Cronaca

Tragedia a Milano, muore a 23 anni il marchigiano Cristian Mandolesi: tutte le ipotesi al vaglio

Tragedia a Milano, muore a 23 anni il marchigiano Cristian Mandolesi: tutte le ipotesi al vaglio

Cristian Mandolesi, 23 anni, originario di Porto Sant’Elpidio, è morto a Milano mentre si trovava a casa di amici dove era arrivato nei giorni precedenti. Le cause del decesso restano al momento avvolte dal mistero e non viene esclusa alcuna ipotesi, dal malore improvviso alle conseguenze di un incidente stradale avvenuto mentre era in auto con un amico, fino alla possibilità di un’overdose. Per fare piena luce sull’accaduto è stata disposta l’autopsia, che dovrebbe essere effettuata tra oggi e domani, prima del rientro della salma nel Fermano. Secondo quanto ricostruito finora, il giovane era arrivato a Milano nel fine settimana in treno e ad attenderlo in stazione c’era un amico, uno dei numerosi contatti che Cristian aveva nel capoluogo lombardo. La tragedia si è consumata la mattina successiva, domenica scorsa, quando il 23enne non si è più svegliato. I soccorsi sono stati chiamati immediatamente, ma ogni tentativo di rianimazione si è rivelato inutile e per il ragazzo non c’è stato nulla da fare. Sul posto sono intervenute anche le forze dell’ordine, che hanno informato i familiari e avviato tutti gli accertamenti di rito, compresa la perquisizione dell’appartamento in cui si trovava il giovane. In attesa dei risultati dell’esame autoptico, gli investigatori mantengono aperte tutte le piste per chiarire le circostanze della morte.

04/12/2025 12:00
Tod’s e inchiesta caporalato: decisione rinviata a febbraio mentre si allargano le indagini

Tod’s e inchiesta caporalato: decisione rinviata a febbraio mentre si allargano le indagini

Tod’s ha chiesto al giudice per le indagini preliminari di rinviare la decisione sulla richiesta della procura di Milano di sospendere per sei mesi le attività di pubblicità e marketing dell’azienda. Il procedimento coinvolge tre manager di vertice accusati di caporalato. Il gip ha accolto l’istanza del gruppo, sulla base dell’impegno dichiarato a intervenire lungo l’intera filiera dei subfornitori per rafforzare sicurezza e legalità. La nuova udienza è fissata per il 23 febbraio. Parallelamente l’inchiesta coordinata dal pm Paolo Storari continua ad ampliarsi e ha raggiunto anche il distretto di Scandicci, dove sono emerse ulteriori e più gravi situazioni di sfruttamento, con opifici cinesi che impiegherebbero lavoratori pakistani. Nel documento inviato al gip di Milano, Tod’s sottolinea di disporre già di una mappatura completa degli appaltatori e subappaltatori e di aver autonomamente rilevato la necessità di dotarsi di un sistema informatico per la gestione dell’albo. L’azienda ricorda inoltre che la società di certificazione Bureau Veritas effettua circa 30 ispezioni l’anno, comprese visite non annunciate presso appaltatori e subappaltatori. Tod’s afferma di aver preso atto degli elementi emersi dalle verifiche della procura e ribadisce la ferma volontà di fare tutto il possibile per garantire sicurezza e dignità del lavoro, evidenziando come sia in corso una revisione complessiva della supply chain. In una nota diffusa ieri, il gruppo invita il procuratore Storari a visitare l’azienda per conoscere direttamente la realtà produttiva e le condizioni dei lavoratori. Tod’s sottolinea che esistono molte realtà virtuose e che sarà fondamentale un confronto nelle sedi opportune per affrontare un problema che, se gestito in modo inadeguato e senza una visione ampia, rischia di mettere in difficoltà una parte rilevante del mondo del lavoro italiano. Nella nota viene inoltre ribadito che i valori del Made in Italy e la sua reputazione internazionale rappresentano un patrimonio da difendere e valorizzare. Secondo l’inchiesta, però, la filiera si reggerebbe anche sul lavoro, spesso irregolare, di manodopera straniera. Le indagini, partite dalla Lombardia e poi estese alle Marche, hanno ora raggiunto l’area di Scandicci, dove sono stati interessati sette laboratori di proprietà di cittadini cinesi. In uno di questi opifici sarebbero stati sfruttati anche lavoratori pakistani, delineando una catena di caporalato che colpisce i soggetti più vulnerabili. Tra le testimonianze agli atti figura quella di un pakistano di 34 anni ascoltato dal Nucleo di tutela del lavoro di Milano il 18 novembre. L’uomo ha raccontato di essere arrivato a piedi passando da Trieste dopo aver pagato circa 8mila euro in Pakistan, di lavorare troppe ore al giorno e di essere costretto ad accettare quelle condizioni per poter vivere e inviare denaro alla famiglia. L’opificio accusato di caporalato, che farebbe parte della filiera Tod’s, è la Bag Group di Carmignano, dove sono stati trovati lavoratori cinesi e pakistani impiegati per circa 12 ore al giorno, sabato compreso, per 1.300 euro mensili in nero. Gli straordinari non sarebbero retribuiti, la pausa pranzo durerebbe tra 10 e 20 minuti e non risulterebbero né formazione né controlli medici. Numerose deposizioni confermano un quadro di sfruttamento sostanzialmente identico.In questo quadro si inserisce anche l’ampliamento delle verifiche della procura di Milano su altri 13 grandi gruppi della moda, finiti a loro volta sotto la lente degli inquirenti. Su mandato del pm Paolo Storari, i carabinieri del Nucleo tutela lavoro hanno acquisito nelle sedi aziendali la documentazione relativa ai controlli su sicurezza e legalità lungo le filieredi marchi come Missoni, Off White Operating, Adidas Italy, Yves Saint Laurent Manifatture, Givenchy Italia, Ferragamo, Versace, Gucci, Pinko, Prada, Coccinelle, Dolce&Gabbana e Alexander McQueen. Dagli accertamenti è emerso in più casi l’uso di manodopera cinese in condizioni di grave sfruttamento, con lavoratori sottopagati, privi di tutele e spesso irregolari. Le società dovranno ora consegnare contratti, organigrammi, verbali societari, sistemi di controllo interno, elenchi fornitori e bilanci, sulla base dei quali la procura valuterà se chiedere un’amministrazione giudiziaria o contestare direttamente il reato di caporalato. Le indagini, che hanno già portato al commissariamento di alcuni brand in passato, confermano la volontà degli inquirenti di fare piena luce sulle filiere degli appalti e subappalti del settore moda.

04/12/2025 11:49
Femminicidio a Pianello Vallesina: 49enne uccisa in casa, il marito è ricercato. Era già stato arrestato

Femminicidio a Pianello Vallesina: 49enne uccisa in casa, il marito è ricercato. Era già stato arrestato

È stata trovata morta nella sua abitazione di Pianello Vallesina, nel comune di Monte Roberto, Sadjide Muslija, 49 anni, di origini macedoni. A far scattare l’allarme, nella tarda mattinata di oggi, è stata la sua assenza dal lavoro: una mancata presenza che, considerando il difficile quadro familiare, ha subito destato preoccupazione. Quando i carabinieri e il personale del 118 sono arrivati in via Garibaldi, hanno trovato la chiave ancora inserita nella serratura. Entrati nell’abitazione, la donna è stata rinvenuta senza vita in camera da letto, con gravi lesioni al volto, compatibili con colpi inferti con un oggetto contundente. Secondo i primi accertamenti, l’omicidio risalirebbe alla notte scorsa. Le ricerche si concentrano sul marito, Nazif Muslija, 50 anni, connazionale della vittima, che risulta irreperibile. L’uomo è fortemente sospettato del delitto. Non è la prima volta che i carabinieri intervengono per la coppia: secondo quanto emerso, la donna aveva più volte denunciato maltrattamenti nel corso dell’ultimo anno, raccontando di subire violenze fisiche da circa due anni. Uno degli episodi più gravi risale allo scorso aprile, quando l’uomo aveva sfondato con un’ascia la porta della camera da letto, costringendo la moglie a fuggire dai vicini. Prima di quell’aggressione, le aveva distrutto il cellulare e l’aveva minacciata di morte urlando: “Questa sera ti ammazzo”, accusandola di un presunto tradimento. Dopo averla cercata inutilmente, si era diretto verso l’abitazione dell’uomo che riteneva coinvolto, danneggiandone la porta d’ingresso. Solo l’intervento dei carabinieri aveva posto fine a quella escalation. L’uomo era stato arrestato e, qualche mese più tardi, a luglio, aveva patteggiato una pena. Nonostante il passato turbolento, i due erano tornati a convivere. Oggi, la loro casa è diventata il luogo dell’ennesima tragedia. Gli investigatori stanno ricostruendo minuziosamente gli ultimi movimenti della coppia, mentre prosegue la caccia al marito, ritenuto la persona più vicina al delitto. 

03/12/2025 16:20
Auto precipita in una scarpata per 100 metri: due anziani deceduti sul colpo

Auto precipita in una scarpata per 100 metri: due anziani deceduti sul colpo

Tragedia nella tarda mattinata di oggi nella frazione Cervara, nel territorio comunale di Ascoli Piceno. Poco prima delle 13 un’auto è uscita di strada ed è precipitata in una scarpata profonda circa cento metri. A bordo del veicolo viaggiavano due persone anziane, un uomo e una donna, che sono state sbalzate fuori dall’abitacolo. Per entrambi non c’è stato nulla da fare: i due sono deceduti sul colpo. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco della sede centrale, impegnati nelle complesse operazioni di messa in sicurezza della vettura, ancora instabile lungo il pendio, per evitare che potesse scivolare ulteriormente verso il basso. Contestualmente è stata avviata una perlustrazione dell’area per escludere la presenza di altre persone coinvolte nell’incidente. Le cause della drammatica fuoriuscita di strada sono ancora in corso di accertamento.  Aggiornamento ore 17:00 Concluse le operazioni di recupero dei due anziani deceduti dopo essere finiti con l’auto in una scarpata di circa cento metri in una zona particolarmente impervia della frazione di Cervara. L’intervento è stato portato a termine con l’ausilio del Drago 158 alzatosi dal reparto volo dei vigili del fuoco di Pescara. Esclusa la presenza di altre persone coinvolte.

03/12/2025 16:19
Civitanova, aggressione e oltraggio alle forze dell'ordine: in manette un 52enne

Civitanova, aggressione e oltraggio alle forze dell'ordine: in manette un 52enne

 I Carabinieri della Stazione di Civitanova Marche hanno messo fine alla latitanza, rintracciando e traendo in arresto un cittadino albanese di 52 anni, già noto alle forze dell’ordine. L’uomo, sebbene residente a San Severino Marche, dimorava stabilmente nella cittadina rivierasca. Il provvedimento è stato eseguito in ottemperanza a un ordine di carcerazione emesso dal Tribunale di Macerata. La condanna definitiva a carico del 52enne è relativa ai reati di “resistenza, lesioni e oltraggio a pubblico ufficiale”, commessi a San Severino Marche nel dicembre del 2022. In virtù del provvedimento restrittivo, l'uomo dovrà espiare una pena di dieci mesi di reclusione. Dopo essere stato rintracciato e accompagnato presso gli uffici del Comando Stazione di Civitanova Marche per le formalità di rito, il 52enne è stato trasferito presso la Casa Circondariale di Fermo, dove è stato messo a disposizione dell’autorità Giudiziaria mandante.

03/12/2025 14:20
Rapina, truffa e maltrattamenti in famiglia: arrestato un 34enne a Macerata

Rapina, truffa e maltrattamenti in famiglia: arrestato un 34enne a Macerata

MACERATA - Un pluripregiudicato di 34 anni, operaio originario della Toscana ma residente in città, è finito in manette ieri pomeriggio, 2 dicembre, grazie all'intervento dei poliziotti della Squadra Mobile della questura di Macerata. L'arresto è avvenuto nell’ambito dei servizi di prevenzione e repressione dei reati predatori. Gli agenti hanno proceduto al controllo del soggetto, scoprendo che a suo carico pendeva un grave provvedimento: un ordine di esecuzione in carcere e di pene concorrenti, emesso dall’Ufficio Esecuzioni Penali della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia. L’uomo, già noto alle forze dell'ordine per reati contro la persona e il patrimonio, è stato immediatamente condotto in Questura per gli accertamenti foto dattiloscopici di rito. Il provvedimento restrittivo è scaturito dalla sua responsabilità in una serie di reati commessi tra il 2011 e il 2013, che includono episodi di rapina, truffa, maltrattamenti in famiglia e lesioni. Al termine delle formalità di rito, l'operaio 34enne è stato tradotto presso la Casa di Reclusione di Fermo, dove dovrà scontare una pena definitiva di 3 anni e 7 mesi di reclusione.

03/12/2025 13:00
Affitti in nero, scoperti redditi non dichiarati per oltre 111mila euro: operazione della Finanza a Camerino

Affitti in nero, scoperti redditi non dichiarati per oltre 111mila euro: operazione della Finanza a Camerino

Una vasta operazione della Guardia di Finanza della Tenenza di Camerino ha portato alla luce un articolato sistema di locazioni in nero e comodati d'uso gratuito fittizi, con la conseguente contestazione di 111.504 euro di redditi fondiari non dichiarati. L’attività ispettiva è stata avviata dopo l’analisi delle banche dati in uso al Corpo, dalle quali è emersa la posizione di un proprietario di numerosi immobili che aveva registrato diversi contratti di comodato gratuito. Una situazione fin da subito ritenuta sospetta dai finanzieri, poiché tra i comodatari - quasi tutti cittadini stranieri - e il proprietario non risultava alcun legame di parentela o altre circostanze tali da giustificare l'utilizzo gratuito delle abitazioni. Secondo gli investigatori, l’operazione appariva "irragionevole, antieconomica, irreale e immotivata", inducendo i militari ad approfondire il caso. Gli elementi raccolti, definiti "gravi, precisi e concordanti", hanno permesso di stabilire che i comodati erano in realtà locazioni simulate, utilizzate per occultare i redditi provenienti dagli affitti. Le verifiche hanno inoltre interessato altri immobili formalmente coperti da contratti di locazione regolari: anche in questi casi è emerso che i documenti erano stati registrati solo in un secondo momento, e per un periodo inferiore rispetto alla reale occupazione degli immobili. Attraverso la ricostruzione analitica e l'applicazione della presunzione prevista dall'articolo 41-ter del D.P.R. 600/1973 - che considera esistente un rapporto di locazione anche nei quattro anni precedenti in caso di omessa registrazione - i finanzieri hanno determinato l’ammontare dei redditi non dichiarati, assumendo come base il 10% del valore catastale dei fabbricati. Dalle verifiche è emerso inoltre che il proprietario aveva omesso di presentare la dichiarazione dei redditi in alcune annualità e, in altre, aveva presentato una dichiarazione infedele, riportando esclusivamente i compensi da lavoro dipendente e omettendo quelli derivanti dalle locazioni. L’operazione si inserisce nell’ambito del più ampio piano di controlli disposto dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Macerata, volto a contrastare sistematicamente le locazioni in nero e i cosiddetti "comodati simulati", fenomeni che danneggiano l’erario e alterano il mercato immobiliare regolare.

02/12/2025 11:50
Potenza Picena, auto contro un albero: ragazza in ospedale per accertamenti

Potenza Picena, auto contro un albero: ragazza in ospedale per accertamenti

POTENZA PICENA - Auto finisce contro un albero: necessario l'intervento dei vigili del fuoco. È quanto avvenuto poco dopo le 17:00, in contrada San Girio. Ancora in corso di accertamento le cause del sinistro.  Alla guida c’era una ragazza, rimasta bloccata nell’abitacolo dopo l’impatto. La squadra del distaccamento di Civitanova Marche dei vigili del fuoco, insieme al personale del 118, è riuscita a estrarre la conducente e a consegnarla ai sanitari, che l’hanno poi trasferita in ospedale per ulteriori verifiche. Le sue condizioni non sono gravi. Sul posto è intervenuta anche la polizia locale, impegnata nei rilievi necessari a ricostruire la dinamica dell’incidente.

01/12/2025 18:40
Valfornace, procede a zig-zag con la bici e rifiuta l'etilometro: denunciato 30enne

Valfornace, procede a zig-zag con la bici e rifiuta l'etilometro: denunciato 30enne

Intensificazione dei servizi di controllo del territorio nel fine settimana da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Macerata. A Valfornace, un posto di controllo dei Carabinieri della Stazione di Serravalle di Chienti ha intercettato un ciclista che, alla guida di una bicicletta, eseguiva manovre pericolose e procedeva a “zig-zag”.  Fermato il mezzo, i militari hanno notato chiari segni di ebbrezza alcolica nel 30enne di nazionalità rumena alla guida. Nonostante le ripetute richieste di sottoporsi all'accertamento etilometrico, il giovane ha opposto un netto rifiuto. Per tale comportamento, il 30enne è stato denunciato in stato di libertà all’autorità giudiziaria.

01/12/2025 13:18
Trovata ubriaca al volante dopo un incidente a Pollenza: 38enne denunciata e patente ritirata

Trovata ubriaca al volante dopo un incidente a Pollenza: 38enne denunciata e patente ritirata

Intensificazione dei servizi di controllo del territorio nel fine settimana da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Macerata. I controlli, svolti in sinergia dalle Compagnie dipendenti, hanno interessato in particolare gli orari serali e notturni, con numerosi posti di blocco lungo le principali arterie della provincia. Un episodio di rilievo si è verificato a Pollenza, dove i militari della Sezione Radiomobile della Compagnia di Macerata sono intervenuti per i rilievi di un sinistro stradale tra due vetture. La conducente di uno dei mezzi, una donna di 38 anni residente a Macerata e già nota alle forze dell’ordine, è stata sottoposta all'accertamento etilometrico. L'esito è stato significativo: la donna è risultata avere un tasso alcolemico pari a 1,95 g/l, quasi quattro volte il limite consentito. Per lei è scattata immediatamente la denuncia all’autorità giudiziaria per guida in stato di ebbrezza, oltre al ritiro della patente e al sequestro del veicolo. Sempre nell’ambito dei controlli, a Civitanova Marche, i Carabinieri della locale Stazione hanno rintracciato e tratto in arresto una 59enne del posto, anche lei già nota alle Forze dell’Ordine. La donna è stata colpita da un ordine di carcerazione emesso dalla Corte di Appello di Roma. La condanna riguarda il reato di bancarotta fraudolenta, commesso nella Capitale nel 2018. La 59enne dovrà espiare una pena residua di 4 anni e 6 mesi di reclusione. Dopo le formalità di rito, è stata tradotta presso la Casa Circondariale di Pesaro a disposizione dell’autorità giudiziaria.      

01/12/2025 13:10
Investe un pedone sulle strisce e scappa: 30enne rintracciato e denunciato

Investe un pedone sulle strisce e scappa: 30enne rintracciato e denunciato

Un episodio di omissione di soccorso si è verificato nei giorni scorsi lungo la Statale Adriatica a Porto Sant'Elpidio, risolto in breve tempo grazie al lavoro investigativo dei Carabinieri.  Un uomo di 67 anni, residente fuori provincia, è stato investito mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. L'impatto con l'auto è stato violento e il pedone è stato immediatamente soccorso dal 118, venendo trasportato in codice rosso al pronto soccorso dell'ospedale di Fermo. L'aspetto più allarmante della vicenda è stata la condotta dell'automobilista, un uomo di circa 30 anni, che dopo l'investimento si è allontanato dal luogo dell'incidente senza prestare la dovuta assistenza.  I Carabinieri hanno avviato immediatamente le indagini, le quali si sono avvalse in modo cruciale dei sistemi di videosorveglianza pubblici e privati e dei dispositivi OCR (Optical Character Recognition) di lettura targhe diffusi sul territorio. La meticolosa analisi dei filmati e dei dati ha permesso di ricostruire il percorso dell'auto pirata, anche grazie al rinvenimento sul luogo dell'impatto di pezzi riconducibili alla vettura danneggiata.  In breve tempo, il 30enne, residente nel luogo, è stato identificato e rintracciato presso la sua abitazione. Dovrà ora rispondere del reato di omissione di soccorso. L'episodio si inserisce in un quadro di controlli sulla sicurezza stradale intensificati da parte dei Carabinieri del comando provinciale. Nel corso delle verifiche, sono state denunciate altre tre persone per guida sotto l'effetto di sostanze stupefacenti o in stato di ebrezza. È il caso di un 42enne di origini rumene sorpreso anch'egli lungo la Statale Adriatica a Porto Sant'Elpidio (Fermo) alla guida con un tasso alcolico elevatissimo, pari a ben 2,90 g/l, un valore che supera di quasi sei volte il limite legale.   

01/12/2025 12:25
Civitanova: esce per buttare la spazzatura, donna muore in strada dopo un malore

Civitanova: esce per buttare la spazzatura, donna muore in strada dopo un malore

È uscita di casa per gettare il sacchetto dell’umido e non ha più fatto ritorno. Una 87enne di Civitanova è stata stroncata da un malore questa mattina mentre rientrava verso la sua abitazione di via Baracca. Erano circa le 7.30 quando la donna ha lasciato il marito in casa per raggiungere i bidoni dei rifiuti. Dopo aver depositato il sacchetto, ha percorso pochi metri per tornare indietro, ma si è improvvisamente sentita male. Ha fatto in tempo ad avvicinarsi al portone prima di accasciarsi a terra. Alcuni passanti si sono accorti dell’emergenza e hanno chiamato i soccorsi. La Croce Verde di Civitanova è arrivata rapidamente, ma per l’anziana non c’era già più nulla da fare. Per gli accertamenti di rito è intervenuta anche una volante del commissariato di Civitanova.

30/11/2025 16:00
Sarnano, finiscono in un canalone mentre inseguono un cinghiale: salvati due cani da caccia

Sarnano, finiscono in un canalone mentre inseguono un cinghiale: salvati due cani da caccia

Intervento complesso nel pomeriggio di ieri per i vigili del fuoco, chiamati alle 17:30 circa in località Gianpereto, nel comune di Sarnano, per il recupero di due cani da caccia in difficoltà. Gli animali, lanciatisi all’inseguimento di un cinghiale, sono finiti in un canalone particolarmente impervio. Neve e ghiaccio hanno poi reso impossibile la risalita autonoma, costringendo il proprietario a chiedere aiuto. Sul posto è intervenuta la squadra dei vigili del fuoco di Tolentino, che ha raggiunto l’area con mezzi 4x4. I soccorritori si sono calati nel canalone utilizzando tecniche SAF (Speleo Alpino Fluviale), riuscendo a recuperare entrambi i cani e a metterli in sicurezza nonostante le condizioni del terreno. Una volta riportati a valle, gli animali sono stati consegnati al loro proprietario, spaventati ma in buone condizioni. L’intervento si è concluso positivamente grazie alla rapidità e alla professionalità delle squadre del Comando provinciale dei vigili del fuoco di Macerata.

30/11/2025 09:40
Cane rimane intrappolato in un tombino interrato: intervengono i Vigili del fuoco

Cane rimane intrappolato in un tombino interrato: intervengono i Vigili del fuoco

OSIMO - Un inatteso incidente ha richiesto l’intervento dei Vigili del fuoco nel primo pomeriggio di oggi, per soccorrere un cane finito in una situazione di pericolo. La squadra del distaccamento di Osimo è intervenuta poco dopo le ore 13:00 per un salvataggio insolito: un cane era rimasto incastrato all'interno di un tombino interrato a circa mezzo metro di profondità. Grazie alla prontezza e alla competenza della squadra, i Vigili del fuoco sono riusciti a individuare con precisione la posizione dell’animale e hanno subito effettuato uno scavo mirato intorno al tombino per liberarlo. L'operazione si è conclusa con successo e a lieto fine: il cane è stato estratto incolume ed è stato immediatamente riaffidato al proprietario, che era presente sul posto. 

29/11/2025 16:15
L'enigma di Sarnano 45 anni dopo, la Procura rispolvera il giallo Rothschild: omicidio o morte bianca?

L'enigma di Sarnano 45 anni dopo, la Procura rispolvera il giallo Rothschild: omicidio o morte bianca?

Sarnano, 1980 Sono trascorsi esattamente quarantacinque anni da quel 30 novembre del 1980, quando Sarnano si era svegliata coperta da una spessa coltre bianca che, oltre ad ammantare i comignoli e i sanpietrini di un paesino a 539 metri sul livello del mare, celò, forse per sempre, la soluzione di un mistero ancora oggi rimasto irrisolto: la morte di Gabriella Guerin e di Jeannette Bishop May. Chi vive in queste zone lo sa, che le prime nevi possono iniziare ad affacciarsi già durante la fine dell’autunno, prima che il freddo rigoroso dell’inverno cominci a dettare i ritmi delle piccole realtà arroccate sulle pendici dei Sibillini. Si tratta di nevicate passeggere, a cui quella gente è abituata: si continua ad andare al lavoro, nel peggiore dei casi a piedi, le scuole restano aperte, e la vita di tutti i giorni prosegue indisturbata. Giorgio Tassi, fotografo, scrittore e conoscitore delle cime sibilline che tante volte ha immortalato con la sua macchina fotografica, conserva il ricordo di quegli eventi con la lucidità di chi li ha vissuti indirettamente, di chi è rimasto ad ascoltare e ad osservare lo svolgimento di una vicenda oscura, tutt’altro che limpida: una storia il cui finale è stato dissolto, a poco a poco, insieme a quella cortina di neve caduta nella notte tra il 29 e il 30 novembre del 1980: “A quell’epoca avevo 15 anni e rammento perfettamente lo scalpore che suscitò questa storia, perché la scomparsa di qualcuno era un fatto estremamente anomalo da queste parti. Ho un ricordo vividissimo del 29 novembre, impresso nella mente come una fotografia: una coperta scurissima di nubi che, vista dal paese, si appoggiava sulle montagne rotolando giù per i pendii, sospinta da un fronte caldo. Il fronte caldo, si sa, anticipa sempre quello freddo, e infatti quella notte ci fu una nevicata indimenticabile. La mattina successiva, che era una domenica, andai a fare sci di fondo a Garulla. Il clima era totalmente cambiato: da nord veniva un vento freddissimo, al punto da non riuscire più a sentire un lato del viso per il gelo. Nevicò fino a tarda sera, e poi nei giorni seguenti: dovettero chiudere le scuole per 6-7 giorni”. Il ricordo di quel periodo, però, è ancora vivido nella memoria collettiva di una comunità avvezza alla calma piatta del tipico paesino in cui “non succede mai niente”, non soltanto per lo spettacolo bianco che si ritrovò davanti al risveglio, quanto per il rapido susseguirsi di eventi così torbidi e inspiegabili da non riuscire a passare del tutto inosservati. Non senza prima aver fatto un po’ di rumore. Chi erano Jeannette Bishop May “Rothschild” e Gabriella Guerin La scomparsa della Bishop e della Guerin nella notte tra il 29 e il 30 novembre del 1980 è stato un fatto di cronaca nera dalla portata internazionale, sia per le origini britanniche di colei che, negli anni seguenti, ha dato il nome a quello che è stato ricordato nell’immaginario collettivo, ma anche nei titoli delle più importanti testate giornalistiche come “Il caso de Rothschild”, sia perché, proprio come si evince dal cognome con cui volle continuare a firmarsi anche dopo la fine del suo precedente matrimonio, si trattava proprio dell’ex moglie del rampollo di una delle più conosciute - e potenti - famiglie dell’alta finanza mondiale. Sembra infatti che Jeannette Bishop, nonostante si fosse risposata con Stephen May - dirigente della catena di magazzini “John Lewis” -, avesse voluto continuare ad utilizzare il cognome del suo ex marito, il barone Evelyn Rothschild, proprio perché si trattava di un lasciapassare per moltissimi ambienti di élite, compreso quello dell’antiquariato - un settore di nicchia e piuttosto pericoloso, pullulante di ladri di opere d’arte e di malavitosi interessati a ripulire il denaro sporco attraverso la compravendita di esemplari di valore. Per muoversi con facilità in quel mondo, occorreva avere le conoscenze giuste, i contatti giusti e, soprattutto, il nome giusto. I Rothschild non hanno certo bisogno di presentazioni: banchieri di origine ebraica aschenazita, sono stanziati in diverse zone dell’Europa, compreso il Regno Unito, dove hanno ottenuto l’elevazione alla nobiltà con il titolo della baronia. Stando ad alcune “teorie del complotto”, la loro egemonia sarebbe addirittura così incontrastata da poter essere annoverati a giusto titolo tra i cosiddetti “poteri forti”, quelli che nascostamente decreterebbero a tavolino le sorti del mondo. Gabriella Guerin era italiana - friulana, per essere precisi -, e negli anni Sessanta si era trasferita in Inghilterra insieme al marito, in cerca di fortuna. Lì aveva conosciuto Jeannette, che era ancora una Rothschild a tutti gli effetti, e aveva iniziato a lavorare per lei come cuoca. Ma quella tra le due donne, più che un rapporto tra titolare e dipendente, era una vera e propria amicizia. Verso la fine degli anni Settanta, quando Gabriella rimase vedova e con due figli da crescere, la Bishop le chiese di farle da interprete durante i lavori di ristrutturazione di una casa acquistata in Italia: di fronte a questa nuova opportunità, la donna decise di non tirarsi indietro. Il giallo dei Sibillini: l'antefatto La casa in questione era quella in località Schito, a Sarnano. L’entroterra delle Marche è spesso meta di stranieri interessati all’acquisto di rustici troppo grandi o troppo costosi per la gente del posto: non è raro scoprire, nelle zone più panoramiche e isolate, lussuose ville decontestualizzate dal paesaggio, con tanto di piscina e alte siepi a coprire la proprietà dagli sguardi indiscreti. Schito, però, non rientra di certo tra le frazioni più gettonate per compravendite di questo genere. Si tratta di una località che sorge fuori dal centro abitato, un piccolo agglomerato di case al di sotto della strada provinciale. È una zona rurale, umida e nascosta. La casa scelta da Jeannette nel 1978 si trovava ancora più in basso di questo abitato, proseguendo su quel sentiero. Perciò, quando nel novembre del 1980 era tornata a Sarnano per controllare l’andamento dei lavori di ristrutturazione condotti dal geometra Nazzareno Venanzi, frequentava già da tempo quelle zone. Le due donne avevano annunciato allo stesso Venanzi di voler fare una gita in montagna nel pomeriggio e durante la giornata del 29 novembre furono avvistate da diversi testimoni. Secondo le dichiarazioni di chi le ha viste con certezza e di chi, invece, sostiene di aver riconosciuto la loro auto - la famosa Peugeot 104 nera targata Siena -, sarebbero salite verso Sassotetto per poi ridiscendere in paese circa due o tre volte nell’arco di poche ore. È vero, alcuni dei testimoni potrebbero essere stati suggestionati dal clamore mediatico di quei giorni e dal desiderio di dare una mano, ma è comunque assai insolito che due donne poco abituate ad escursioni “estreme” abbiano deciso di avventurarsi verso la montagna dalle 17.00 del pomeriggio (l’ora in cui furono viste, per l’ultima volta, di fronte all’albergo “Ai Pini”, dove alloggiavano) in poi: si può immaginare che, quando arrivarono a destinazione, il sole fosse già sceso oltre le cime. Per di più, l’aria si stava facendo gelida, preannunciando l’arrivo della neve. Sta di fatto che la loro automobile fu trovata solo il 19 dicembre. Stazionava a circa 1400 metri di altitudine, completamente sommersa dalla neve, nella zona di Fonte Trocca, non molto distante dal rifugio per pastori che prende il nome di casa Galloppa, dove furono trovate stoviglie sporche e i resti di un fuoco. Sotto le ruote della Peugeot, nulla: era evidente che il veicolo fosse stato parcheggiato prima dell’inizio della bufera. Ma allora, perché mai non tornare indietro? Che si sia trattato, come ha ipotizzato il giornalista Fabio Sanvitale, di un’avventura tra amiche finita in tragedia? I corpi di Jeannette e di Gabriella, o quello che ne restava, saranno rinvenuti più di un anno dopo, il 27 gennaio del 1982, in un boschetto che sorge indisturbato lungo il corso del Rio Bagno, nella frazione di Podalla (comune di Fiastra). Le ipotesi, allora, furono molteplici: dalla morte bianca, avvenuta per assideramento, a quella del sequestro finito male. La pista dell’antiquariato Il caso fu archiviato nel 1982, poi riaperto, e infine chiuso con una sentenza, quella del 1989, che però non escluse l’ipotesi del duplice omicidio. La mancanza di prove o, forse, la presenza di una sovrabbondanza spropositata di eventi che sembrano sfiorare e talvolta incastrarsi quasi perfettamente con la scomparsa delle due donne, ha fatto sì che le acque si confondessero ancora di più. Tra questi, il furto avvenuto alla casa d’aste Christie’s, con sede in Piazza Navona, a Roma, consumatosi nella notte tra il 30 novembre e il 1° dicembre del 1980. Il 6 dicembre, esattamente una settimana dopo la scomparsa, un misterioso telegramma fu recapitato presso l’albergo Ai Pini: era indirizzato a Jeannette May e le dava indicazioni per un appuntamento presso via Tito Livio 3, appartamento 130. Il mittente si firmava come “Roland”. Telegrammi dal contenuto simile erano stati inviati anche al direttore della casa d’aste Christie’s e ai familiari di Valerio Ciocchetti - imprenditore del marmo rapito il 3 dicembre e trovato morto nel Tevere solo qualche mese più tardi -, rispettivamente il 3 e l’8 dicembre. Il nome che compariva alla fine di ogni messaggio era familiare, ma mai lo stesso: Roland, o Rodrigo, o Myrna de Cespedes Rodriguez. Il minuzioso lavoro di qualcuno che, avendo notato la risonanza mediatica della scomparsa di Jeannette, era interessato a focalizzare l’attenzione delle indagini sul furto di Christie’s, o un elemento chiave nella risoluzione del caso? Ancora oggi, non ci è dato saperlo. Le indicazioni fornite nei telegrammi conducevano tutte allo stesso indirizzo, a Roma, dove si scoprì essere situato il residence La Ginestra. L’interno 3 dell’edificio - dettaglio che non veniva specificato nel telegramma indirizzato alla Bishop, ma solo negli altri due - corrispondeva all’appartamento del direttore del residence, tale Oioli: direttore che, a quanto pare, in passato aveva lavorato anche a Sarnano, nell’hotel Hermitage, dove la stessa Jeannette aveva occasionalmente pernottato. Il mondo è piccolo, si sa. Durante le indagini dell’epoca, emerse anche un nome che fece la sua fugace comparsa in questa storia, giusto il tempo di un paio di brevi interrogatori di routine, per poi dissolversi insieme a moltissimi altri fatti che parvero irrilevanti agli inquirenti di allora. Si tratta di Giorgio Cefis, figlio dell’ex presidente della Montedison e del presunto fondatore della loggia massonica P2, Eugenio Cefis. L’uccisione di Roberto Calvi, a seguito del “crack” del Banco Ambrosiano, l’assassinio di Sergio Vaccari (personaggio tutt’altro che limpido legato al mondo dell’antiquariato, e non solo), lo IOR (Istituto per le Opere di Religione) di Marcinkus, le strane dinamiche di quegli anni collegate alle ingerenze della massoneria e dei servizi segreti negli eventi che hanno scritto la storia del nostro Paese nel quadro della guerra fredda, la ramificazione della criminalità organizzata come strumento esecutorio di quelle stesse macchinazioni: tutti questi elementi, oltre a rendere la vicenda ancora più intricata e insondabile, non fanno altro che accrescere la consapevolezza che “il caso de Rothschild” è un mistero inesorabilmente destinato a rimanere tale. Un caso ancora aperto La riapertura delle indagini dello scorso anno sembra aver risvegliato l’interesse della stampa e degli appassionati della cronaca nera. La domanda è una, ed è forte e insistente: perché mai scomodarsi, di nuovo, per un caso di più di quarant’anni fa? “Con questa iniziativa della Procura di Macerata, si fa sempre più strada l’ipotesi che non sia stato un caso di morte bianca, ma che sotto possa esserci qualcosa di più” - ha affermato Francesco Torresi, autore del libro “Il mistero de Rothschild - La verità dietro al Giallo dei Sibillini” - .“Purtroppo, si è persa la possibilità di chiarire dal principio i legami con gli avvenimenti più loschi di quel periodo storico. Bisognava dissipare quelle nebbie sin da subito, per dimostrare che le due donne fossero morte assiderate, e non assassinate. Sono domande che ormai ci poniamo da 45 anni e che forse sono destinate a non trovare mai una risposta. Personalmente, tendo a non propendere per nessuna delle due tesi: la sentenza del 1989 è una verità giudiziaria e ci dice chiaramente che non è possibile escludere l’ipotesi del duplice omicidio, né quella della morte bianca. Per quanti elementi io abbia trovato nel corso delle mie ricerche, devo riconoscere che ancora oggi non ho alcuna certezza sulla risoluzione di questo giallo. Il mio intento è quello di raccontarne gli avvicendamenti, affinché ognuno, sulla base di ciò che legge, possa farsi un’idea più chiara e lucida rispetto a chi è emotivamente coinvolto nel caso”. L’ex capo della squadra mobile di Macerata, Giorgio Iacobone, ha da sempre seguito la vicenda con l’interesse di chi, in quel 1980, c’era: “Personalmente, sono più incline a sostenere la tesi della morte bianca. A quel tempo lavoravo a Macerata e facevo parte dell'allora Ufficio Politico. Ricordo che, quando uscì fuori il fatto che si trattava dell’ex moglie di un Rothschild, ci fu un certo clamore e dovetti accompagnare sul posto il console inglese competente per le Marche. Le ragioni per cui in molti ritengono che possa trattarsi di un reato sono molteplici, ma credo che possano essere scardinate a una a una. Prima di tutto, ha sollevato qualche dubbio il fatto che le due donne siano andate a Sassotetto proprio nel momento in cui si prevedeva una bufera di neve. Grazie alla testimonianza del geometra Venanzi, però, sappiamo che questa passeggiata rientrava nei loro programmi. Poi, restano alcuni interrogativi su come siano rimaste intrappolate in questa bufera di neve e sulla loro permanenza a casa Galloppa: ci si chiede perché abbiano deciso di uscire dal rifugio nonostante fosse impossibile, con tutta quella neve, farsi strada fino a un centro abitato. Dal mio punto di vista, però, è piuttosto plausibile che l’eccezionalità della situazione abbia spinto le due donne a gesta disperate, dettate dall’istinto di sopravvivenza e da quell’adrenalina che sopraggiunge in ognuno di noi nelle condizioni più estreme”. Sta di fatto che lo scorso anno la Procura di Macerata ha deciso di rispolverare i fascicoli di un caso già chiuso da decenni, e che iniziative di questo genere non vengono prese per caso: qualcosa, nel frattempo, deve essersi mosso. Si vocifera di una confessione fatta da qualcuno sul letto di morte, ma nulla di confermato. I testimoni sono stati interrogati, di nuovo, a distanza di 45 anni dalla prima volta; il tempo, si sa, può giocare brutti scherzi e la probabilità che qualcuno di loro abbia perso la nitidezza di quei ricordi è molto alta. Nei giorni scorsi, inoltre, è trapelata la notizia di una intercettazione dalla quale emergerebbe una omertà concordata in caserma tra alcuni ex cantonieri che avrebbero dovuto essere sentiti dai carabinieri. Intanto gli anni passano, le tracce si cancellano, la gente dimentica - chi non dimentica, se non altro, finge di averlo fatto per evitare ulteriori grattacapi. Resta una sola certezza: l’enigmatica morte di due donne scomparse in una notte di bufera e ritrovate, mesi dopo, quando di loro non rimaneva quasi più nulla. Si dice che tutto ciò che si nasconde sotto la neve, prima o poi, viene svelato: il sole la scioglie a poco a poco, lasciando che le cose si mostrino di nuovo per ciò che erano. Che valga anche per i casi irrisolti?

29/11/2025 12:29
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