Finisce fuori strada con l'auto e colpisce un muretto. L’incidente è avvenuto, intorno alle 17, in contrada Collevario, a Macerata. Per cause in corso di accertamento, la donna al volante di un Fiat Panda ha perso il controllo del mezzo che è andato poi a urtare contro il muretto di un'abitazione privata, lungo la strada provinciale 77, poco prima del passaggio a livello.
Sul posto sono accorsi i vigili del fuoco per la messa in sicurezza del veicolo e gli agenti di polizia di stato e polizia locale per direzionare il traffico. Si sono registrati momentanei disagi alla circolazione. La conducente è stata presa in cura dai sanitari del 118 che hanno provveduto a trasferirla al pronto soccorso dell'ospedale cittadino per accertamenti: le sue condizioni non destano, tuttavia particolari preoccupazioni. Nessun altro mezzo è stato coinvolto nel sinistro. Quasi in contemporanea un altro incidente si è verificato lungo la "Regina" (leggi qui).
La segnalazione è giunta intornno alle ore 18: quattro auto si sono scontrate fra loro in via Bramante, il tratto a due corsie che congiunge la frazione di Piediripa a Macerata. Secondo le prime indiscrezioni, una delle persone alla guida si sarebbe data alla fuga subito dopo l’incidente.
Una volta allertati, sono sopraggiunti sul posto gli agenti della Polizia Locale e i medici del 118: a rimanere particolarmente coinvolti nel sinistro sono stati un uomo, una donna e anche un bambino. Dopo i primi soccorsi e accertate le condizioni, i tre sono stati trasportati in ambulanza all’ospedale per ulteriori accertamenti.
Il tamponamento, inoltre, ha provocato significativi disagi e rallentamenti nel luogo dello scontro, solitamente interessato dall’intenso traffico cittadino.
Malviventi in azione in località San Severino: svaligiata un'abitazione sita in via Stoppoloni, di fronte al cimitero cittadino. I malviventi hanno agito nel pomeriggio di ieri intorno alle ore 17.45 sfruttando l'assenza dei proprietari.
In base a una prima ricostruzione, uno o più individui si sarebbero arrampicati dalla finestra e, una volta entrati nell'edificio, avrebbero fatto razzia di tutto ciò che hanno trovato, rivoltando completamente l'abitazione. Il bottino comprende denaro, oggetti preziosi e affettività.
I proprietari dell'appartamento si sono accorti di quanto accaduto solo una volta rientrati in casa: appena informati dell'accaduto, sono sopraggiunti gli agenti dell'Arma dei Carabinieri per effettuare le prime indagini. Nel frattempo, è stata sporta anche una denuncia dei fatti direttamente alla caserma locale.
L'incidente è avvenuto intorno alle 18.30 all'uscita di un distributore di benzina IP nelle vicinanze di Morrovalle, lungo la ex sp 485. Dalle prime informazioni raccolte, un camion autoarticolato intento ad effettuare la manovra e lasciare la stazione di rifornimento ha finito col travolgere due vetture che sopraggiungevano in entrambe le direzioni della carreggiata.
Una delle auto (Citroen) che procedeva verso Macerata è stata schiacciata tra il rimorchio e la recinzione dell'impianto di carburanti, mentre l'altra (Nissan) si è schiantata sulla motrice del mezzo pesante. Secondo le prime indiscrezioni a seguito dell'intervento del 118, non sembrano esserci stati feriti; sono tuttora presenti sul posto i Carabinieri cui spetterà stabilire l'esatta dinamica dei fatti.
Attualmente sono notevoli le ripercussioni sul traffico già congestionato della sp 485, che in molti abitualmmente prediligono per gli spostamenti sull'asse Macerata-Civitanova.
Scontri dopo la partita tra Vigor Senigallia e Tolentino del 9 ottobre scorso: in seguito alle indagini sui filmati di videosorveglianza, che erano già costate denuncia e Daspo per tre tifosi locali, arriva il divieto di accesso agli impianti sportivi anche per tre ultras cremisi.
I Daspo sono stati disposti nei confronti di tre tifosi del Tolentino, italiani, rispettivamente di 18, 23 e 40 anni, i quali sono stati ritenuti responsabili "in concorso con altri tifosi ultras, di condotte pericolose per l’ordine e la sicurezza pubblica. In particolare, durante la fase del deflusso, tentavano di avvicinare i tifosi locali e nel tentativo di aggredirli, cercavano di forzare il cordone di sicurezza formato dalle Forze dell’Ordine per impedire il contatto tra le tifoserie, ponendo in atto comportamenti che mettevano in pericolo l’incolumità dei presenti".
Dalle immagini registrate ed estrapolate dalla Polizia Scientifica i tifosi sono stati successivamente identificati e deferiti dalla polizia di Senigallia, alla locale Procura della Repubblica. Dei soggetti, colpiti dai provvedimenti, due di questi non potranno accedere alle manifestazioni sportive per un anno, mentre il 23enne, dovrà restare lontano dagli spalti per cinque anni, in quanto già gravato da già precedenti specifici.
Ancora una storia di bullismo ai danni di un ragazzo di 14 anni di Gragnano (Napoli), che per almeno tre anni è stato vittima di un gruppo di bulli di età compresa tra i 15 ed i 18 anni.
Tra di loro, sarebbero coinvolti anche due minori indagati nel procedimento penale relativo al suicidio di Alessandro Cascone, il 13enne che si tolse la vita il primo settembre proprio a Gragnano. Il gip del tribunale per i minorenni di Napoli, su richiesta della procura, ha disposto per i cinque giovani la misura del collocamento in comunità.
Le violenze subite, le persecuzioni, le aggressioni verbali e fisiche, veri e propri atti persecutori sono stati tali negli anni al punto che la vittima 14enne avrebbe manifestato la volontà di togliersi la vita.
Proprio lo scorso mercoledì (14 dicembre) si è tenuto un convegno presso il Senato della Repubblica di Roma, “Bullismo on line e Baby Gang. Crisi valoriale, comportamentale e identitaria delle giovani generazioni”, che ha avuto ad oggetto il confronto tra esperti, prefetti, psichiatri e operatori del settore per fare il punto sul fenomeno.
Il quadro che è emerso è quello di una violenza esagerata nei bulli, figlia del fallimento sociale di quella “base solida” che dovrebbe essere la famiglia, e della poca incisività scolastica nell’educazione degli adolescenti.
In Italia i dati Istat e Ocse in merito al bullismo sono allarmanti: più del 50% dei ragazzi fra gli 11 e i 17 anni subisce offese e violenze da parte di altri ragazzi, spesso proprio nel contesto scolastico.
Per arginare il problema, la famiglia e la scuola sono fondamentali per cogliere segnali di disagio o dinamiche aggressive, al fine di intervenire preventivamente impartendo un’educazione affettiva e relazionale tesa al rispetto dell’altro e a scoraggiare comportamenti prevaricatori e di prepotenza, dilaganti, in primis, tra gli stessi adulti.
Era nata un’infatuazione tra la loro figlia 12enne e una ragazza di 20 anni. Preoccupati, i genitori dopo aver invitato la 20enne a stare lontana dalla propria figlia minorenne con toni pacati, sono passati ad aggressioni fisiche e verbali pubbliche : “Lascia stare nostra figlia, sei una ninfomane”.
In un paio di occasioni, la ragazza 20enne sarebbe stata aggredita anche fisicamente dalla coppia, 40 anni lui e 38 lei: in una prima occasione alla fermata dell’autobus, un calcio ad una mano da parte dell’uomo le avrebbe provocato la rottura di un dito, con 30 giorni di prognosi.
In quell’occasione la giovane si stava recando a scuola, una volta arrivata, con la mano ferita, ha riferito di aver chiesto alla preside di accompagnarla in ospedale. Una seconda aggressione sarebbe avvenuta al parchetto della parrocchia: i due genitori la avrebbero presa a schiaffi e le avrebbero rivolto insulti omofobi.
La giovane nel 2019 aveva denunciato la coppia. Ieri è stata ascoltata presso il tribunale di Ancona, e ha deciso di rimettere la querela per stalking, mentre per le lesioni, essendo il reato perseguibile d’ufficio, il processo proseguirà. La 20enne in aula ha spiegato di aver più volte detto all’amica “che era troppo piccola per una relazione con me e che doveva crescere, era lei che mi cercava non io".
Avrebbe costretto la compagna a convertirsi all'Islam, facendola poi vivere sotto minacce, percosse e umiliazioni. Quattro anni di soprusi, subiti anche davanti al loro figlioletto. "Te lo farò togliere", l'avrebbe minacciata più volte facendola vivere quasi segregata in casa.
Con l'accusa di maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, un tunisino di 31 anni è stato condannato oggi, al Tribunale di Ancona, a 4 anni di carcere dal giudice Corrado Ascoli. Il procedimento è partito da una denuncia presentata nel 2016 dalla donna, una 33enne venezuelana, dopo l'ennesimo episodio di violenza domestica. La coppia aveva vissuto per un periodo insieme ad Ancona.
A fine giungo 2016, lui l'avrebbe presa a pugni, lesionandole la spalla sinistra. Per quelle percosse lei era finita in ospedale con una prognosi di 5 giorni. A quel punto si era rivolta alle forze dell'ordine, stanca di subire botte e vessazioni dal compagno. Oltre a venire umiliata e picchiata sarebbe stata costretta a convertirsi all'islam e ad indossare il velo.
L'imputato, difeso dall'avvocato Elena Martini, ha respinto sempre le accuse. Il 31enne ha sostenuto che la conversione era stata volontaria e che la venezuelana poi si era pentita e voleva lasciare il credo. Lui le avrebbe solo spiegato che una volta convertita non era possibile tornare indietro. Nel processo la donna era parte civile con l'avvocato Nicoletta Cardinali. Il giudice ha stabilito anche un risarcimento a suo favore di 30mila euro.
(Fonte Ansa)
Ergastolo al nipote Enea Simonetti e due anni al marito Enrico Orazi e alla figlia Arianna. È l’esito la sentenza emessa nel pomeriggio dalla Corte d'assise di Macerata per l'omicidio di Rosina Carsetti avvenuto il 24 dicembre 2020 in una villetta di Montecassiano.
Il pm Vincenzo Carusi aveva chiesto l'ergastolo per tutti e tre gli imputati. Invece, i giudici hanno ritenuto colpevole e meritevole del massimo della pena solo il 20enne, infliggendo 2 anni ciascuno alla madre e al nonno.
Secondo la sentenza, dunque, è stato solo Enea Simonetti a uccidere la nonna Rosina Carsetti di 78 anni, trovata morta nella sua casa di Montecassiano la sera della vigilia di Natale del 2020. Il 22enne – nipote di Rosina – è stato condannato all'ergastolo per i reati di omicidio aggravato e simulazione di reato.
Condannati invece a due anni, con la sospensione condizionale della pena, la 50enne Arianna Orazi, madre di Enea (che arrestata nel febbraio 2021 è tornata in libertà), ed Enrico Orazi, 80enne padre di Arianna, nonno di Enea e marito della vittima.
Enea Simonetti è difeso dagli avvocati Andrea Netti e Valentina Romagnoli, Arianna Orazi dal legale Olindo Dionisi, Enrico Orazi dall’avvocato Barbara Vecchioli. Le motivazioni della sentenza saranno rese note fra tre mesi.
Tre lavoratori in nero e varie violazioni alle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro sono stati scoperti dagli agenti del Commissariato di Senigallia (Ancona) durante un controllo assieme al personale dell'Ispettorato territoriale del lavoro di Ancona e ai vigili del fuoco del Comando provinciale in un laboratorio tessile tra Senigallia e Montemarciano. Violazioni che hanno dato luogo a numerose sanzioni e alla sospensione immediata dell'attività.
Nel capannone situato lungo la SS16 Adriatica erano presenti 15 persone, tutte di origine cinese, la cui presenza in Italia sarà oggetto di approfondimento: tre non erano in regola dal punto di vista lavorativo, superando la soglia massima prevista per legge del 10% di personale impiegato non in regola in rapporto ai lavoratori presenti.
Durante i controlli sono emerse altre criticità in materia di sicurezza: è stata accertata la mancata elaborazione del previsto documento di valutazione dei rischi e del piano di emergenza e di evacuazione, la mancata costituzione del servizio di prevenzione e protezione e la nomina del relativo responsabile.
Riscontrate infine la non conformità delle macchine utilizzate per le lavorazioni e la mancata adozione di misure tecniche e organizzative, nonché manutentive per ridurre i rischi elettrici. Oltre alla regolarizzazione dei lavoratori che dovranno essere assunti per non meno di 90 giorni e al ripristino delle condizioni di sicurezza all'interno del laboratorio, l'imprenditore dovrà pagare oltre 16mila euro di sanzioni prima di poter riavviare l'attività.
Nella mattinata di mercoledì si è verificato il crollo di una porzione delle mura del centro storico di Matelica nella zona tra il torrione di San Francesco e la porta di Campamante. Sul posto è intervenuto il personale dell’ufficio tecnico comunale che ha provveduto a transennare l’area e a verificarne lo stato.
Il cedimento ha interessato una decina di metri di cinta muraria situata in prossimità di un cantiere edilizio, con il terreno che è franato nella zona sottostante (un’area verde a lato della strada provinciale 256).
Nei prossimi giorni seguiranno ulteriori verifiche per una maggiore messa in sicurezza. "Con tutta probabilità il crollo è stato causato dalle continue piogge di questi giorni che hanno appesantito notevolmente il terreno - spiega il sindaco di Matelica, Massimo Baldini -. Quella specifica porzione di mura era già stata attenzionata dal Comune e il suo rifacimento è inserito al primo punto della seconda tranche di fondi per la rigenerazione urbana del Pnrr".
Si prevede un intervento complessivo di 1,3 milioni di euro per le mura da San Francesco alla porta di Campamante e per un altro tratto verso il semaforo sulla strada provinciale 256.
Due casi di maltrattamenti in famiglia hanno fatto scattare ieri sera le misure cautelari nei confronti di un uomo di Monterubbiano e una denuncia per un 49enne di Montegranaro.
Nel primo caso un uomo 55enne è stato destinatario del provvedimento di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla parte offesa, emesso dal giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Fermo, per il reato di maltrattamenti verso la moglie. Da mesi l’uomo era violento con la donna che, esasperata, aveva presentato denuncia alla stazione dei carabinieri di Monterubbiano.
A Montegranaro, a seguito della denuncia presentata da una giovane del posto, i militari hanno portato a termine le indagini nei confronti di un 49enne che è stato denunciato per il reato di maltrattamenti. Già nel 2021 l'uomo aveva maltrattato fisicamente e psicologicamente la giovane.
Dal 2021 la sala operativa della Questura di Fermo utilizza l’applicazione Scudo. Si tratta di un software ad uso esclusivo delle forze dell’ordine, di supporto nella gestione delle attività di "pronto intervento" in episodi di "codice rosso" o in fatti minori come le liti verbali che però, se ripetuti nel tempo, possono assumere rilievo penale.
Attraverso questo applicativo si crea un database di ogni intervento effettuato, consultabile da ogni operatore di polizia, anche nei casi in cui non sia stata sporta denuncia o querela: ciò contribuisce a rendere più tempestive ed efficaci le iniziative da assumere anche in un'ottica preventiva, a tutela delle potenziali vittime.
Nel pomeriggio di mercoledì, intorno alle 16, è venuta a mancare nella sua abitazione di Sambucheto, a Montecassiano, Rita Papini. Fatale una malattia, aveva 74 anni. La donna, non vedente, era molto conosciuta dalla comunità in quanto per molti anni ha svolto il lavoro di centralinista presso l'ospedale civile di Macerata. Le esequie avranno luogo venerdì 16 dicembre, alle ore 10, nella chiesa parrocchiale di Santa Teresa del Bambin Gesù, a Sambucheto.
Una donna è morta in un incendio divampato nella sua abitazione, al piano terra di una palazzina a Matelica, in via Circonvallazione. La tragedia si è consumata questa notte, intorno all'una.
La squadra dei vigili del fuoco di Camerino, unitamente ai colleghi provenienti dal distaccamento di Fabriano è immediatamente accorsa sul posto una volta ricevuto l'allarme. A chiamare i soccorsi è stata la figlia della signora deceduta, una ottantenne, che abita al piano superiore dello stabile, dopo aver notato del fumo provenire dall'appartamento della madre.
L'incendio è partito da una termocoperta, in camera da letto. I pompieri hanno provveduto allo spegnimento delle fiamme, evitandone il propagarsi all’intero appartamento.
A seguito dell’evento i sanitari del 118 non hanno potuto fare altro che accertare il decesso dell'anziana che vi abitava. I vigili del fuoco hanno successivamente messo in sicurezza l'area dell'intervento, non rilevando danni strutturali nella palazzina. Sul posto anche i carabinieri.
Il sindaco di Matelica Massimo Baldini e tutta l’amministrazione comunale, in una nota, porgono "le più sentite condoglianze ai familiari colpiti da questa tremenda tragedia".
Perde il controllo dell'auto che si ribalta e finisce fuori dalla sede stradale. L'incidente è avvenuto, intorno alle 18:45, in contrada Valcerasa, nel territorio comunale di Treia. Per cause in corso di accertamento da parte delle forze dell'ordine, un uomo, alla guida della propria auto, ha perso il controllo del veicolo che è poi uscito fuori dalla carreggiata.
Una volta scattato l'allarme sono accorsi sul posto i mezzi di soccorso del 118 e dei vigili del fuoco. Il conducente dell'auto è stato estratto dalle lamiere e successivamente affidato alle cure dei sanitari. Le condizioni dell'uomo non desterebbero, tuttavia, particolari preoccupazioni. Nessun altro veicolo è stato coinvolto nel sinistro.
Cede il muro di contenimento: furgone si ribalta. L’incidente si è verificato, nel primo pomeriggio, in via Fellonica, nel territorio comunale di Osimo.
Lanciato l’allarme sono accorsi sul posto i mezzi dei vigili del fuoco e del 118. La squadra dei pompieri del locale distaccamento, congiuntamente al personale di Ancona, ha provveduto alla messa in sicurezza dell'area dell'intervento. Nessuna grave conseguenza per il conducente del mezzo che è stato curato sul posto dai sanitari.
Per riposizionare il furgone rimasto in bilico su una fiancata lungo la carreggiata, è stato necessario l'ausilio di un'autogru, che ha sollevato il mezzo, riposizionandolo sulle ruote.
Un caccia Eurofighter dell’aeronautica militare è precipitato nel tardo pomeriggio di ieri a nord di Marsala mentre faceva rientro a Trapani dopo un’esercitazione . Era sparito dai radar della torre di controllo interrompendo il contatto. Nella notte è stato recuperato il corpo del pilota, il capitano Fabio Antonio Altruda: 33 anni, di Caserta in forza al 37mo Stormo di Trapani, aveva all'attivo centinaia di ore di volo effettuate anche in operazioni fuori dai confini nazionali in attività di air policing Nato.
Il 37esimo Stormo è uno dei reparti dell’Aeronautica Militare che assicura la sorveglianza e la difesa dello spazio aereo nazionale grazie a un sistema di radar, velivoli e sistemi missilistici, integrato sin dal tempo di pace con quelli degli altri paesi appartenenti alla Nato.
In un primo momento sembrava che il pilota si fosse lanciato dall' aereo pochi attimi prima dello schianto e si fosse salvato. Successivamente la notizia è stata smentita e purtroppo è giunta la comunicazione del rinvenimento del corpo senza vita del giovane capitano all'interno del velivolo nell'alveo di un fiume.
Non è stato ancora possibile stabilire l’esatta dinamica dell’accaduto, maggiori dettagli si avranno dopo il recupero della scatola nera del caccia. A quanto noto sino ad ora, sembra che dal velivolo non sia stato lanciato nessun allarme.
La procura di Trapani è al lavoro per chiarire le cause dell'incidente. Le ipotesi avanzate in queste ore sono state diverse, dall’esplosione in volo al malore del pilota. Una telecamera di sorveglianza di un’abitazione della zona ha ripreso lo schianto dell’Eurofighter, il video è stato acquisito dai pm.
Nelle immagini si vede chiaramente il bagliore dell’esplosione in aria del caccia, che volava insieme a un altro velivolo, rientrato regolarmente alla base. Anche l’Aeronautica Militare ha annunciato l’avvio di un’indagine di sicurezza del volo sull’episodio.
Sulla pagina Facebook dell’Aeronautica Militare sono stati migliaia i messaggi di stima, affetto per il capitano, di grande dolore per la sua perdita e di vicinanza alla famiglia ed ai colleghi del giovanissimo pilota . “Cieli blu” è il saluto dell’Aeronautica e dei colleghi di Fabio che lo ricordano con una foto in cui il capitano, sorridente, è ai comandi del suo Eurofighter.
Scontro tra due mezzi pesanti: muoiono entrambi i conducenti. L’incidente dal tragico esito si è verificato, intorno alle 15:30 di ieri, lungo l’A14 sul tratto tra San Benedetto e Grottammare, direzione Pescara, all’interno della galleria Montesecco.
Per cause in corso di accertamento, due camion sono entrati in collisione per poi rimanere incastrati tra di loro in un groviglio di lamiere. Uno dei due autisti è morto poco dopo, mentre il secondo si è spento 24 ore più tardi.
L'incidente è avvenuto in corrispondenza della coda formatasi a causa di un precedente incidente al km 307, "dove era presente uno scambio di carreggiata per un cantiere correttamente installato e segnalato" precisa Autostrade per l'Italia.
Uno dei due mezzi era in coda, nella corsia di marcia, quando l'altro lo ha violentemente tamponato da dietro: l'autista di quest'ultimo, un uomo di 61 anni di Monteprandone, è morto sul colpo. L'autista dell'altro camion si è spento questa mattina: si tratta di un uomo di 51 anni di Castelfidardo.
Sul posto erano presenti polizia, vigili del fuoco del distaccamento di San Benedetto e sanitari del 118. Ai rilievi per l'esatta ricostruzione di quanto avvenuto procede la polizia stradale.
Il tratto Grottammare-San Benedetto del Tronto è rimasto chiuso per circa due ore, in direzione Pescara, con la formazione di chilometri di coda in entrambe le direzioni. Il traffico diretto a sud, in uscita a Grottammare con rientro a San Benedetto si è riversato sulla SS16, creando ulteriori disagi. Alla riapertura del tratto, si sono registrate file per 6 chilometri in entrambe le direzioni.
Era il 14 dicembre 2021, esattamente un anno fa, quando Liliana Resinovich, 63 anni, ex dipendente della Regione, è scomparsa dalla sua casa di Trieste dove viveva con il marito Sebastiano Visintin; non ha portato con se cellulare, né soldi né documenti.
Quella mattina Liliana, per tutti Lilli, avrebbe dovuto incontrare un amico, Claudio Sterpin, ma non si presentò mai all'appuntamento. Gli scrisse un messaggio per avvisarlo che avrebbe tardato perché doveva passare in un negozio di telefoni, negozio dove però non risulta essere mai stata.
Il suo corpo venne ritrovato il 5 gennaio nel parco dell'ex ospedale psichiatrico di Trieste, a poca distanza dalla sua abitazione, avvolto in due sacchi neri da spazzatura, la testa chiusa in due buste di plastica, un cordino attorno alla gola. Omicidio o suicidio? Ad oggi nessuna risposta certa è stata data a questo quesito.
La tesi del suicidio. la tesi più plausibile per Procura. Secondo la consulenza disposta dalla Procura, il decesso sarebbe sopraggiunto per “morte asfittica in spazio confinato, senza importanti legature o emorragie presenti al collo”. Risalirebbe "a 48-60 ore circa prima del rinvenimento del cadavere stesso". “Il cadavere non presenta lesioni traumatiche possibili causa o concausa di morte, con assenza per esempio di solchi e/o emorragie al collo, con assenza di lesioni da difesa, con vesti del tutto integre e normalmente indossate senza chiara evidenza di azione di terzi”.
Dunque per gli inquirenti Lilli si è tolta la vita legandosi in testa due sacchetti di plastica ed è morta per asfissia poco prima che il suo corpo venisse ritrovato. Ma se le cose stanno così, dove ha trascorso i 20 giorni intercorsi tra la scomparsa e il ritrovamento del suo corpo, mentre erano state già attivate le ricerche? Come mai gli indumenti che indossava al momento del ritrovamento sono gli stessi con cui è uscita da casa parecchi giorni prima? Possibile che Lilli non sia stata avvistata da nessuno in quel periodo, né ripresa da una delle molte telecamere di videosorveglianza della città?
La tesi dell’omicidio. Per il fratello di Lilli, Sergio Resinovich, e per le persone che le erano vicine, la strada del suicidio non è quella giusta da percorrere. La verità sostenuta nella perizia incaricata dalla Procura, "è una verità di plastica", che "non convince me e i miei familiari" ha detto Sergio. Nel referto autoptico effettuato dopo il ritrovamento del cadavere erano stati segnalati dal medico legale alcuni segni sul volto della donna, cui i consulenti della Procura non avrebbero dato la giusta rilevanza.
Segni che, secondo l'avvocato Nicodemo Gentile, presidente dell’associazione “Penelope” e avvocato del fratello della vittima, sarebbero invece da valorizzare come tracce di una colluttazione: Liliana potrebbe essere stata "intercettata, accompagnata o comunque sorpresa da una visita da parte di qualcuno che la ben conosceva. Da qui si sarebbe sviluppata un'accesa discussione, Liliana sarebbe stata percossa e strattonata", forse ha subìto un'occlusione delle vie respiratorie, magari con una sciarpa, un cappello o un giubbotto, "che ha determinato uno scompenso cardiaco".
Negli ultimi giorni sono stati risentiti dagli investigatori il marito di Lilli, Sebastiano, Claudio Sterpin, 82 anni, l'amico della 63enne che fin dall'inizio ha sempre raccontato: “ lei voleva rifarsi una vita con me”. Dal canto suo Sebastiano ha più volte dichiarato di non essere a conoscenza del legame così profondo che univa la moglie all’amico Claudio. E laddove Claudio parla di una crisi matrimoniale importante, Sebastiano nega ed ha sempre negato tale circostanza. L’unica certezza su tali aspetti deriva dagli accertamenti effettuati sui telefoni: Liliana cercava informazioni su internet su “come divorziare senza avvocato”. C’è poi quell’ultimo messaggio, inviato da Lilli all’amico Claudio poche ore prima di scomparire: “In relax pensando a te amore mio”.
L indagine sulla vita emotiva e sull’aspetto personologico di Liliana sono molto importanti, come in tutti i casi in cui ci si trova di fronte ad una morte sospetta. Il dato scientifico deve necessariamente essere letto integrandolo con una valutazione globale di ogni aspetto della vita della vittima.
Ad oggi probabilmente non si è fatto tutto in questa direzione, ed è’ molto probabile che la procura di Trieste stia per concludere le indagini e la direzione, salvo colpi di scena, sia quella dell’archiviazione per suicidio, cui verosimilmente si opporrà il fratello della vittima.
Incidente allo svincolo di Sforzacosta della Superstrada "Val di Chienti”. Lo scontro è avvenuto alle 10 circa della mattinata di oggi. Per cause ancora in fase di accertamento, tre auto sono entrate in collisione all'uscita della superstrada.
Non si registrano feriti, ma solamente disagi alla circolazione stradale. Sul posto è intervenuta la polizia stradale per direzionare il traffico e svolgere i rilievi di rito. Si viaggia a una sola corsia in attesa del completamento delle operazioni di soccorso.
(Foto di Giammario Scodanibbio)