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Il terremoto causa la diaspora delle suore di Sant'Angelo: la storia diventa un caso nazionale

Il terremoto causa la diaspora delle suore di Sant'Angelo: la storia diventa un caso nazionale

Diventa un caso nazionale la storia delle suore benedettine del monastero di Santa Maria delle Rose di Sant'Angelo in Pontano, costrette ad abbandonare il convento a causa del terremoto. Per loro, lo spostamento obbligato ha significato anche la fine della clausura. Il caso è finito oggi sulla prima pagina de "Il Giornale": "Il terremoto libera le suore di clausura". Nell'articolo interno, a firma di Emanuele Fontana, si racconta di come le 23 sorelle abbiano passato una notte all'aperto e di come poi la comunità sia stata sostanzialmente smembrata: alcune suore sono state trasferite a San Vincenzo in Volturno, quattro nella casa di un contadino su un terreno di proprietà del monastero. A Pescara è stata organizzata una raccolta di magliette per le suore rimaste senza casa.

Questa diaspora potrebbe significare la fine per la storica comunità delle benedettine di Sant'Angelo in Pontano che solo da qualche anno avevano trovato l'ingresso di diverse novizie grazie alle quali il convento continuava ad esistere. Come si legge nel sito delle suore "La nostra comunità qui a S. Angelo in Pontano è una comunità che ha ancora tanto bisogno di crescere dato che le monache solenni rimaste sono solo 8 e la maggior parte delle sorelle ha appena intrapreso i primi passi del cammino monastico!". Il terremoto ha drasticamente interrotto questa crescita.

LA STORIA

La fondazione del monastero benedettino di “S.Maria delle rose”, inizialmente un cenobio maschile, risale al 657 e, soltanto poco prima del 1400, fu destinato ad accogliere una comunità di monache.

Nel 1810, le leggi napoleoniche per il Regno italico ne decretarono la soppressione.

L’8 agosto del 1822 fu possibile ripristinare il monastero, ma lo attendeva un altro duro colpo, il 3 gennaio 1861, con il Decreto di Demanializzazione di tutte le Corporazioni degli Ordini Religiosi e dei Beni ecclesiastici.

Requisiti e venduti tutti i beni, alle monache fu concesso di restare nel proprio monastero fino al 21 aprile 1880, quando - venendo meno alle promesse - si ottenne un Decreto Ministeriale di espulsione. Le monache si rifugiarono presso una casa privata donata loro da un parente, ma col passare degli anni e l’aumento delle vocazioni fu necessario acquistare case adiacenti, che gradualmente furono collegate e ristrutturate per risultare adatte alla vita claustrale.

In seguito a queste vicende, anche la comunità di S.Angelo in Pontano ha conosciuto la grande crisi vocazionale post-Concilio e, dopo ben 40 anni senza nuovi ingressi, alle 7 anziane rimaste stava per giungere l’ordine di chiusura. I progetti del Signore, tuttavia, erano differenti! Verso la metà del 1994, infatti, l’arrivo della prima ragazza ha inaugurato un nuovo flusso di vocazioni, che non soltanto ha mantenuto in vita il monastero, aprendo una porta sul futuro, ma ha persino riproposto una situazione analoga a quella del secolo scorso e ha permesso inoltre di fondare un nuovo monastero in Olanda (ad Aalsmeer) dove attualmente vivono 13 consorelle e di andare in aiuto, dietro richiesta della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata, al monastero di San Pietro Apostolo di Ostuni  e al monastero di San Ruggero di Barletta.

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