Omicidio Pamela. Verni: "Oseghale non ha timore di calunniare nessuno, anche i poliziotti penitenziari. Questo mina ulteriormente la sua attendibilità"
"Credo che oggi sia emerso il dato veramente importante: che Pamela non fosse una tossicodipendente. Penso sia stato ben inquadrato il suo quadro clinico: una persona a doppia diagnosi affetta da borderline grave che, come effetto secondario, dava la dipendenza da sostanza stupefacente - il commento dello zio di Pamela e legale della famiglia Mastropietro, Marco Valerio Verni -. Ciò che interessa ai fini della ricostruzione e della dinamica contestati all'imputato sono i tratti di questa patologia psichiatrica che Pamela aveva."
"Abbiamo appreso di Oseghale anche il fatto che non lesina calunnie nei confrtoni di nessuno: compresi i poliziotti penitenziari che ha accusato di averlo picchiato per fargli scrivere il foglietto famoso (quello in cui Oseghale scrisse "Desmond, via dei Velini 127", ndr.) - ha proseguito Verni -. Spero che la Procura agisca in questo senso e contesti il reato di calunnia a Oseghale per questo grave fatto: non bisogna lasciare gli agenti penitenziari in balia di questi pericoli, cioè che possano essere accusati falsamente di un reato infamante. Le nostre forze dell'ordine devono essere tutelate e spero che la Procura agista per calunnia nei confronti di Oseghale, per questo fatto che ne mina ulteriormente l'attendibilità e dimostra che l'imputato non ha timore di calunniare nessuno."
Oseghale riferì infatti che era stato percosso dalle guardie penitenziarie del carcere di Montacuto ad Ancona, una dichiarazione smentita dagli stessi agenti presenti in aula e dagli esami medici eseguiti sul corpo dell'imputato, dove non venne trovato con alcun tipo di lesione.
Per quanto riguarda gli aspetti tecnici affrontati durante la terza udienza "questi confermano in parte ciò che abbiamo sempre sostenuto. Inoltre i tabulati telefonici (deposizioni odierne, ndr.) confermano che non può essere esclusa la presenza di Lucky Desmond all'interno dell'appartamento in via Spalato ("dalle 11:47 alle 11:50 e dalle 14:07 alle 14:09", ndr.) - ha proseguito Verni -. Per gli aspetti medico legali e tossicologici ci riserviamo di aspettare i consulenti della Procura e quelli di parte."
Sono stati i consulenti della Procura Luca Russo e Daniele Pieroni, a deporre riguardo alle intercettazioni telefoniche dell'imputato. In base alle celle telefoniche, Oseghale si trovava in casa dalle 11:37 alle 13:45 e dalle 16:30 alle 17:49. Il cellulare di Oseghale sarebbe poi rimasto spento dalle 18:58 alle 22:08. Mezz'ora dopo Oseghale chiamò il taxista che lo accompagnò a Casette Verdini per gettare i trolley. Il 30 gennaio inoltre, come riferito sempre dai consulenti della Procura, l'ex compagna dell'imputato ha avuto contatti reiterati con lui e quel giorno inviò al nigeriano SMS e messaggi whatsapp chiamandolo "Falso, puttaniere" e parlava della presenza di una donna in casa, una "sfasciafamiglie", che aveva anche intravisto in una videochiamata.
In conclusione, in merito alle parole dello psichiatra della Comunità PARS che seguiva Pamela, Verni ha parlato di una deposizione "molto approssimativa. L'ultima volta che vide Pamela fu il 16 gennaio quindi non poteva avere la minima idea di come lei stava al momento dell'allontanamento, anche in virtù del fatto che Pamela cambiava umore da un momento all'altro. Anche il fatto che avesse avuto un rapporto sessuale all'interno della struttura (con un giovane di Napoli, come riportato dallo psichiatra, ndr.) ci lascia perplessi. Possibile che in una comunitò terapeutica possa accadere questo."
E sulla non presenza dell'ex compagna di Innocent Oseghale, Michela Pettinari, il legale della famiglia Mastropietro ha espresso la sua contrarietà. "Lei (Pettinati, ndr.) raccontò che il suo compagno era insieme ad altre persone nigeriane e oggi si è addirittura resa irripetibile e non verrà sentita come teste: questa non mi sembra una cosa normale."
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