La denuncia di Manuela Berardinelli: "I centri di accoglienza non sono prigioni!"
“Oggi, in data 18 novembre 2016 alle ore 18.00 circa mi sono recato presso il centro di accoglienza di Serrapetrona. Mi sono qualificato dopo essere stato accolto da alcune persone della Croce Rossa e della Protezione civile, le quali molto gentilmente mi hanno accompagnato dal responsabile del centro. Ho spiegato loro che, in qualità di collaboratore dell'associazione Alzheimer Uniti Italia, avrei voluto visitare le persone anziane per dare conforto ed informazioni. Mi è stato negato l’accesso ed il responsabile del centro mi ha ripetuto più volte che avrei potuto tranquillamente scrivere a chi di dovere per lamentarmi e per sottolineare il fatto ed è proprio questo che ho deciso di fare”. Questa è la sintesi di ciò che è accaduto ad un collaboratore di Alzheimer Uniti Italia. La denuncia arriva dalla presidente dell'Associazione Nazionale Alzheimer Uniti, Manuela Berardinelli. "Potrei dire che già dal giorno 30 ottobre quale rappresentante delle famiglie (nella zona del cratere si stimano circa 800 persone malate di demenza) la nostra Associazione si è attivata coinvolgendo Inrca, Regione, Asur, Ambiti, Cooss Marche, S.Stefano per promuovere iniziative concrete per dare risposte ad un dramma nel dramma che si sta consumando nelle varie tendopoli dei centri di accoglienza. Potrei dire" aggiunge Manuela Berardinelli "che abbiamo ricevute telefonate ed appelli continui, che ci siamo fatti promotori a livello Istituzionale per una task force che possa gestire l’emergenza sisma/demenza, che abbiamo messo a disposizione una linea telefonica h.24, che stiamo lavorando insieme ad Enti, Istituzioni, Società Scientifiche per stilare delle linee guida che possano dare indicazioni in situazioni come queste, che mercoledì mi incontrerò con Di Stanislao (Direttore Agenzia Sanitaria Regione Marche) per trovare una soluzione alle tante persone non deambulanti “ammucchiate” nelle Case di Riposo (che approfitto per ringraziare per la generosa accoglienza). Ma non dirò tutto quanto stiamo facendo e faremo, il punto non è questo…, la cosa gravissima è che qualcuno si prende la libertà di diventare carceriere di persone libere che sono ospitate in un centro. Forse avrei potuto capire se ci fossimo presentati alla tendopoli in 10 creando scompiglio e confusione, ma era una sola persona che voleva entrare per dare delle informazioni e mettersi a disposizione per aiutare chi è già fortemente penalizzato da una malattia e sta vivendo un doppio terremoto completamente abbandonato a se stesso. Con quale diritto si prendono in ostaggio delle persone?! Ma che stiamo ricostituendo dei campi di concentramento o prigioni?! Paradossalmente stiamo negando la vicinanza e la solidarietà a malati che più di chiunque avrebbero bisogno di un segno di tenerezza. Al di là che il nostro collaboratore voleva dare un’informazione rispetto a quanto stiamo mettendo a disposizione per aiutare le persone fragili ad affrontare questa emergenza, mi chiedo, se anche solo avesse voluto scambiare due parole di conforto, da quando i centri di accoglienza sono soggetti a permessi di visita da accordare stile carcere? Piccola nota: siamo stati nelle altre tendopoli della provincia ovunque accolti a braccia aperte come dovrebbe essere… Colgo l’occasione per ringraziare la Protezione Civile per quanto sta facendo all’interno dei centri di accoglienza, ribadendo il concetto che ho più volte espresso cioè che qualsiasi tipo di drammaticità si supera solo ed esclusivamente facendo squadra nel rispetto dei diversi ruoli e competenze. Non vogliamo delle scuse che ci sembrerebbero francamente una risposta burocratica, esigiamo invece che immediatamente non solo ci sia consentito di entrare nella tendopoli, ma che ci sia data assicurazione che episodi del genere non capiteranno più, nè in questo comune specifico nè in qualsiasi altra situazione analoga in tutto il Paese".
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