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Cronaca Ancona

Preside aggredita da baby gang e costretta a rifugiarsi in banca: quando il bullismo cambia forma

Preside aggredita da baby gang e costretta a rifugiarsi in banca: quando il bullismo cambia forma

La preside di un liceo classico di Ancona ha raccontato ancora scioccata l’episodio accadutole nel pomeriggio di lunedì, in piazza Roma, nella città dorica, mentre si apprestava ad uscire da una banca dove aveva fatto alcune commissioni: un nutrito gruppo di adolescenti l'avrebbe riconosciuta; al grido “quella è la preside del classico”. La dirigente scolastica avrebbe, quindi, rimproverato una ragazzina del gruppo per il contegno poco educato.

La reazione dei bulli è stata immediata: volgarità, provocazioni, urla di sfida, minacce alla malcapitata che non ha potuto fare altro se non rientrare nella banca da cui era uscita per proteggersi, mentre chiedeva l’intervento del 112.

Ancona, come molte altre città di tutta Italia, non è nuova a questi episodi. "C’è bisogno di una educazione emotiva, fatta di molto cervello e anche di cuore" scriveva solo pochi giorni fa sulla propria pagina Facebook "ACBS – Associazione Vittime Contro il Bullismo scolastico", associazione no profit sorta con l’intento di prevenire e contrastare la diffusione del bullismo, attraverso l’ascolto delle vittime e la sensibilizzazione a livello nazionale su questi temi, anche con l’organizzazione di eventi di divulgazione e formazione.

Quando parliamo di bullismo pensiamo alle prepotenze messe in atto da un ragazzino, “il bullo” o un gruppo di bulli nei confronti di un suo coetaneo, che causano alla vittima indicibile sofferenza e gravi danni psicofisici. L’episodio verificatosi lunedì riguarda un'ulteriore ed altrettanto grave forma di bullismo, consistente in minacce ed aggressioni proprio nei confronti dei docenti.

È inquietante vedere in costante aumento il numero di video in cui giovanissimi aggrediscono verbalmente, quando non anche fisicamente, i docenti, o i casi in cui pesanti insulti vengono rivolti agli insegnanti nelle chat di gruppo su Whatsapp. Non solo insegnanti: spesso anche le forze dell’ordine, gli autisti dell’autobus, i controllori del treno sono oggetto di tali gravi atteggiamenti.

Il problema secondo gli esperti è sociale: è venuto a mancare il concetto di rispetto, nei confronti di persone e ruoli. E allora quella “educazione emotiva fatta di molto cervello e anche di cuore” citata in apertura, potrebbe concretizzarsi su due fronti: da un lato insegnando al giovane le conseguenze a cui andrà certamente incontro, in primis giuridiche.

Dall’altro lato insegnando in famiglia, con l’esempio, il concetto di "rispetto", verso se stessi e verso gli altri, che dovrebbe essere valore fondante di ogni educazione ed elemento imprescindibile di ogni relazione sana. La prevenzione della violenza in ogni sua forma comincia ed è efficace quando, sin da piccoli, i bambini imparano a conoscere e obbedire alle regole e a riconoscere empaticamente l’altro ed il suo valore.

 

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