinieri del Comando Provinciale, impegnati sia sulle principali arterie stradali sia nelle zone della movida giovanile. L’obiettivo delle operazioni è stato garantire maggiore sicurezza alla circolazione e prevenire comportamenti a rischio, soprattutto nelle ore notturne.
A Macerata, i militari della Sezione Radiomobile del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno denunciato un 45enne originario dello Sri Lanka, già noto alle forze dell’ordine, sorpreso alla guida in stato di ebbrezza. L'uomo è stato fermato nel corso della notte alla guida della propria auto: l’etilometro ha registrato un tasso alcolemico di 0,98 g/l. Per lui è scattato il ritiro della patente, mentre il veicolo è stato affidato a una persona idonea.
Ben più movimentato l’intervento a Civitanova Marche, in via Carducci, dove i militari dell’Aliquota Radiomobile hanno intimato l'alt a un'auto. Il conducente, un 50enne residente a Castelfidardo, già noto alle forze dell’ordine, ha ignorato l’ordine e ha tentato la fuga. Ne è nato un inseguimento lungo le vie cittadine, con i carabinieri che hanno mantenuto alta l’attenzione per evitare rischi a passanti e altri automobilisti.
Dopo alcune centinaia di metri, l’uomo è stato raggiunto e bloccato. Dal controllo è emerso che la patente gli era stata revocata e che l’auto, non di sua proprietà, apparteneva al padre. L’uomo è stato quindi denunciato per inottemperanza all’alt, guida con patente revocata e resistenza a pubblico ufficiale. Fortunatamente, nessuna persona è rimasta ferita e non si sono registrati danni.
I controlli dei Carabinieri proseguiranno nei prossimi giorni, con particolare attenzione ai luoghi di maggiore aggregazione e alle strade più trafficate, per prevenire incidenti e garantire la sicurezza dei cittadini.
Il comune di San Severino Marche, in collaborazione con la società di trasporti Contram Spa, ha organizzato un servizio di bus navetta gratuito in occasione dei funerali del cardinale Edoardo Menichelli, in programma per mercoledì 22 ottobre.
Dalle ore 8 dal piazzale del Commercio, nei pressi dell’ospedale, due bus navetta raggiungeranno Castello al Monte. Il servizio sarà garantito, a ciclo continuo, fino alle ore 13 per permettere, ad esequie avvenute, un regolare deflusso.
I funerali avranno inizio alle ore 10 ma si raccomanda di raggiungere il santuario della Madonna dei Lumi, dove avranno luogo le esequie, per tempo vista la previsione di un grande afflusso di fedeli
È vivamente consigliato l’utilizzo del parcheggio del piazzale del Commercio ubicato di fronte all’ospedale “Bartolomeo Eustachio” e facilmente accessibile dalle due rotonde lungo la Sp. 361 “Septempedana” (a destra direzione Eurospin per chi proviene da Castelraimondo, e a sinistra direzione SìConTe per chi arriva da Passo di Treia – Macerata).
Alcuni posti auto saranno disponibili in via Scampoli dove verrà istituito il senso unico a salire in direzione di via Bramante. La polizia locale ricorda che la circolazione stradale in via Madonna dei Lumi, da e per il santuario della Madonna dei Lumi, è stata modificata per garantire la sicurezza pubblica e la gestione del traffico con l’istituzione del divieto di accesso in via Madonna dei Lumi dall'intersezione con via Scampoli e porta San Francesco.
È stato quindi istituito il senso unico di marcia a saire in via Madonna dei Lumi, nel tratto dal civico n. 16 fino a via San Francesco e via Scampoli, con l’obbligo di svolta a destra per i veicoli provenienti dal piazzale del Santuario in uscita verso via San Francesco e via Scampoli. Sono esclusi dalle limitazioni i mezzi delle forze dell'ordine e i mezzi di soccorso.
Adolescente accoltellato in strada a Recanati. L'allarme è stato lanciato al 112 verso le 19 di oggi, quando è stato richiesto l'intervento del 118 in via Nazario Sauro, all'altezza dell'area di sosta dei bus, dove si trovava un ragazzo di 17 anni, originario di Corridonia, che perdeva copiosamente sangue.
Al loro arrivo, i sanitari della Croce Gialla di Recanati si sono trovati di fronte un giovane raggiunto da coltellate all'addome e agli arti superiori. Il 17enne ai soccorritori è apparso cosciente ma, per il numero e la natura delle lesioni, ne è stato disposto l'immediato trasporto all'ospedale regionale di Torrette.
Dopo le prime cure, i medici hanno accertato che i fendenti ricevuti non hanno raggiunto parti vitali e le sue condizioni sono state considerate non gravi.
I carabinieri della locale stazione stanno raccogliendo ogni informazione utile e sono in corso gli accertamenti per risalire alla dinamica dell'episodio e agli autori del gesto.
Nella zona sono presenti anche le telecamere di videosorveglianza del Comune, le cui immagini sono al vaglio degli inquirenti per verificare la presenza di eventuali elementi utili ai fini delle indagini.
Il 17enne avrebbe riferito di essere stato avvicinato da una persona armata di coltello che sarebbe poi scappata facendo perdere le proprie tracce. Non si esclude che possa essere rimasto coinvolto in una lite.
I Carabinieri della Stazione di Matelica hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria due cittadini italiani, rispettivamente di 24 e 20 anni, residenti a Napoli, per il reato di truffa aggravata ai danni di una donna di 71 anni.
Le indagini sono iniziate dopo la denuncia sporta dalla vittima, che ha raccontato di aver ricevuto una telefonata da un uomo che si era presentato come “Maresciallo dei Carabinieri”. L’uomo le aveva comunicato che la figlia della donna aveva causato un grave incidente stradale investendo una bambina e che, per evitare l’arresto della giovane, era necessario consegnare immediatamente la somma di 2.000 euro tra contanti e monili in oro.
Una volta convinta della gravità della situazione, la donna ha ricevuto la visita del presunto maresciallo alla sua abitazione e, sotto pressione emotiva, ha consegnato 10.000 euro tra contanti e gioielli. Solo dopo aver contattato la figlia, la 71enne ha realizzato di essere stata vittima di una truffa e si è recata dai Carabinieri per sporgere denuncia.
Grazie all’analisi delle immagini dei sistemi di videosorveglianza pubblica e privata e alle indagini condotte dai militari, i due truffatori sono stati identificati e denunciati all’autorità giudiziaria. L’attività investigativa evidenzia ancora una volta la necessità di prestare attenzione alle chiamate sospette e di verificare sempre le informazioni prima di consegnare denaro o oggetti di valore.