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Cronaca Attualità Morrovalle

In fuga dalla guerra, il finanziere Marco è tornato in Italia: “Sono felice, ma penso a chi è rimasto in quell’inferno”

In fuga dalla guerra, il finanziere Marco è tornato in Italia: “Sono felice, ma penso a chi è rimasto in quell’inferno”

Ci è voluta una fitta rete di contatti – tra messaggi e chiamate - da Morrovalle all’Ucraina. Ci sono voluti tutta la speranza e il coraggio possibili per evitare i bombardamenti, proteggere i propri cari, portarli in salvo. E ci sono volute ancora 48 ore di viaggio, dopo tre settimane di bunker e traversate intorno ai grossi centri abitati.

Ma alla fine, Marco Fruscafinanziere di Ravenna di cui abbiamo raccontato e seguito la vicenda personale – ce l’ha fatta: è riuscito, insieme alla compagna Viktoriia, sua sorella e le nipotine, a salire sull’ultimo pullmino della Croce Rossa in transito per la città di Rivne. Questo prima che chiudessero anche lì ogni altra possibilità di fuga dalla guerra in maniera definitiva.

In attesa di poter riabbracciare gli zii, la cugina (Paolo, Rosita ed Elena, residenti nel Maceratese) e l’amica Tetyana (ucraina che dal ‘ 96 vive a Trodica) che lo hanno aiutato e sostenuto a distanza per farlo tornare a casa sano e salvo, Marco ci ha raccontato come ha vissuto le ultime ore di questo suo personale ‘viaggio della speranza’.

Marco, come sono state le tue prime ore di nuovo in Italia? Il viaggio è andato bene, per fortuna. Siamo partiti dalla città di Rivne giovedì scorso e abbiamo attraversato i confini di Slovenia, Ungheria e Romania per quasi due giorni interi. La sera di venerdì 11 marzo eravamo di nuovo a casa. Ora stiamo affrontando le pratiche burocratiche per l’accoglienza della mia compagna, della sorella e le bambine che sono tornate con me.

La tua vicenda ha attirato molti commenti. Alcuni, però, dubitano del fatto che tu ti sia mosso da Chernihiv, a nord dell’Ucraina, e ti sia spostato verso sud ovest prima di risalire e arrivare a Rivne. Chi non ha vissuto una simile esperienza non può capire, ed è un peccato che alcune persone cerchino una logica nelle dinamiche della guerra o nella fuga da essa. La paura di finire sotto le bombe l’ho vissuta sulla mia pelle: semplicemente ci si muove evitandole, battendo strade secondarie e lontane dalle grandi città.

Qual era la situazione quando sei partito? Nei tre giorni prima della partenza sembrava di trovarsi in un Paese tranquillo. Poi nel giro di poche ore, la guerra ha cominciato a raggiungere l’ovest dell’Ucraina: sono stati attaccati piccoli aeroporti, vicino a Leopoli e al confine Polacco.

Quindi è vero che l’invasione sta procedendo con una sorta di strategia di accerchiamento della capitale? Sì, i russi sono partiti dal nord est e sono arrivati al sud, bombardando negli ultimi giorni Odessa e Mariupol. Ora lanciano missili anche dal mare, per capirci.

Che idea ti sei fatto degli sviluppi futuri di questa guerra? Noi ci siamo semplicemente svegliati un giorno che era scoppiata una guerra: nessuno ci credeva. E nessuno ad oggi crede nemmeno che i negoziati risolveranno davvero la questione. Almeno finché Kiev non cadrà del tutto.

Si è discusso molto in questi ultimi giorni anche del ruolo dei nazionalisti ucraini. L’intero popolo ha scelto di seguire Zelensky: molti ucraini sono persino rientrati dall’Italia per andare a combattere. Avrebbero potuto rimanere al sicuro, e invece hanno risposto alla chiamata per difendere il loro Paese. Non si sottometteranno mai. L’Ucraina oggi è il Vietnam dell’Europa: la Russia se vuole conquistarla dovrà raderla al suolo.

Si potrà evitare secondo te? Credo che la Russia non vincerà questa guerra: Putin sta subendo duri colpi. Basti pensare che ha già perso quattro dei suoi generali più importanti.

E se dovesse ricorrere ad attacchi ancora più pesanti, come il nucleare? Sarebbe un suicidio. L’Occidente può rispondere in qualsiasi momento, ma significherebbe la fine del mondo.

Qual è stato il tuo ultimo pensiero prima di lasciare l’Ucraina? È stato per le povere donne e i bambini, costretti a rimanere lì nonostante i corridoi umanitari. I bombardamenti non si fermano mai, e loro non possono fuggire.

E il primo appena hai rimesso piede in Italia? Che ce l’avevo fatta davvero! Avrei voluto portare via da quell’inferno anche altre persone. Fortunatamente, sono riuscito a mettere in salvo le mie preziose compagne di viaggio.

 

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