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Cronaca Macerata

Macerata, lo sfogo della titolare del Meet Bar: "Sono io a chiudere perché non mi fido di chi dovrebbe tutelarmi"

Macerata, lo sfogo della titolare del Meet Bar: "Sono io a chiudere perché non mi fido di chi dovrebbe tutelarmi"
“Ormai da 30 giorni a questa parte vengo letteralmente perseguitata dalla Polizia e dai Carabinieri sia in borghese sia in divisa. Un controllo ci può stare ma dato che nelle dodici perquisizioni che sono state fatte in questo mese nel mio locale non è stato trovato nulla e mi è stata contestata solo la mancata esposizione del cartello che vietasse il gioco delle carte, credo che stiamo parlando di una vera e propria azione persecutoria nei miei confronti”. Rebecca Raponi, titolare del Meet Bar in piazza Mazzini a Macerata, sequestrato ieri dai Carabinieri del capoluogo su disposizione del Questore Antonio Pignataro, dice la sua sulla vicenda che la vede coinvolta.

“Le forze dell’ordine parlano della famosa rissa avvenuta, secondo loro, nel mio locale, lo scorso 13 luglio: non è assolutamente vero e le telecamere della banca lo posso testimoniare perché hanno ripreso tutto. Oltre al fatto che questo tipo di controlli sono iniziati già molto tempo prima – prosegue la titolare del Meet Bar che rimarrà chiuso, a partire da ieri, per sette giorni -. Gli albanesi armati di coltello e bottiglie che hanno colpito un ragazzo di colore incensurato di certo non hanno preso l’alcol nel mio locale né tantomeno le bottiglie. Credo che non serva un matematico per capire che secondo il calcolo delle probabilità non sono normali 12 controlli in un mese”.

“Carabinieri e poliziotti sono passati in borghese disturbando la mia clientela e chiedendo agli avventori se avessero della droga: è questo un comportamento normale? – si chiede Raponi -. Dicono che do da bere ai minorenni: questo non è assolutamente vero. Nel verbale c’è scritto che sono stata trovata in compagnia di un pluripregiudicato: un’altra cosa falsa che rappresenta una vera e propria diffamazione nei confronti della mia persona. Non ho vizi, sono astemia, non fumo e non mi sono mai fatta una canna a 20 anni figuriamoci a 45.”

“L’unico motivo che riesco a trovare sul perché mi sia accaduto questo è dato dal fatto che, nell’ultimo periodo, alcuni ragazzi di colore, a mio avviso tranquillissimi, hanno iniziato a frequentare il Meet Bar – prosegue la titolare -. Sono persone che non mi hanno mai dato dei problemi ma più che altro io non sono una assistente sociale e non è mia competenza sapere se sono persone pregiudicate o meno. Durante le serate di Musicultura, le forze dell’ordine sono venute per un controllo con i cani antidroga, arrivando fino alla cucina, e non hanno trovato nulla. Visto il clima di intolleranza che regna in città la gente cosa deve pensare se ogni volta ci sono delle pattuglie della Polizia o dei Carabinieri davanti al mio locale?.”

“Credo che la motivazione della chiusura del mio bar sia puramente razziale – conclude Raponi -. Piazza Mazzini è la piazza dello Sferisterio e le persone di colore, secondo qualcuno, vanno escluse e ghettizzate; questo non è solo un mio pensiero ma il pensiero di tanti altri residenti del centro storico di Macerata che hanno espresso la loro solidarietà per ciò che mi è capitato. Alla fine, dopo questa vicenda, sono io stessa a dire che chiudo perché non mi fido più di chi dovrebbe tutelarmi."

 

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