Un sisma che ha ucciso e che continua a farlo: 15 suicidi in due anni
Un sisma che ha ucciso e continua a farlo. È di pochi giorni fa, dello scorso 22 novembre, l'ultimo suicidio, il quindicesimo, che ha uno stretto legame col terremoto e la devastazione che ha lasciato dietro di sè.
È purtroppo l’uomo settantanovenne trovato impiccato nella sua casa inagibile "alle Cervare" il suicida numero 15 nella storia del post-terremoto. Infatti da quel maledetto 2016, sono numerosissimi i terremotati che hanno iniziato a soffrire di una nuova malattia, la sindrome depressiva post-sisma, una malattia di cui non si ha memoria nel terremoto che colpì le stesse zone nel 1996, forse (dicono gli anziani delle montagne) perché nessuno fino al 2016 li aveva mai allontanati dalle loro case, dai loro luoghi, dalla loro storia.
Neanche quel maledetto terremoto del 1996 che tanti danni aveva fatto, e che aveva costretto gli sfollati in alloggi alternativi ma vicini alla loro vita, al loro posti. Ed è proprio la lontananza, sembra, il doversi costringere in posti con clima, tradizioni, modi di vita estremamente diversi rispetto la propria storia, il non avere piu i punti di ritrovo, gli amici, le tradizioni e perché no, l’orticello dove prendere il buon cibo, gli animali da custodire, la legna per l’inverno, la causa di queste morti.
Un popolo tenace il nostro, che inizialmente ha sopportato la stranezza pur tentando sempre di riavvicinarsi al proprio mondo, senza poterlo fare e senza aver rassicurazioni e che proprio la totale assenza di rassicurazioni, l’incapacità a darsi dei termini, la mancanza di prospettiva e di speranze, la perdita della dignità, si sta piegando a questa patologia infima, il malessere interiore chiamata sindrome depressiva. E così in quindici, ad oggi, si sono tolti volontariamente la vita non gia per la perdita del passato ma per la totale assenza di un futuro dignitoso.
Basta cercare nelle vecchie notizie o direttamente in internet per trovarli: l'anziano 79enne ritrovato impiccato nella cantina della sua casa inagibile di Macerata e ritrovato grazie all’esperienza dei Carabinieri di Macerata, l’uomo di 56 anni gettatosi dal terzo piano nella casa al mare dove era “provvisoriamente alloggiato” da due anni, dopo non essere riuscito a poter ricostruire la sua casa ed i suoi tre B&B distrutti dal terremoto, l’allevatore di 58 anni di fiastra suicidatosi per non riuscire ad ottenere una stalla per i suoi animale che erano la sua vita (nel terremoto aveva perso casa e stalla), il sessantenne di Collecreta che si tolse la vita nella sua casa inagibile, l’anziano di 79 anni suicidatosi nel giardino della casa crollata a Colmurano, dove era tornato appositamente, il giovane papà di 38 anni, che si è tolto la vita lasciando due figli
Chiunque abbia avuto un contatto con le realtà terremotate sa che l’unica sensazione forte che si sente è l’abbandono, così come sottolineato dagli psicologi e dalle associazioni di sostegno, ma non è piu notizia, non desta piu interesse. Diceva Mario, di una delle tante frazioni del comune di Visso “Mio nipote sta a Milano, e lì a chi chiedi, ti dice che quaggiù è tutto sistemato, che è tutto a posto, sennò lo diria la televisione”, ed infatti in Italia in pochi sanno davvero in che condizioni ancora versano i terremotati e le zone colpite, un disinteresse ed un muro burocratico che spaventa e sembra invalicabile… tanto da convincere alcuni che non c’è piu speranza.
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