Macerata, maxi frode fiscale e falsi corsi di formazione: denunciati tre imprenditori e un professionista
Macerata – Un’articolata operazione condotta dalla Guardia di Finanza del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Macerata ha portato alla luce un sistema di frode fiscale che ha coinvolto due imprese – una marchigiana e una romana – e ha permesso l’indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti per oltre 720.000 euro.
Le indagini, avviate nell’ambito di una normale attività di verifica fiscale nei confronti di una società del distretto calzaturiero maceratese, hanno rivelato un sofisticato schema criminoso volto alla creazione artificiosa di crediti fiscali attraverso l’uso di fatture false, contratti simulati e documentazione contraffatta relativa a corsi di formazione mai avvenuti.
In particolare, la società marchigiana aveva utilizzato i falsi crediti per abbattere i propri debiti tributari e contributivi, sfruttando il “Piano Nazionale Formazione 4.0”, che prevede incentivi per la formazione del personale. Tuttavia, l’attività investigativa – svolta anche con l’ausilio di specialisti in Computer Forensics & Data Analysis – ha dimostrato l’assoluta inesistenza dei corsi dichiarati e la falsità delle spese rendicontate.
Determinanti si sono rivelati i dati estratti dai dispositivi informatici aziendali e i falsi registri delle presenze e delle valutazioni didattiche. Anche il consulente fiscale della società beneficiaria è stato segnalato per concorso nel reato, avendo suggerito l’attuazione dello stratagemma in funzione del vantaggio fiscale ottenibile, pur essendo a conoscenza dell’inesistenza dei corsi.
Al termine delle indagini, i rappresentanti legali delle imprese coinvolte sono stati denunciati per emissione e utilizzo di fatture false e per indebita compensazione di crediti d’imposta inesistenti. Contestualmente, le imprese sono state segnalate per la responsabilità amministrativa degli enti, ai sensi del D.Lgs. 231/2001.
Nel frattempo, una delle aziende coinvolte ha avviato una procedura di ravvedimento operoso, versando all’Erario circa 600.000 euro per sanare l’irregolarità fiscale.
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