Inchiesta "Wet shoes": il presunto capo dell'associazione criminale non ha risposto al giudice
Nabil Gharsellaoui, il tunisino arrestato con l’accusa di essere a capo di una organizzazione criminale che faceva arrivare immigrati dal nord Africa, per poi metterli in regola con documenti falsi, ieri mattina si è avvalso della facoltà di non rispondere alle domande che il giudice gli ha posto in sede di interrogatorio di garanzia nel carcere di Montacuto.
Il giudice ha confermato per lui la misura cautelare della detenzione in carcere. Si terrà invece lunedì l’interrogatorio di Nabil Baazaoui, il connazionale che si era spostato a Ferrara dove tutt'ora si trova agli arresti domiciliari.
Il nordafricano aveva chiesto di tornare a Macerata, nel casolare dove aveva vissuto, e dove la polizia, con un blitz, martedì mattina aveva trovato altri clandestini che, secondo l'accusa, sarebbero arrivati tramite l'organizzazione di Gharsellaoui. Il casolare ora è sotto sequestro.
Oltre a loro, un altro tunisino era destinatario di una ordinanza di custodia cautelare in carcere, ma risulta, al momento, irreperibile.
L’inchiesta vede coinvolti 11 nordafricani e sei italiani che avrebbero fornito gli appoggi all’organizzazione.
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