San Benedetto del Tronto. Si terrà oggi il processo d'appello per Santo Seminara, accusato di favoreggiamento e ricettazione: è l'ultimo capitolo giudiziario della tragedia che ha colpito la famiglia di Pietro Sarchiè, ucciso brutalmente nel 2014.
Era il 18 giugno quando Sarchiè, commerciante di pesce di San Benedetto del Tronto, venne ucciso a Sellano di Pioraco a 61 anni, per una questione di concorrenza tra venditori ambulanti.
Si trattò di una vera e propria esecuzione: poche ore dopo essere uscito di casa Pietro Sarchiè è stato fermato da Giuseppe Farina e dal figlio Salvatore: secondo le ricostruzioni l'uomo tentò di scappare, ma venne raggiunto da almeno sei colpi di pistola alle spalle, l'ultimo sparato alla nuca per giustiziarlo.
I killer hanno quindi dato fuoco al suo corpo e smontato i pezzi del suo furgone per impedirne il ritrovamento. Il corpo dell'uomo è stato trovato nei pressi di una chiesa diroccata nella Valle dei Grilli in provincia di Macerata. Per l'omicidio sono già stati condannati in via definitiva Giuseppe Farina e suo figlio Salvatore, rispettivamente all’ergastolo e a 20 di reclusione.
Per Seminara, la procura di Macerata ha presentato ricorso contro la sentenza che lo aveva condannato a tre anni e mezzo: da qui l'udienza d'appello di oggi: insieme alla procura hanno presentato ricorso i legali dei Sarchiè, Nicodemo Gentile e Alessia Modesti: "Tre anni e mezzo sono troppo pochi, ha contribuito a nascondere le tracce dell'omicidio". L'imputato invece, con gli avvocati Manuela Castani e Nicola Pandolfi rigetta le accuse e chiede l’assoluzione.
++ AGGIORNAMENTO 21 FEBBRAIO ++
L'imprenditore edile Santo Saminara, accusato di favoreggiamento nella vicenda dell'omicidio del venditore di pesce sambenedettese, è stato assolto.
(In foto Pietro Sarchié)
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